IL BENE E IL MALE. SCELTE RESPONSABILI

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IL BENE E IL MALE. SCELTE RESPONSABILI

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L’uomo, unico in questo fra gli esseri del creato, possiede totale libero arbitrio e, perciò, piena responsabilità morale. Il problema centrale della sua esistenza, da questo punto di vista, è dunque quello di scegliere fra il bene e il male. Se è vero che i fanciulli, come la Bibbia sottolinea, ancora «non conoscono né il bene né il male» (Dt 1:39), a mano a mano che crescono si trovano di fronte a scelte sempre più precise, non di rado difficili, a volte foriere di conseguenze indelebili, e devono acquisire criteri in base ai quali comportarsi. Vale per ogni uomo quanto espresso da Dio al suo popolo tramite il grande profeta Mosè: «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male … Scegli dunque la vita …» (Dt 30:15.19). Ma come fare a stabilire che cosa concretamente siano il bene e il male? A chi spetta l’autorità di definirli?

Sicuramente l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio (e quindi dotato di un’intelligenza e di una coscienza che lo mettono in grado di porsi in relazione con l’Onnipotente) può ritrovare nel proprio spirito principi morali e spirituali di fondo che fanno parte della personalità del Creatore: la Sacra Scrittura dice infatti che gli uomini possono adempiere «per natura le cose della legge» divina, in quanto questa legge «è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza» (Rm 2:14-15).

Nondimeno, c’è un pesante ma: costantemente, il consorzio umano tende a corrompere se stesso, a perdere il nesso vitale che lo lega al Creatore, a seguire «il corso di questo mondo», e gli uomini divengono «ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio» (Ef 2:2 e 4:18), fino al punto che la Parola di Dio può commentare: «Il Signore Dio vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo» (Gn 6:5), oppure: «Si sono tutti sviati, sono divenuti tutti corrotti; non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno» (Sal 53:3). Infatti, come scrisse Salomone: «Dio ha fatto l’uomo retto, ma gli uomini hanno ricercato molti artifici» (Eccl 7:29).

Perché avviene tutto ciò? Il problema è tanto antico quanto l’umanità stessa. Dio ha sempre dato all’uomo luce sufficiente per vedere che cosa è bene e cosa è male; ma tutti tendiamo a voler stabilire in antagonismo rispetto a Dio i valori su cui fondarci per le nostre azioni. Nell’Eden, Dio disse ad Adamo che poteva fare certe cose, ma altre no, e che il fare queste ultime lo avrebbe portato alla disgrazia: «Ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai» (Gn 2:17). Parafrasando: Lascia che sia io a dirigerti, fidati di me; io so che cosa è veramente bene per te, impara il bene da me, altrimenti la tua libertà si tradurrà in viatico per la tua distruzione. Sappiamo come andò a finire: Satana insinuò in Adamo ed Eva l’idea che era «buono», «piacevole» e «desiderabile» per gli uomini fare di testa propria, che Dio dava ordini unicamente per soggiogare le proprie creature e che le nefaste conseguenze anticipate non avrebbero avuto luogo in seguito alla trasgressione (Gn 3). Il risultato è ancor oggi davanti agli occhi di tutti: da millenni l’umanità tenta (o dice di tentare) disperatamente di costruire un mondo giusto, felice, pacifico, a misura d’uomo, ma la realtà e tragicamente diversa.

I tempi e le culture cambiano, i valori che le caratterizzano anche, le priorità etiche vengono sovvertite, i punti di riferimento si moltiplicano e si contraddicono, il disorientamento prevale. «Che male c’è …?», è la domanda più ricorrente che molte persone pongono stupite quando viene fatto osservare che il loro modo di agire e pensare è distante dalla volontà espressa dalla Parola di Dio. I principi biblici ed evangelici sono di fatto calpestati (in tema di fede, culto, identità della Chiesa, giustizia, rapporti col prossimo, vita sessuale e matrimoniale, modo di pensare e parlare e via dicendo), ma la Parola di Dio dice ancora oggi: «Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre …» (Is 5:20).

Prendiamo solo il caso, fra i tanti, dell’etica sessuale e familiare: oggi è mentalità diffusa che i rapporti prematrimoniali e la convivenza siano un bene, che il divorzio per qualunque motivo sia lecito, che la scappatella non sia poi tanto un male, che l’omosessualità sia pressoché normale, che la pornografia sia una forma di letteratura o di spettacolo come un’altra, che la nudità non debba provocare vergogna, e così via … Ma cosa dice Dio in proposito? L’esatto contrario! «I tempi cambiano», si afferma; sì, è vero, i tempi cambiano, ma Dio no e, con lui, non cambiano i suoi comandamenti, i suoi consigli, i suoi ammonimenti. «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno», disse Gesù (Mt 24:35), mentre un altro luogo del N.T. afferma: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno» (Eb 13:8). Non è Dio a doversi adattare ai nostri cambiamenti, ma il contrario. Non saremo noi a giudicare il Signore nell’ultimo giorno, ma è la sua Parola che lo farà nei nostri confronti (Gv 12:48).

Ciò che dobbiamo fare è rivolgerci a Colui che ci ha fatti e dirgli: Guidaci Tu, indicaci tu la via, consigliaci, e ti seguiremo, e le nostre vite miglioreranno, e i nostri peccati saranno rimediati, e avremo speranza di vivere in eterno con te. Dobbiamo riprendere il filo del dialogo con Dio tramite la Parola che egli ci ha fatto pervenire nelle le Sacre Scritture e tramite la preghiera, per avere finalmente le nostre «facoltà esercitate a discerne il bene dal male» (Eb 5:14), per non farci trasportare dalla marea e dal disorientamento di questo mondo e per affidarci invece a chi è capace di farci usare al meglio la nostra libertà, sapendo che «tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio» (Rm 8:28).

Anche il mondo che dice di essere cristiano, o quanto meno di avere radici cristiane, sta perdendo completamente la bussola della Parola di Dio: per quanto si parli di Dio, lo si fa quasi sempre a sproposito, e quasi mai facendo parlare Dio tramite la sua Parola.

Così, le definizioni di bene e male, di vero e di falso, divengono sempre più opinabili, sfumate, travisate, stravolte. La storia dell’uomo dimostra quanto vano sia il tentativo di stabilire, una volta per tutte, ciò che è bene e ciò che è male. Stabilire ciò che è bene e ciò che è male dipende dai tempi e dai luoghi: insomma, dall’uomo e dalla sua storia. Ma il vero discepolo non si perde d’animo: rivolgendosi alla Parola di Dio, sa come vivere e pensare rettamente, come costruire e consolidare la propria fede, in una parola come piacere a Dio e giungere alla vita eterna, facendo propria una famosa esortazione dell’apostolo Paolo al giovane cristiano Timoteo, cioè quella di perseverare nelle cose imparate da Gesù, sapendo che le Sacre Scritture ci possono condurre alla salvezza «per mezzo della fede che è in Cristo Gesù», dal momento che «tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni opera buona» (2Tm 3:14-17).

 

Valerio Marchi