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ESISTE ANCORA UN PECCATORE?

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Le considerazioni che seguono, scritte quarantacinque anni fa, si rivelano ancora assai attuali e ci spingono a riflettere sull’importanza della predicazione del Vangelo in una società corrotta fino alle midolla. Occorre chiedersi: oggigiorno i cristiani sono pronti a predicare il Vangelo come deve essere effettivamente predicato, senza temere le avversità e inimicizie che conseguono alla proclamazione della verità (Gal 4:16)? Oppure strizzano l’occhio al numero e non alla vera conversione che si deve dimostrare quando si arriva a Cristo? 

 

* * *

 

Ha nessuno di noi visto recentemente, da qualche parte, un “peccatore” vero, genuino, “vecchio stampo”? Infatti, oggi sembra essere diventato difficile trovarne uno.

IL FIGLIO PRODIGO       

Se il figlio prodigo di Lc 15:11-32 vivesse ai nostri giorni, non sarebbe certo un “peccatore”; forse un delinquente giovanile, ma la colpa la si farebbe risalire ai genitori. Non esistono ragazzi cattivi – lo sappiamo bene. I suoi istinti selvaggi dipendono dall’esuberanza della sua età, una normale ribellione contro una società fondamentalmente ingiusta. Perciò egli deve sentirsi libero di “fare le proprie esperienze”.

IL BUGIARDO        

Non ci sono più i bugiardi, ritenuti semplicemente “estroversi”, con assai notevoli doti di fantasia … Essi mostrano un’abilità creativa eccezionale e la loro instabilità è solo una sfaccettatura della loro capacità di pensare liberamente senza più inibizioni. Essi potranno diventare sommi poeti, avvocati di grido, oppure … predicatori.

L’UBRIACO

Non è più un peccatore. Egli – si dice – ha solo un complesso d’inferiorità e s’ingegna a dare il suo contributo per la “liquidazione” dei problemi di oggi. Inoltre, è “malato”. Picchia la moglie, terrorizza i bambini, è una minaccia per tutti … e pertanto abbisogna di tutta la nostra simpatia e comprensione.

L’ADULTERO

L’adulterio non dice più niente; forse sarà ancora una questione di “onore” in qualche periferia o bassofondo cittadino; ma non è certo più un peccato per i divi dello spettacolo o per i personaggi di maggior rilievo. Per costoro si tratterà solo e sempre di “affettuose amicizie”, di sistemazione puramente biologica. La perversione sessuale non conta più. È vero che esiste ancora qualcuno “all’antica” che crede nella decenza, ma se ne presume la totale scomparsa prestissimo. Per la società moderna, l’adulterio e la fornicazione non costituiscono più peccato, ma solo un “errore”, una “scappatella”, neppure più una colpa.

L’ASSASSINO

Ma almeno l’ASSASSINO, lui, sarà di certo un peccatore! Forse … solo forse. Chi conosce a fondo l’uomo? Spesso la vera vittima è lui, per chissà quale esperienza traumatica. Può darsi che sua madre sia stata eccessivamente possessiva procurandogli ogni specie d’inibizione; può darsi che non gli sia mai stato consentito neppure di scendere dal seggiolone. E così ora getta la moglie a fiume … poveretto!

MORALE DELLA FAVOLA

Forse c’è un fondo di verità in tutte queste descrizioni; a tutte però manca un elemento fondamentale, quello che veramente serve a ogni correzione: l’elemento morale. Se è vero che la nostra generazione abbisogna della psichiatria, è altrettanto vero che necessità anche e soprattutto di responsabilità morale. Dobbiamo riconoscere il peccato per quello che veramente è: peccato. È ora di rimettere Cristo al posto di Freud, perché Cristo è ancora il grande medico che «toglie il peccato del mondo» (Gv 1:29). Come il figlio prodigo, anche noi dobbiamo dire: «Ho peccato!».

 

Alessandro Corazza (1976)