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ERRORI DELL’ECUMENISMO

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Nell’ambito del “cristianesimo”, da un po’ di tempo a questa parte, è di gran moda il parlare “positivo”, ossia incoraggiare il prossimo ad avere una visione ottimistica della vita, volta al raggiungimento degli obiettivi che ci si prefissa con una leggerezza di spirito e di attitudine che prima non si possedeva. Di solito, il parlare “positivo” inietta nell’interlocutore una straordinaria dose di coraggio e di “carica”, per la quale tutto sembra più facile di quanto effettivamente sia.

Il parlare “positivo” reca, come molti altri aspetti della vita, un lato buono ed uno negativo: il lato negativo è messo da parte, mentre quello buono viene magnificato. Ma con quale risultato? Con il risultato che, alla lunga, quando si presentano taluni problemi – di cui non si è volutamente parlato a tempo debito –, si è impreparati ad affrontarli e superarli.

Questo tipo di linguaggio è assai diffuso nel movimento ecumenico, che tende a fare del cosiddetto “cristianesimo” un’immensa famiglia, nella quale le differenze vengono sottaciute. Si tende a magnificare solo ciò che “unisce”, dimenticando quello che “disunisce”. Cerchiamo di andare più a fondo nella questione.

 

L’ECUMENISMO

L’ecumenismo è il tentativo pacifico di unire i credenti in Cristo, nonostante le loro dichiarate e marcate differenze. In altre parole, unità nella diversità dottrinale. Non è difficile capire che, in realtà, si tratta della più atroce e diffusa menzogna circolante nella cristianità, giacché la realtà è ben altra, come vedremo.

Il cristiano secondo il N.T. non può credere all’ecumenismo propugnato oggi. Per il cristiano, l’unico ecumenismo valido è quello che prevede l’unità nella verità, che porta a essere davvero uniti per mezzo della sola Parola di Dio. Non esistono altre soluzioni. Il vero problema dell’ecumenismo è individuare quale sia e dove stia l’autorità per il credente: basta la Bibbia, cioè la Parola di Dio, oppure occorre volgersi a ciò che Dio non ha specificato, lasciando in tal caso la porta aperta ad ogni innovazione?

 

L’INGANNEVOLE LINGUAGGIO DELL’ECUMENISMO

L’ecumenismo ha una forza propria dichiarata: ricerca dell’unità a tutti i costi. Questa è la presunta positività dell’ecumenismo, che dà di sé un’immagine pacifica, come se ci trovassimo ancora nel giardino di Eden prima del peccato di Adamo ed Eva. La ricerca ossessiva dell’unità (nonostante le evidenti diversità) non vuole ostacoli o bastoni tra le ruote. Se qualcuno tenta d’impostare un discorso dottrinale, basato sulla Parola di Dio, allora si parla di “negatività”, di “atteggiamento poco costruttivo”, e così via.

 

TRISTI EFFETTI DEL PARLARE ECUMENICO

È evidente che, con il passare del tempo, questo modo di pensare, che si riflette poi nel modo di parlare e di porgere agli altri il vangelo di Gesù Cristo, lascerà segni assai pesanti nella vita del cristiano e delle Chiese. L’identità della Chiesa di Cristo verrà meno per lasciare il passo alle filosofie e al gusto degli uomini, che adatteranno la propria vita al mondo e non al Signore. La società si rivelerà più forte della Parola, in nome di una falsa soluzione di problemi assolutamente fondamentali per arrivare al Paradiso con il Signore.

