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L’ALFA E L’OMEGA, PREDICATO DI PERFEZIONE SUPREMA

20 ottobre 2021

 

«Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 22:13)

 

* * *

 

PIENA DIVINITÀ DI GESÙ E REDENZIONE

I cristiani secondo il N.T. credono che la redenzione dell’umanità operata da Cristo sia stata possibile soltanto perché in lui confluiscono la vera natura divina e la vera natura umana. Se Gesù non è autenticamente Dio, ma una creatura inferiore, allora il suo sacrificio non possiede valore universale e infinito. Nell’insegnamento neotestamentario, quindi, Gesù Cristo, a un tempo vero uomo e vero Dio, è colui che con la morte ha pagato il debito dovuto dall’intera umanità e con la sua resurrezione ha preannunciato la futura immortalità dell’umanità tutta. Se Gesù non è genuinamente Dio, allora il cristianesimo crolla e con esso il concetto di redenzione. Non bisogna farsi ingannare da chi insegna che – tutto sommato – ai fini della salvezza eterna non ha molta importanza sapere se Gesù sia veramente Dio oppure no. Secondo il N.T., è vero esattamente il contrario.

 

CRISTOLOGIA NEOTESTAMENTARIA

Il nucleo degli appellativi e dei titoli di Gesù ricorrente nel N.T. risulta assai cospicuo e viene diviso dagli studiosi in modo personale e spesso difforme. Ad esempio, Oscar Cullmann (Cristologia del Nuovo Testamento, trad. it., Bologna, 1970) distingue i seguenti titoli relativi

  • all’opera terrena di Gesù: profeta, servo di Dio sofferente, sommo sacerdote;
  • all’opera futura: Messia, Figlio dell’uomo;
  • all’opera presente: Signore (kyrios), Salvatore;
  • alla sua preesistenza: Dio, Figlio di Dio, Parola di Dio (Logos).

Questo nucleo è assai importante per poter definire la cristologia biblica, che è la scienza che studia la persona e l’opera di Cristo sulla base degli enunciati della Sacra Scrittura. La cristologia biblica può essere anch’essa suddivisa in varie sezioni (cristologia profetica, sinottica, paolina, apostolica, giovannea). E proprio nella cristologia di Giovanni ( tratta dal quarto Vangelo, dalle tre lettere a lui ascritte e dall’Apocalisse) ricorre un appellativo cristologico semplice ma estremamente pregnante: “Alfa e Omega”.

 

L’APOCALISSE DI GIOVANNI

L’Apocalisse di Giovanni presenta una cristologia nel contempo molto efficace e molto particolare, da cui risalta in maniera netta la divinità di Gesù. Fin dal principio del libro la scena è dominata da Cristo stesso, che viene presentato in tutta la sua maestà e divinità. Egli è l’Agnello immolato per la salvezza del genere umano, ma è pure il Vivente, il primogenito dei morti. Soltanto l’Agnello è degno di prendere il libro della vita e di aprirne i sigilli (cap. 5), dal momento che egli è il Salvatore e l’Onnipotente dominatore del cosmo. La divinità e la maestà di Gesù giacciono quali fondamenta del cristianesimo: Giovanni lo sa bene, e pertanto vuole assicurare i cristiani circa il dominio di Dio nel corso della storia. Questo dominio spetta a Gesù. Come la precedente parte del N.T., anche l’Apocalisse giovannea affonda le sue radici nella piena divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Soltanto una micidiale e profonda incomprensione della figura, dell’opera e del messaggio di Gesù, quali ci vengono tramandati nel N.T., porta a negare la sua divinità totale e piena.

 

ALFA E OMEGA: PREDICATO DI PERFEZIONE SUPREMA

“Alfa e Omega” (in greco sempre con l’articolo) è un predicato di perfezione suprema (riferito ora a Dio, ora a Cristo) che ricorre soltanto tre volte nell’intero N.T. e solo nell’Apocalisse (1:8; 21:6; 22:13).

Alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco, omega l’ultima. Ci troviamo pertanto al cospetto di un simbolismo estremamente nitido: come oggi si afferma qualcosa dalla A alla Zeta, così allora parimenti si diceva (usando le lettere dell’alfabeto greco) per indicare la totalità, la pienezza. Il Padre e il Figlio sono la perfezione, la totalità, la pienezza, ossia l’Alfa e l’Omega, all’infuori dei quali nulla esiste. Altrove Giovanni adopera due espressioni praticamente equivalenti.

  • In 1:17 Gesù, descritto nel suo status glorioso, si definisce: «primo e ultimo» (altrettanto in 2:8).
  • In 22:13, poi, egli triplica nel modo seguente il simbolismo: «Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine». Si deve dunque dire che “alfa e omega” è correlativo tanto a “principio / fine”, (archè / tèlos), quanto a “primo / ultimo” (pròtos / èschatos).

Vediamo ora di esaminare chi si definisce “alfa e omega”. È indubbio che in Ap 1:8 sia Dio a parlare (quantunque alcuni esegeti ritengono trattarsi del Figlio, considerando la collocazione del brano stesso all’interno della prima parte del capitolo iniziale, che in sostanza verte in modo esclusivo su Cristo). Anche in Ap 21:6 è Dio ad autodefinirsi «alfa e omega». Per converso, e da ultimo, in Ap 22:13 è Gesù a parlare. Il quale Gesù, peraltro, in Ap 1:17, come già s’è detto, avoca a sé il titolo «primo e ultimo», e perciò “alfa e omega”, visto che il concetto è il medesimo. Giovanni non si vergogna di attribuire a Gesù le qualifiche di Dio, giacché entrambi possiedono la piena divinità, in quanto sono “alfa e omega”.

 

ALFA E OMEGA: ANTECEDENTI VETEROTESTAMENTARI

A corroborare la perfetta uguaglianza tra Padre e Figlio giunge a proposito un’ulteriore considerazione. Giovanni, nel redigere l’Apocalisse, fa larghissimo uso dell’A.T. A quanto pare, sebbene egli non citi mai direttamente i testi ebraici ispirati, nel suo libro allude a essi nella misura di ben 278 versi sui 405 totali (i richiami sono desunti da Daniele, Ezechiele, Zaccaria, Salmi, Isaia; e via dicendo). E proprio da Isaia Giovanni trarrà il precedente del titolo “alfa e omega”. Si guardi, infatti, ai seguenti brani in Isaia:

  • «Chi ha operato, chi ha fatto questo? Colui che fin dal principio ha chiamato le generazioni alla vita. Io, il Signore, sono il primo; io sarò con gli ultimi» (Is 41:4).
  • «Così parla il Signore, re d’Israele e suo salvatore, il Signore degli eserciti: “Io sono il primo e sono l’ultimo, e fuori di me non c’è Dio”» (Is 44:6).
  • «Ascoltami, Giacobbe, e tu, Israele, che io ho chiamato. Io sono; io sono il primo e sono pure l’ultimo» (Is 48:12)

Isaia si riferisce al Signore (Yhwh), che è il primo e l’ultimo (e non può essere altrimenti). Per Giovanni e per tutti i cristiani, tra Dio e Gesù non sussiste alcuna differenza per quanto concerne la divinità. Tanto Dio quanto Gesù si autodefiniscono “alfa e omega”, principio e fine, primo e ultimo. A entrambi spetta il potere eterno e supremo e divino; con la locuzione «alfa e omega» ambedue vengono descritti da Giovanni nella loro completezza, eternità e divinità. In modo particolare, riferendo a Cristo questo titolo si porge una fortissima asserzione dottrinale della sua piena divinità, la stessa che detiene il Padre e lo Spirito.

 

Arrigo Corazza