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L’IBRIDO MOSTRUOSO E IL PECCATO

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«Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge» di Dio (1Gv 3:4).

 

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Sotto l’aspetto religioso, ci sono due grandi assenti nella società italiana contemporanea: da un lato, la Bibbia; dall’altro, il peccato. Bibbia e peccato sono direttamente collegati l’uno all’altro: secondo l’ottica della Bibbia (in specie il N.T. per quanto riguarda il cristiano), è la Bibbia stessa a dirci che cos’è il peccato. Il peccato non è quello che noi pensiamo sia, ma ciò che la Bibbia afferma essere tale. Dio dice una cosa, l’uomo tutt’altro, se non il contrario. Questo braccio di ferro (se così si vuole plasticamente dire) dura dal tempo di Adamo ed Eva. I quali, volenti o nolenti, non hanno considerato il punto di vista del loro Creatore in ordine a ciò che era giusto fare o non fare. Per l’uomo contano soltanto i suoi desideri; l’uomo ama il suo “io” più di Dio. 

Nella società italiana contemporanea, largamente secolarizzata nonostante il millenario tradizionalismo cattolico che vi regna, si sono formate (e si stanno portando avanti) alcune idee di fondo. Esse sono semplici e chiare: la prima è che non c’è più un peccatore secondo la Bibbia (infatti, chi la conosce al punto tale di dire: «questo è peccato!»?); la seconda è che tutto ciò che conta è non danneggiare il prossimo – «fa’ pure quello che vuoi ma non danneggiare gli altri».

A questo punto, occorre introdurre il terzo grande assente in questo tragico quadro: Dio. È spettacolare la fine che è stata fatta fare qui in Italia a Dio, a Cristo, allo Spirito Santo (non parlo del Banco di Santo Spirito [1606-1992] che è tutt’altra cosa), alla chiesa di cui parla il N.T. C’è il Dio della Bibbia, il Cristo della Bibbia e lo Spirito Santo della Bibbia: poi c’è il dio dell’uomo che è l’uomo stesso, il quale fa e disfa, dice e non dice, secondo ogni generazione che si sussegue. Dell’uomo restano invariati, in tutte le generazioni che passano, l’amore per la primazia, l’egoismo, l’arroganza, l’orgoglio, il desiderio di violenza (e non di pace) e via di questo passo. Quelli si ritrovano sempre.

In Italia, l’uomo, che è scaltrissimo, ha creato vari sistemi religiosi. Quello che dura maggiormente, da un punto di vista temporale, è il cattolicesimo apostolico romano, che ha schiantato tutti gli altri. Oggi resiste l’ateismo (a suo modo, un atteggiamento religioso, con il suo pensiero e i suoi riti), che talvolta si fonde mirabilmente (occorre riconoscerlo) con il cattolicesimo stesso: sicché molti Italiani sono credenti cattolici atei e non praticanti. Quest’ibrido mostruoso (che solo gli Italiani sono stati in grado di creare) si dà una svegliata unicamente quando ode il fischio del prete che lo riporta all’ordine delle tradizioni. Ecco, allora, lo sciamare degli atei non praticanti a matrimoni, battesimi, comunioni, feste di Pasqua e Natale, funerali … Tutto ciò è straordinariamente intelligente, ben costruito, conseguente (una parte tira l’altra, dal battesimo al funerale). Non è da Dio, però. E questo fa la differenza, ai fini del giudizio finale eterno. Hai voglia, in quel momento, ad invocare le tradizioni! Non ci sarà più nulla da fare.

