PIETRO E LA DIFFICOLTÀ DELLE LETTERE DI PAOLO

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PIETRO E LA DIFFICOLTÀ DELLE LETTERE DI PAOLO

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«Considerate che la pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture» (2Pt 3:15-16).

 

* * *

 

La Bibbia ci è stata data dallo Spirito Santo per essere letta e applicata. La (antica?) concezione che soltanto determinate persone possano / siano in grado / debbano interpretarla è stata abbattuta dalla diffusione libera della Bibbia stessa dopo quegli impedimenti e costrizioni verificatisi saltuariamente nel corso dei secoli. Si è resa finalmente giustizia all’autonomia, grandezza, straordinarietà, magnificenza della Parola di Dio, che è infinitamente più importante delle interpretazioni che gli uomini ne danno. Gli uomini passano, le Sacre Scritture permangono (1Pt 1:24-25).

Dire che soltanto io posso capire e spiegare la Bibbia è un grave atto di presunzione, un palese attentato alla libertà altrui di porsi direttamente in contatto con il Signore. Nel lungo periodo, le “chiese” (viste nella loro storicità) nulla possono – alla prova dei fatti – contro la Sacra Scrittura. Ciò è davvero un paradosso, giacché le “chiese” dovrebbero essere per la Scrittura e con la Scrittura; ma la furbizia, malizia e amore di primazia dell’uomo concorrono spesso, nelle “chiese”, a mettere da parte la Bibbia e a magnificare quelle incrostazioni (“tradizioni”) che il Signore Gesù ci ricordava essere capaci di annullare la Parola di Dio (Mt 15:1-5). E dietro a ogni “tradizione”, spunta l’uomo, che è sempre lì, pronto a fare il suo per ottenere il suo, a scapito del Signore e del suo Regno.

Per principio il testo è sempre maggiore dei suoi interpreti. La Bibbia, la Divina Commedia, i Promessi Sposi saranno perennemente superiori ai loro esegeti, più o meno capricciosi secondo i tempi e i luoghi. Bisogna ammettere, tuttavia, che non si dà testo senza lettore e spiegazione. Il punto cruciale è dunque far sì che l’interpretazione umana non diventi superiore al testo stesso, ridimensionandolo o addirittura riducendolo al nulla. La facilità o difficoltà di un testo dipendono da molti fattori, che vanno attentamente valutati. Il primo fattore è estrinseco, esterno ed è sempre dato dalla risposta di chi legge (dalla sua cultura, dal suo alfabetismo. Insomma: dal suo essere storicamente capace di affrontare il testo); il secondo è intrinseco, interno: si tratta del contenuto dello scritto (in effetti, ci sono testi che paiono, obiettivamente, più complicati di altri). La Sacra Scrittura, per il lettore o studioso di oggi, non è un’opera semplice, sicché bisogna studiarla come si deve, con gli strumenti necessari e con un metodo e mentalità precisi, come si fa per qualunque altra opera letteraria (su questo vedi le interessanti considerazioni di Valerio Marchi, STUDIARE LA PAROLA DI DIO CON IL GIUSTO METODO, in questo sito, sezione Editoriale, 10 febbraio 2022).

All’inizio abbiamo citato due versetti dalla seconda lettera di Pietro, nei quali l’apostolo parla degli scritti di Paolo. Questi due versetti ci consentono di rilevare quanto segue (ricordiamo che 2Pietro è assai simile alla lettera di Giuda; entrambe si propongono di difendere strenuamente dagli eretici la fede una volta per sempre consegnata ai cristiani).

 

LA SAPIENZA PAOLINA

Paolo scrive secondo la sapienza (sophìa) che gli è stata data. Dunque, non si tratta del suo insegnamento ma di quello di Dio e dello Spirito Santo; Paolo, alla pari di ogni altro cristiano, ha a cuore soltanto la Parola del Signore, e distingue accuratamente quando esprime il suo pensiero (1Cor 7:25). La legge spirituale procede dal Signore e non dall’uomo. Tutto l’insegnamento biblico asserisce che questo è il cardine del rapporto tra Dio e l’uomo.