 

CATTIVI RISULTATI DELL’ECUMENISMO

Abbiamo visto quanto falso e ingannevole si riveli il modo di parlare “positivo” tipico dell’ecumenismo, quale viene attualmente impostato dai rappresentanti delle confessioni religiose aderenti a questo movimento di pensiero. Ricordiamo ancora che l’ecumenismo cerca di risolvere i numerosi e profondi problemi che dividono la cristianità in nome dell’unità nella diversità, mentre la Scrittura parla di unità nella verità. Il parlare “positivo” significa, allora, imporre il proprio punto di vista, a scapito di una valutazione globale di tutte le componenti del cristianesimo. Tale mancata valutazione generale farà sì che le gravi questioni non affrontate onde evitare di “scandalizzare” l’altro, prima o dopo emergeranno distruggendo quel che si è tentato di costruire. Il parlare “positivo” tende a distruggere il parlare nella verità. Ciò è sbagliato. Il modo di parlare “positivo” degli ecumenici si è certo infiltrato nelle Chiese di Cristo, creando guai. Vediamone alcuni.

  • L’ERRORE NON VERRÀ CONDANNATO

«Guai a parlare dei problemi!» afferma il fautore del linguaggio “positivo”. Se così fosse, chi riuscirebbe più a salvare chi cade in errore? In questo caso, si contravviene a quanto Paolo comanda a Timoteo (2Tm 2:24-26; 4:1-4).

  • IL N.T. NON SARÀ PIÙ L’UNICO MODELLO DI AUTORITÀ

Se il cristiano e la Chiesa adattano la predicazione del Vangelo ai fratelli in errore, e non viceversa, allora il modello di autorità cui rifarsi sarà rappresentato dall’uomo e non dalla Parola di Dio (Ef 4:1-6; 2Tm3:16-17). I fratelli di Gesù non parleranno più come se stessero annunciando gli oracoli di Dio (1Pt 4:11).

  • ESEMPI INDEGNI SARANNO SEGUITI

Avere un approccio positivo non significa consentire al peccato e ai cattivi esempi che esso reca nella vita del credente (cfr. Gal 2:11-14; 2Gv 9- 11). Se così facessimo, accetteremmo proprio ciò che dobbiamo condannare nel santo nome di Cristo (1Cor 5; 2Ts 3:6; Ap 2:14-16).

  • SI CREERÀ UN AMBIENTE IN CUI LE DIFFERENZE NON VERRANNO DISCUSSE

Se non dovessimo mai parlare delle differenze tra ciò che l’uomo fa e ciò che la Parola di Dio dice che l’uomo debba fare – cioè, se non parlassimo del peccato –, sarebbe del tutto inutile:

1) essere cristiani;

2) parlare di ravvedimento (il quale implica la chiara differenza rispetto a quello che si era prima di conoscere il Cristo; cfr. At 8:18-22; Gc 5:19-20);

3) esortare alla perseveranza nella verità. Perché sussista vera comunione, le differenze vanno affrontate e risolte soltanto alla luce della Bibbia (At 15:1ss; 17:11-12).

  • SI SPALANCHERÀ LA PORTA AI COMPROMESSI E AD OGNI DOTTRINA

Si pensi a cosa accadrebbe se non si dovesse più parlare di differenze tra l’uomo e Dio, tra la Parola di Dio e la dottrina umana, tra la verità e le tradizioni … Le chiese diventerebbero non solo un’immensa fabbrica di nuove dottrine, ma anche una pericolosissima fonte di errore. Ma, per il cristiano secondo il Nuovo Patto, non deve essere così. Infatti, bisogna chiudere la porta ad ogni tipo di compromesso e ad ogni falsa dottrina (Gal 5:9; 2Tm 3:13). Il dono più straordinario che Dio abbia concesso al genere umano è la libertà in Cristo (Gv 8:31-32): essa esige che si diventi schiavi solo di lui, e mai di alcun uomo (Gal 1:10). Alla comunione eterna si potrà giungere non con il compromesso, ma solo attraverso la fede in Cristo e la pratica della sua Parola. Accanto al dono divino della libertà, che è poi schiavitù in Cristo, deve giacere il bellissimo segno dell’identità in lui. I cristiani secondo il N.T. devono sempre sforzarsi allo scopo di non perdere mai questa identità.

 

Arrigo Corazza