In Italia, l’uomo, che è scaltrissimo, ha creato addirittura un’intrusione nelle cose soprannaturali, che, notoriamente, sono (ancora) prerogativa di Dio, dando vita a una gradazione del peccato senza precedenti: il peccato mortale e quello veniale. I preti si sono appropriati la gestione del peccato quaggiù e, non paghi di ciò, si sono avventati pieni di brama anche sul lassù. Nascono l’inferno, il purgatorio e il paradiso cattolico (il limbo non è mai stata una dottrina ufficiale del cattolicesimo). A circa settecento anni dalla codificazione dantesca nella Divina Commedia, questa ripartizione regna ancora, ma solo ufficialmente: in pratica, il peccato non esiste più, nella mentalità della massa cattolica. Una delle ragioni per cui il peccato non esiste più è data dall’atteggiamento servile delle massime autorità cattoliche (a cominciare dal Papa), che si guardano bene dal modificare lo statu quo, dall’innervosire la gente “con questa roba da Medioevo”. I vertici del cattolicesimo sanno che possono sempre contare sull’inesauribile serbatoio della tradizione, che, proprio perché mutevole solo negli aspetti esteriori, di fatto continua a vivere indisturbata. Insomma: cambia tutto perché non cambi nulla (il concetto è ne Il Gattopardo, Tomasi di Lampedusa, 1958). Il prete non molla mai l’osso in Italia, perché ha durato fatica per averlo, e ora ha tutte le sue ragioni per tenerselo. Un così immenso potere, acquisito duramente nel corso di quindici secoli almeno, non si lascia a cuor leggero, come se nulla fosse o contasse più. Qualcuno di noi ha mai sentito dire dal Papa (dal 2013) ciò che l’apostolo Pietro faceva e diceva all’origine della chiesa: «con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: “salvatevi da questa perversa generazione!”» (At 2:40)? Figuriamoci! Questa generazione è perversa proprio nessuno si è mai sognato di insegnarle la Parola di Dio e di farla avvicinare al Creatore.

La Bibbia è chiara: «chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge» di Dio (1Gv 3:4). Questo è il concetto generale. Le lista di peccati nel N.T. sono famose (vedine alcune alla fine di quest’articolo). Da tutti i peccati ci si può ravvedere. E c’è un solo peccato irremissibile: quello contro lo Spirito Santo, la bestemmia contro lo Spirito Santo («perciò, io [Gesù] vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro»: Mt 12:31-32). Se si annulla l’opera dello Spirito Santo, che è quella di condurre i peccatori alla verità divina, allora non c’è nulla da fare. Non si potrà mai arrivare al ravvedimento richiesto dalla Parola di Dio. Attribuire a Satana l’opera dello Spirito Santo è peccare contro di lui; opporsi all’opera dello Spirito Santo, che è rivolta all’abbattimento del peccato (non dei peccatori) è peccare contro di lui: chi non si vuole salvare e conoscere la verità, pecca contro lo Spirito Santo e nessuno potrà intervenire se egli stesso non avverte la necessità della salvezza.

Nella Chiesa di Cristo non si deve aderire a questo tipo di mentalità. Se è vero che non esiste in teoria la differenza tra peccato veniale e peccato mortale, di fatto su alcune situazioni si tende a chiudere un occhio, se non tutti e due. Le cose non funzionano così: se un peccato è tale secondo la Parola di Dio, non c’è nulla da fare. Nessun equilibrismo esegetico renderà accettabile ciò che Dio dichiara essere peccato. Chi nella Chiesa si arroga il diritto di creare deroghe (eretico), fa il lavoro di Satana e non quello di Dio. L’eretico afferma: «che cosa dice la Bibbia su questo? Beh, si può fare differentemente: non è proibito e ti do io l’autorità». Parafrasando in modo macabro le famose parole (antitesi) di Gesù: «fu detto agli antichi, ma io vi dico» (Mt 5:21), il papetto dirà: «fu detto nel N.T., ma io ti dico …». Poveraccio! E poveri illusi quelli che lo seguono! Il papetto prima inganna se stesso e poi gli altri.

Occorre prestare molta attenzione affinché ciò che il mondo pensa e insegna non diventi legge nel Regno di Dio.

 

Arrigo Corazza

 

«Diceva Gesù: “È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo invidioso, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo”» (Mc 7:20-23).

«Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio» (Gal 5:19-21).

«L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento. Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette» (Rm 1:18-32).

«Non sapete che gl’ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio» (1Cor 6:9-11).