RITORNO ALLA CHIESA DELLE ORIGINI: MITO O REALTÀ?

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RITORNO ALLA CHIESA DELLE ORIGINI: MITO O REALTÀ?

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La capacità dell’uomo di dire e poi di non fare è fenomenale (“tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, recita l’antico adagio). Asserire di ritornare alla chiesa delle origini significare farlo, non soltanto pensare di farlo. Tornare alla chiesa delle origini equivale a prendere il N.T., capirne l’insegnamento e applicarlo, specialmente per quanto riguarda la chiesa. Tutto questo comporta una serie di passi.

 

IL PRIMO PASSO

Il primo passo è prendere fisicamente in mano una Bibbia. Ciò si rivela uno sforzo colossale, visto che in Italia non si fa quasi mai: gli Italiani non sono abituati a leggere, figuriamoci a leggere la Bibbia (pratica poco o nient’affatto considerata dal cattolicesimo fino al Concilio Vaticano II, 11 ottobre 1962 – 8 dicembre 1965).

 

IL SECONDO PASSO

Il secondo passo è comprendere ciò che la Bibbia insegna. L’episodio raccontato in Lc 10:25-26 è molto significativo: «Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: «Nella legge [di Dio] che cosa sta scritto? Come leggi?”. Egli rispose: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso”. Gesù gli disse: “Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai”». Quindi, Gesù ci informa che occorre sapere dapprima che cosa sta scritto nella Bibbia e poi darne un’interpretazione.

Qui casca l’asino! E questo è lo snodo fondamentale di tutta la vita spirituale del cristiano – dopo aver durato l’immane fatica di aprire una Bibbia e di capirne i contenuti. Tra le tante bufale che ci vengono somministrate quotidianamente o che ci sono state elargite in passato, due sono assai pesanti: 1) la Bibbia può essere interpretata solo dal prete (e dal Papa infallibile, Concilio Vaticano I, 1870); 2) ognuno può avere la propria visione del dettato biblico.

Come si vede, si tratta di due posizioni radicalmente opposte sul concetto di libertà interpretativa. La prima ha schiantato le iniziative autonome del singolo credente (creando nei secoli il presupposto del potere della Chiesa Cattolica); la seconda, al contrario, le ha esaltate (portando al massimo il potere individuale, sì da avere oggi circa cinquantamila chiese e non una soltanto, come avrebbe dovuto essere).

Per ciò che riguarda i fondamenti della fede in Cristo, quella che ci porterà in paradiso nel giudizio dell’ultimo giorno, rassicuriamo il lettore che la Bibbia si può capire tutti in un modo solo, se lo vogliamo. A ben vedere, la Bibbia interpreta se stessa e noi dobbiamo saper raccogliere questa preziosa e sicura indicazione. Poi, come in altri aspetti dello scibile umano, ci sono i bravi e i cattivi interpreti della Bibbia (ma questo è un argomento da trattare in altra sede).

 

CHE COSA VOGLIAMO FARE CIRCA IL RITORNO ALLA CHIESA DEL N.T.?

Chiedersi se il ritorno alla Chiesa delle origini sia una realtà possibile o solo un mito, dipende appunto non solo da come interpretiamo la Bibbia, ma soprattutto da che cosa vogliamo fare di quest’interpretazione. In sostanza, tramite lo Spirito Santo (2Tim 3:16-17), Dio ci ha dato la sua Parola. Questa Parola entra poi nel cervello umano, e qui accade l’imponderabile perché solo Dio sa che cosa circoli nel cervello degli esseri umani: si va dall’accettazione totale e semplice dell’insegnamento biblico (compreso nel modo corretto), all’accettazione parziale (mischiata con il pensiero umano), al rifiuto totale. Questi modi di reagire alla Parola di Dio sono stati applicati dall’uomo nella storia del cristianesimo, con i risultati che conosciamo. Insomma: si può tornare realmente alla Chiesa del N.T. oppure farne un mito («sì, mi piacerebbe aderire a quel modello di chiesa, ma ci sono alcune cose di duemila anni fa che non mi stanno bene e allora devo trovare io il compromesso giusto; quindi, attuo un ritorno parziale, condizionato alle mie esigenze, che sono poi quelle della società attuale»). Anche chi dice di tornare alla Chiesa del N.T. corre il sostanziale rischio di non farlo, se i suoi interessi prevalgono su quelli che Dio ci propone.

 

IL FILO ROSSO DELLA STORIA DELLA CHIESA

La tendenza a tornare alla chiesa delle origini ha attraversato tutta la storia della chiesa stessa, specie in momenti difficili (il più celebre è quello della Riforma protestante). Tale tendenza è da favorire sempre e massimamente, in quanto solo il ritorno al modello della chiesa neotestamentaria, ossia al Regno di Cristo (Col 1:13) quale descritto nella Parola di Dio e dello Spirito, consente oggi di avere ancora la speranza della vita eterna (At 2:38-47). Come già si è detto, però, il problema è piuttosto un altro: si tratta di un vero ritorno oppure di un falso o parziale ritorno (vedi la Riforma protestante), infarcito di tradizioni umane sedimentatesi nel corso della millenaria storia del cristianesimo? Dunque, mito o realtà?