 

LA SAPIENZA PAOLINA A SCOPO RELIGIOSO E DIDATTICO

La sapienza di Paolo si nota in tutto il suo epistolario a scopo religioso e didattico («in cui tratta di questi argomenti», dice Pietro). Paolo avrà certamente prodotto altro materiale scritto (magari anche la lista della spesa), che non necessariamente potrebbe risultare interessante ai fini della fede. Pure in questo caso bisogna notare la differenza tra la Parola di Dio ai fini dell’edificazione spirituale e il resto della produzione letteraria dell’uomo, pur eccelsa che sia.

Un bell’esempio in tal senso ci viene dall’archeologia. Scavando la fiorente cittadina egiziana di Ossirinco ai tempi di Roma, gli studiosi ci hanno fatto scoprire, tra un insieme di testi in greco di varia natura (capolavori perduti della letteratura greca, frammenti di Vangeli censurati, ricevute di tasse, petizioni, lettere private, contratti, testamenti), anche liste della spesa; tutti questi papiri hanno consentito di riportare in vita un’antica città ellenistica in Egitto. Sui papiri di Ossirinco, vedi Peter Parsons, La scoperta di Ossirinco. La vita quotidiana in Egitto al tempo dei Romani, Carocci 2019.

 

DIFFICOLTÀ DEGLI SCRITTI PAOLINI

Anche Pietro fa giustamente notare che nelle opere di Paolo ci sono cose difficili a capirsi (pensiamo in particolare a taluni brani di Romani), che tuttavia non implicano per questo il rifiuto della sua produzione. A ben guardare, spesso nel nostro apprendimento culturale noi affrontiamo, in età e modi diversi, argomenti assai più difficili di quelli biblici.

 

IGNORANZA, FALSIFICAZIONE, INSTABILITÀ DEGLI ERETICI

A tutta prima, sorprende la presenza costante di eretici nel N.T.; non ci dovrebbero essere, ma poi ci si fa l’abitudine. Sappiamo che l’uomo fa di tutto per acquisire il potere spirituale (e non solo), soprattutto nella Chiesa di Cristo. Quindi, niente di nuovo sotto il sole.

  • Gli eretici sono ignoranti (àmathes) e travisano tutte le Scritture. È molto importante sottolineare come qui Pietro equipari gli scritti paolini ad altri già ritenuti ispirati dalla tradizione ebraica, annunciando inoltre la diffusione circolare delle epistole di Paolo già voluta dall’apostolo stesso in Col 4:16 («Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea»).
  • Gli eretici sono interpreti incompetenti del pensiero di Dio. Non solo incompetenti, ma anche pericolosi e colpevoli di pieno dolo.
  • Gli eretici sono soprattutto instabili (astèriktoi) e volubili: mutano bandiera secondo la propria convenienza. Sul loro insegnamento non si può costruire nulla di valido e durevole.
  • Gli eretici piegano le Scritture a loro piacimento per scopi unicamente propri (quali ottenere l’autorità e il dominio). Il greco streblòo (solo qui in tutto il N.T.) originariamente reca con sé l’idea del torturare, tormentare, volgere, torcere. Gli eretici stravolgono le Scritture in modo che ne risulti un senso errato, rendendola funzionale ai loro perversi disegni.
  • Gli eretici si scavano la fossa con le proprie mani: sono destinati alla perdizione eterna perché tormentano, torturano, travisano le Scritture. Perciò, non scamperanno al giudizio divino (Gd 1:4; 2Pt 3:7).

Questo tipo d’interpretazione, che strumentalizza la Bibbia, non solo non va affatto seguito dal cristiano ma va combattuto con tutte le forze a disposizione, a difesa della purezza della Parola di Dio, che deve rimanere tale. Della parola degli uomini i cristiani sono stufi.

 

Arrigo Corazza