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IL CULTO DOMENICALE: LA CENA DEL SIGNORE

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Il culto della Chiesa costituisce la massima espressione della fede comunitaria, che è, a sua volta, risultato della fede individuale. Quel che pensiamo di Dio, della Chiesa, di noi stessi e dei fratelli si materia nel culto offerto a Dio in Cristo Gesù. Il culto domenicale della Chiesa si compone di cinque atti: canto, preghiera, predicazione, colletta, Cena del Signore. Soffermiamoci ora sulla Cena del Signore quale viene comandata dalla Parola di Dio.

 

LA CENA DEL SIGNORE

“Cena del Signore” è il termine scritturale (1Cor 11:20) del rito comunitario che i cristiani secondo il N.T. compiono ogni domenica al fine di ricordare la vita, la morte, la risurrezione, l’ascensione e il ritorno di Gesù. Altri nomi sono “eucaristia” presso i Cattolici, “santa Cenapresso i Protestanti. Tuttavia, noi siamo chiamati a usare nomi scritturali per designare cose spirituali (questo principio è assai importante per i cristiani: Col 3:17).

La Cena del Signore costituisce uno dei momenti del culto, ma non è tutto il culto. Occorre fare attenzione a non confondersi in proposito. La mentalità cattolica che impera in Italia, modellando il pensiero e il modo di essere degli Italiani, ha fatto sì che si pensasse alla Cena come al punto più importante, essenziale del culto cristiano. Ma non è così: l’intero culto è fondamentale per esprimere l’amore a Dio e non si può fare distinzione all’interno del culto. Disgraziatamente, taluni membri della Chiesa di Cristo hanno ritenuto (e tuttora ritengono) che basti partecipare alla Cena del Signore per sentirsi a posto con Dio; questo, ripetiamo, è il risultato della mentalità cattolica che regna in Italia. Il cristiano deve entrare nella Chiesa di Cristo con l’animo puro, cercando di spogliarsi dell’uomo vecchio, soprattutto cercando di ragionare e facendo uso della verità scritturale e non di tradizioni umane. L’esempio dei Giudei di Berea è sempre valido (At 17:11).

Dunque, la Cena del Signore va interpretata come parte di un complesso cultuale che si eleva a Dio nella completezza, nella bontà biblica delle intenzioni. La nostra vita in Cristo, sia individuale sia collettiva, non è mai spezzettata.

 

CARATTERI DELLA CENA DEL SIGNORE

A quanto sembra, la più antica testimonianza del N.T. circa la Cena è in 1Cor 11:17ss. In questo celeberrimo brano, Paolo ci fa qui capire molte questioni, e tutte importanti, relative alla Cena.

  • È un atto comunitario, compiuto nel primo giorno della settimana (At 20:7).
  • Va mangiata con lo spirito giusto senza disonorare il corpo di Cristo, la Chiesa (esistevano molti disordini durante il culto: la Cena veniva erroneamente mischiata con il pasto comune, sicché alcuni cristiani non capivano bene la particolarità dell’atto).
  • Va mangiata dopo aver esaminato il proprio comportamento (ma altrettanto dicasi per tutto il culto).
  • Non è un rito magico attraverso il quale noi siamo salvati. Difatti, la Cena va capita e collocata nel complesso della nostra vita individuale e comunitaria sempre positiva, improntata all’ubbidienza dei comandamenti divini. Se siamo cattivi e peccatori, mangiare la Cena la domenica non ci salverà. Il pane e il vino non diventano certo, per “transustanziazione”, il corpo e il sangue di Gesù, ma rimangono, dice la Sacra Scrittura, semplici simboli usati nel contesto di un memoriale ecclesiale.

Dunque, la Cena è il ricordo della vita, morte, risurrezione, ascensione e ritorno di Gesù. Questo pasto sarà consumato dai cristiani ogni domenica, sino al momento in cui il Signore metterà il sigillo finale a questo sistema iniquo. Per il credente, partecipare alla Cena nell’ambito del culto comunitario, significa essere in comunione con il Signore e con tutti gli altri credenti nella verità scritturale (1Cor 10:14-22). È dovere dei cristiani ricordare a chi partecipa al culto cosa significhi «spezzare il pane» (altro termine biblico per indicare la Cena: cfr. At 2:42; 20:7). Ciascuno deciderà poi se prenderne o no; a noi spetta solo il compito di annunciare la Parola.

Da ultimo, è bene esortare i fratelli chiamati a servire la Cena alla comunità affinché si preparino adeguatamente per l’occasione. Il che significa, soprattutto, esaminare le Sacre Scritture scegliendo quei brani che possano edificare lo spirito di tutta la Chiesa durante la partecipazione comune alla Cena, memoriale della vita, morte, risurrezione, ascensione e ritorno del Signore Gesù. Vi sono decine di versetti applicabili alla Cena, a cominciare da Isaia 53, celebre profezia sulle sofferenze del servo del Signore, vittima innocente per i peccati di tutti i ravveduti. Dobbiamo pensare alla Cena come ad un momento comunitario di estremo valore all’interno di un culto di altrettanto rilievo spirituale. Partecipare al culto verso Dio e consumare la Cena, in quanto figli di Dio per adozione in Cristo Gesù, è sicuramente il punto più onorevole della nostra vita.

 

Arrigo Corazza