 

LA CHIESA DELLE ORIGINI

La cosiddetta “chiesa” ha avuto un’importanza unica nella storia dell’umanità. Tutti i “grandi sistemi” del mondo passato sono crollati, ma la “chiesa” è ancora assai viva. Per capire più a fondo la questione, occorre tornare alla Bibbia, al N.T., alle fonti originarie, e ripartire da lì, da dove tutto ebbe inizio, nel I secolo d.C., durante il dominio dell’Impero romano. Senza tale ritorno alle fonti originarie, non è possibile comprendere la realtà della “chiesa” e dare pertanto un giudizio sulla sua “ingombrante” presenza nella storia umana.

Abbiamo detto che l’idea della “chiesa delle origini” o “chiesa primitiva” o “chiesa dei primi secoli” ricorre costantemente nella storia del cristianesimo, ben prima di Martin Lutero e della Riforma protestante. I movimenti di risveglio nel cristianesimo puntano sempre alla “chiesa delle origini”, perché si ritiene normativo quel periodo. Difatti, tale chiesa, descritta nel N.T., era sotto la guida e il controllo degli apostoli scelti direttamente dal Signore Gesù. Più che “chiesa delle origini”, dunque, che per molti copre un arco di tempo assai ampio (almeno tre secoli), si dovrebbe parlare più correttamente di “chiesa del N.T.”, chiesa controllata amorevolmente dagli apostoli.

 

IL CONCETTO DI “RIFORMA” PER LA CHIESA

Parlando della Riforma protestante, il professor Adriano Prosperi (Storia moderna e contemporanea. Volume I. Dalla peste nera alla guerra dei Trent’anni, Einaudi, 2000, p. 175) fa notare quanto segue:

– la religione cristiana doveva essere riformata? Che cosa significava “riformare”? Si trattava di cambiare il modo di vivere (la morale, il comportamento concreto), di pensare, le idee, le nozioni astratte, le dottrine?

– Per “cambiamento”, s’intendeva l’introduzione di novità? Il ritorno a forme antiche che erano state abbandonate o alterate nel corso del tempo?

La parola “riformare” viene dal latino reformare, da re (“di nuovo”) e formare. “Riformare” significa “restituire alla condizione pristina”, cioè “di prima”, “originaria”. Dunque, l’idea è quella di “correggere” la forma attuale mediante il ritorno a realtà e valori precedenti. Beninteso: è un tentativo di ritorno al passato, per la precisione a modelli stabiliti in passato (modelli che si considerano normativi e quindi da seguire sempre e comunque).

La Chiesa descritta nel N.T., soprattutto nel libro degli Atti degli Apostoli e nelle lettere paoline, costituisce la forma perfetta di “assemblea di Cristo” a cui aderire in quanto fondata dal Signore e guidata dagli apostoli (diretti dallo Spirito Santo). In ogni tempo e luogo, sulla base unica della Bibbia, è possibile dunque ritornare al modello di chiesa del N.T. (mentre non è possibile tornare fisicamente a quella chiesa perché oramai scomparsa). Occorre dubitare fortemente di chi sostenga il contrario.

 

I CRISTIANI E IL RITORNO ALLA CHIESA DEL N.T.

I cristiani anche oggi, e come sempre del resto, sono chiamati a predicare il Vangelo e il Regno, senza nulla aggiungere o togliere (Ap 22:19) alla Parola di Dio. Perciò, occorre

– compiere una ricerca storica nel N.T. per rinvenire e applicare l’unico modello neotestamentario di Chiesa di Cristo;

– fare uso del corretto principio di autorità scritturale, senza aggiungere tradizioni umane;

– avere una struttura mentale ben determinata e rispettosa nei confronti di Dio.

Dobbiamo sempre chiederci, nelle Chiese di Cristo, se stiamo cercando, seguendo e applicando o no il corretto modello neotestamentario, pena la gravitazione nel peccato e nella morte spirituale per disubbidienza non solo nostra, ma anche di chi studia con noi. Un cieco non può guidare un altro cieco (Lc 6:39) e un guercio nel regno dei ciechi non può essere re. Non accontentiamoci di ciò che passa il convento, delle mezze misure, del raccogliticcio: la Chiesa o è di Cristo o non lo è. Purtroppo, circa le soluzioni intermedie (un po’ bibliche e un po’ umane), la ricerca storiografica fa capire che esse sono esistite, il presente ci dice che esistono tuttora, mentre il N.T. insegna che non sono giuste biblicamente.

 

Arrigo Corazza

 

Nella sezione LA CHIESA DEL N.T. di questo sito, si veda lo studio LA CHIESA NELLA PAROLA.