EDIFICARE LA CASA DI DIO CON AGGEO (520 a.C.)

IL PROFETA AGGEO (520 a.C.)
1 Novembre 2021
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1 Novembre 2021
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EDIFICARE LA CASA DI DIO CON AGGEO (520 a.C.)

1 novembre 2021

 

Dio educa e corregge i cristiani, che sono suoi figli per adozione in Cristo Gesù (Gal 4:5; Ef 1:5). Guai se Dio non lo facesse: il credente sarebbe privo di padre, il che non è possibile, quando parliamo di Dio. Infatti, chi potrebbe mettere in dubbio questa funzione educativa e correttiva del Sommo Padre, che vuole farci partecipi della sua santità? (cfr. Eb 12:4-10). Oggi Dio ci corregge non solo a causa dei nostri sbandamenti personali, ma anche e soprattutto a causa delle nostre mancanze nei riguardi della Chiesa di Cristo, colonna e base della verità e casa di Dio (1Tm 3:15).

Dio ci ha traslati, grazie a Cristo, dal regno delle tenebre al regno del Signore (Col 1:13), ci ha immessi nella sua casa, nella sua famiglia (Ef 2:19). Pertanto, le nostre responsabilità verso il corpo di Cristo, la Chiesa, sono assai rilevanti. Non dobbiamo mai dimenticare che a Dio va la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù (Ef 3:21), per tutte le età per tutte le età, nei secoli dei secoli. Dio ci ha chiamati attraverso il Vangelo (2Ts 2:14) perché noi partecipassimo della sua gloria e natura divina (2Pt 1:4) e perché raggiungessimo il traguardo della nostra fede: la salvezza dell’anima (1Pt 1:9). Tutto questo si ha nella Chiesa; dobbiamo dunque operare al meglio per edificare la casa di Dio secondo i suoi dettami.

Che cosa significa edificare la casa di Dio? Tantissime cose; tra le altre, anche abbattere e ricostruire. Proprio come fecero gli Ebrei dopo l’esilio, al tempo di Zaccaria, Aggeo e altri. Appunto al breve scritto del profeta Aggeo, noi possiamo attingere per comprendere taluni atteggiamenti necessari all’edificazione del tempio di Dio, che è rappresentato oggi dalla Chiesa di Cristo (1Cor 3:16; Ef 2:21). Crediamo sia sempre assai utile per le Chiese riprendere confidenza con il Signore, ricostruire e tenere a puntino la sua casa. A tal fine occorre molto amore per il Signore, molta intelligenza scritturale, molta pazienza, molta umiltà quando Dio corregge i peccati e illustra la via da seguire.

 

IL PROFETA AGGEO E LE CIRCOSTANZE STORICHE DEL SUO TEMPO

Perché trarre un insegnamento da Aggeo, oscuro profeta dell’epoca seguente l’esilio degli Ebrei a Babilonia? Semplicemente perché la storia di Israele (l’antico popolo di Dio), così caratterizzata dall’alternanza di fedeltà e disubbidienza verso Dio, ha molto da insegnare al cristiano, che spesso si trova ad operare in condizioni similari. Paolo di Tarso, l’insigne apostolo di Cristo, aveva guardato alla storia d’Israele con il senso di trarne esempio, ammonizione e ammaestramento (Rm 15:4; 1Cor 10:11).

Aggeo, nel suo scritto – uno dei più brevi dell’A.T. (solo 38 versi) – dà molte e utili indicazioni a chi voglia edificare correttamente la casa di Dio, in quanto quello fu il motivo per cui il Signore lo elesse quale strumento profetico. Vediamo ora le circostanze storiche del suo tempo.

Nel 538 a.C. Dio sollecitò lo spirito di Ciro, gran re di Persia, affinché concedesse il permesso agli Ebrei di tornare in Palestina e riedificare il Tempio abbattuto dai Babilonesi di Nabucodonosor nel 586. Ciro, perciò, viene definito, in Is 45:1, il Messia (l’unto) del Signore. Egli diede ordine a Sheshbazzar, principe o governatore della Giudea, di adempiere tre obblighi:

  1. condurre la carovana degli esiliati in Babilonia a Gerusalemme;
  2. ricostruire il Tempio gerosolimitano;
  3. ripopolare il paese.

Così, l’editto di Ciro (2Cr 36:22-23; Esd 1:1-4; 5:13- 16; 6:33) permise a un nucleo iniziale di deportati (più di quarantaduemila: cfr. le due liste parallele in Esd 2 e Neh 7) di ritornare in Palestina. Gli Ebrei iniziarono la ricostruzione del santuario nel 537 (cfr. Esd 5:16). Ma poi si fermarono per circa diciassette anni, a causa sia di problemi esterni, sia di problemi interni. Il Signore, allora, vista la situazione, suscitò quattro uomini di carattere e li immise nella vita d’Israele:

  1. Zorobabele, nuovo governatore della Giudea (Ag 1:14; 2:2);
  2. Giosuè, sommo sacerdote (Ag 1:1);
  3. Aggeo, che svolse il suo ufficio tra l’agosto e il dicembre del 520 a.C.;
  4. Zaccaria, il famoso profeta.

Pensiamo ora ad Aggeo: viene chiamato dal Signore a profetizzare in un momento di intensa crisi per Israele; predica per pochi mesi (probabilmente, come si è detto, dall’agosto al settembre del 520: caso quasi unico di datazione sicura di uno scritto biblico); e predica per lo più severamente, da un lato imponendo agli Ebrei di ricostruire il Tempio di Gerusalemme, la casa di Dio nella religione ebraica; dall’altro, consolidando attraverso Zorobabele, avo di Gesù, la speranza messianica. Aggeo patisce l’angoscia del fedele servitore che nota il senso di apatia, negligenza e sconforto serpeggiante nel popolo di Dio. Si avverte la massima noncuranza verso il patto stipulato con il Signore e verso le prescrizioni della legge mosaica.

Gli Ebrei, tanto i laici quanto i preti, si preoccupano più delle proprie cose che di quelle del Signore. Dunque: la crisi che attanaglia la ricostituita comunità (1:6,10,11; 2:15-19) trae origine, secondo Aggeo, dalla indifferenza che Israele dimostra rispetto al programma di ricostruzione del santuario di Gerusalemme, le cui fondamenta giacciono ormai abbandonate da anni (1:1-10).

 

GLI INSEGNAMENTI DI AGGEO

Quali insegnamenti possiamo trarre da Aggeo, noi che siamo quotidianamente impegnati nell’edificazione della casa di Dio? A nostro parere, i seguenti quattro:

  • cercare prima Dio e poi le proprie cose;
  • prontezza nel compiere l’opera del Signore: oggi e non domani;
  • lo scoraggiamento non giustifica il fatto che non si porti a compimento il proprio dovere, anche quando esso sembra pieno di difficoltà;
  • La base su cui edificare correttamente il Tempio di Dio, la Chiesa, è la sua Parola.

 

CERCARE PRIMA DIO E POI LE PROPRIE COSE

Come molti Ebrei del tempo di Aggeo, così oggi molti cristiani dimenticano la priorità che Dio ha nelle cose della vita. Tornati dall’esilio allo scopo di edificare il Tempio, gli Ebrei erano partiti ben sicuri del fatto loro: ma presto, potremmo quasi dire: giorno dopo giorno, essi smorzarono il loro spirito, pensando prima alle proprie soddisfazioni materiali e poi, tempo permettendo, alle cose divine. «Oggi non ho tempo; domani riedificherò la casa di Dio. Oggi debbo pensare ai miei problemi; domani penserò al Signore», quasi che il domani sia sicuro, quasi che il Signore non possa venire nella notte! Quanto siamo stolti! Tutti noi abbiamo il brutto vezzo di anteporre i beni di questa vita ai beni spirituali. Gli Ebrei non capivano il motivo per cui le loro condizioni economiche erano sempre più precarie (Ag 1:6,9-11; 2:15-19); essi non capivano che fedeltà e benedizioni materiali e spirituali sono intimamente collegate: se Israele è infedele, allora insorgeranno povertà e crisi. Il Signore Gesù pronunciò queste parole, tanto conosciute quanto dimenticate: «Cercate prima il Regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte» (Mt 6:33). Nessun cristiano può orgogliosamente pensare di essere benedetto se prima non pone Cristo e la sua Chiesa quale obiettivo della propria esistenza.

 

PRONTEZZA NEL COMPIERE L’OPERA DEL SIGNORE: OGGI E NON DOMANI

Noi siamo gli operai del Signore: se non ci adopereremo noi a pro dei peccatori, chi lo farà? Per caso gli stessi peccatori? No! Non dobbiamo attenderci l’aiuto di chicchessia. Ciascuno di noi ha ricevuto un dono dal Signore. Tale dono deve essere messo a profitto nella Chiesa di Cristo. La messe è grande, ma gli operai son pochi. Il diavolo continua a traviare le menti degli ignoranti, perché i cristiani, che hanno conosciuta la sublime verità di Dio, sono incuranti delle sue vie e rimandano a domani l’adempimento dei loro compiti. Gli Ebrei aspettarono circa diciassette anni prima di edificare il Tempio: avevano altri pensieri.

 

LO SCORAGGIAMENTO NON GIUSTIFICA IL FATTO CHE NON SI PORTI A COMPIMENTO IL PROPRIO DOVERE, ANCHE QUANDO ESSO SEMBRA PIENO DI DIFFICOLTÀ

Nella predicazione del vangelo i cristiani sono spesso scoraggiati, giacché non vedono risultati cospicui e immediati. Il loro compito è molto difficile, e nessuno lo vuol negare. Ma allora, se davvero essi il diritto-dovere di scoraggiarsi e di pensare alle loro faccende, che cosa avrebbero dovuto dire gli Apostoli e i primi annunciatori del vangelo, i quali tutti affrontarono situazioni infinitamente più complesse e scoraggianti? Eppure, quei primi cristiani hanno portato il vangelo dappertutto (Col 1:23). Se gli Ebrei si fossero scoraggiati più di tanto, allora il Tempio non sarebbe mai stato riedificato e gli uomini non vi avrebbero visto la gloria di Dio, nella persona di Gesù.

 

LA BASE SU CUI EDIFICARE CORRETTAMENTE IL TEMPIO DI DIO È LA SUA PAROLA

Il libriccino di Aggeo, seppure tale, è pieno delle due espressioni che seguono: «Così dice / parla il Signore degli eserciti» (1:2, 5, 7, 9; 2:4, 6, 7, 8, 9, 11, 23); «dice il Signore» (1:8, 13; 2:4, 14, 17, 23). Aggeo annuncia al popolo ebraico che

  • la volontà di Dio è stata manifestata,
  • egli agisce nella storia,
  • non è possibile evadere la sua Parola,
  • niente o nessuno può porsi alla pari di Dio,
  • occorre rimboccarsi le maniche e ascoltare e mettere in pratica la legge del Signore.

Carica di significato è l’espressione di Ag 1:12: «Diedero ascolto alla voce del Signore, del loro Dio, e alle parole del profeta Aggeo, secondo il messaggio che il Signore, il loro Dio, gli aveva affidato; e il popolo temette il Signore».

È impossibile edificare il tempio di Dio senza la sua Parola, senza il rispetto, l’amore e la comprensione della sua volontà. La pietra angolare della Chiesa, l’odierno tempio di Dio, è Cristo Gesù; il fondamento sono gli apostoli e i profeti (Ef 2:20): non si costruirà mai la Chiesa di Cristo senza il vangelo; non sussisterà alcuna Chiesa senza il vangelo e l’amore, invece, per le tradizioni umane. Qualunque chiacchiera umana è pari allo zero in confronto della Sacra Scrittura. Non si può professare l’amore per il Signore e seguire nel contempo l’uomo e i suoi precetti. Gli Ebrei dettero ascolto, al tempo di Aggeo, alla voce del Signore ed edificarono il Tempio. I cristiani, oggi, a chi danno ascolto? «Figlioli, non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità» (1Gv 3:18).

 

 Arrigo Corazza