LA DOMENICA, IL GIORNO DEL SIGNORE

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LA DOMENICA, IL GIORNO DEL SIGNORE

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BREVI RILIEVI STORICO-FILOLOGICI

Il termine “domenica” deriva dal latino dominica dies, “giorno del Signore”. Parimenti “donna” proviene dal latino domina, “signora, padrona”, divenuto domna nel latino volgare. Stranezze della storia: “domenica” e “donna”, due dei vocaboli più importanti nella sfera religiosa ed umana, configurano oggi due delle realtà meno rispettate.

È da notarsi come nell’elenco dei giorni della settimana, soltanto il settimo e il primo abbiano connotazioni risalenti all’ebraismo e al cristianesimo (“sabato” è dall’ebraico shabbàth, che significa “riposo”). Gli altri giorni recano invece titoli desunti dagli astri (Luna, Marte, Mercurio, Giove e Venere).

Sarebbe interessante esaminare come altre lingue esprimano i giorni settimanali, ma ciò ci porterebbe fuori strada (ad ogni modo, vedi l’inglese Sunday o il tedesco Sonntag, “giorno del Sole”; Giustino Martire [Apol. I,67,3] così chiama la domenica sulla scorta di costumanze pagane). La storia evidenzia che il riposo domenicale non ha niente a che spartire con quello sabatico degli Ebrei. Difatti, la domenica diventò festa civile solo grazie a due decreti di Costantino (morto nel 337), il quale proibì in questo giorno le sedute giudiziarie e i servizi dei militari. Soltanto in seguito, e molto lentamente, invalse l’uso di astenersi da ogni lavoro faticoso. Nel cattolicesimo l’obbligo di assistere alla messa nel giorno di domenica, considerata così festa di precetto, venne stabilito nel VI secolo.

Da quanto si è fin qui detto, emerge un fatto: in Occidente, la domenica è il giorno dedicato alla cura dello spirito e al Signore. Così, più o meno, pensarono e fecero per secoli e secoli gli uomini, fino a qualche tempo fa …

 

LE ESIGENZE DELLA SOCIETÀ MODERNA

I cittadini del mondo occidentale hanno raggiunto uno dei più alti livelli di vita che si siano mai conosciuti. Dal dopoguerra ad oggi, la crescita è stata potente e costante. Il cristiano non è contrario a tale progresso di natura socio-culturale, che comporta pregevoli acquisizioni e vantaggi largamente positivi per il genere umano (si pensi, ad esempio, ai risultati conseguiti dalla ricerca medica o tecnologica in genere); il cristiano è contrario al fatto che, nella società occidentale così fortemente industrializzata e così benestante, siano emerse nuove maniere di pensare e nuove condizioni e abitudini di vita tendenti ad esporre non solo la domenica ma tutto il “mondo di Dio” a nuove, pericolose e niente affatto gradite trasformazioni.

Vogliamo essere onesti? Allora diciamo che la società odierna, frutto di precise e oramai secolari ideologie anticristiane, è un mostro, una piovra tentacolare che distrugge tutto ciò che non le appartiene idealmente. La società moderna, che per sua impostazione è tendenzialmente atea, ha relegato Dio all’ultimo posto della sua gerarchia. Dominatore indiscusso ne è piuttosto il principio del benessere fine a sé stesso quale risultato di un lavoro al cui altare va sacrificata ogni cosa, anche e soprattutto l’esigenza religiosa del genere umano. La volontà di guadagno è uno schiacciasassi di terribile potenza, che non risparmia niente e nessuno. Il presente sistema è foriero di inclinazioni ideologiche e di conseguenti, pericolosissimi esiti: lo sfaldamento delle famiglie e il costante venire meno del senso di Dio e della Chiesa sono solo alcuni di questi risultati … Dunque, il cristiano non ama il presente sistema di cose, e per lui risulta sempre più difficile vivervi. Lo scontro è giornaliero ed assolutamente inevitabile.

Quanto alla domenica, bisogna riconoscere che neppure essa è sfuggita alla manipolazione del sistema che governa la mentalità e le abitudini dell’uomo occidentale in genere. La domenica è diventato l’unico giorno della settimana in cui a tutto si pensa fuorché al Signore Gesù Cristo. In effetti, è il momento dell’assoluta tranquillità (nella mattina domenicale le città italiane paiono abitate dai fantasmi, tanto sono quiete e prive di traffico. Tutti dormono … ma non in periodo estivo, quando si va al mare). È il momento dell’evasione, della distrazione o del puro riposo, agognato per l’intera settimana: oramai si va a lavorare il lunedì con il solo pensiero di dormire placidamente o di riposare durante il fine settimana. Una delle poche iniziative buone prese dall’uomo nel cristianesimo (concedere il riposo domenicale per motivi religiosi) è stata trasformata nella (e dalla) società odierna in un’espressione di rifiuto totale nei confronti di Dio e della Chiesa di Gesù.

 

L’ITALIA DELLO SCIACQUONE CON LA CATENA

È evidente, quasi “matematico”, che in un ambito del genere (privo della sua base fondamentale: il Vangelo) il compito di parlare del ravvedimento e della salvezza in Cristo Gesù sia diventato assai difficile. Piace pensare che, rispetto al presente, “appariva” sicuramente migliore un’altra Italia, l’Italia dell’immediato dopoguerra, l’Italia prostrata, l’Italietta del bagno sul ballatoio, dello sciacquone con la catenella, l’Italietta più povera ma più semplice. È diventato quasi sgradevole vivere in Italia, specialmente nei grandi centri urbani, degradati al punto che sappiamo. Allora si risale all’immagine felice di altri tempi (che per altri aspetti erano forse peggiori degli odierni). Disgraziatamente, quei giorni, nei quali si poteva ancora parlare di Gesù agli Italiani, non sono più. Speriamo tornino presto. E qui non si cade nella solita retorica del “si stava meglio quando si stava peggio”.

 

LA DOMENICA È IL GIORNO DELLA CHIESA

Il Signore ha convocato i credenti mediante il suo Vangelo (2Ts 2:14). Quest’invito avviene nella sua Chiesa, l’unico suo corpo (Mt 16:18; Rm 16:16; At 2:47; Ef 4:4), ossia nell’assemblea (dei chiamati fuori dal mondo) nel nome di Gesù (Mt 18:20; difatti, “chiesa” è dal greco ekklesìa, che significa “assemblea”). La prima riunione si ebbe in un primo giorno della settimana, cioè alla Pentecoste di At 2, con la discesa dello Spirito Santo e la creazione del nuovo ordine spirituale salvifico voluto da Dio (che prevede l’ascolto della Parola, la fede conseguente, il ravvedimento, la confessione del nome di Gesù, il battesimo nel suo nome e l’inserzione nel nuovo popolo di Dio, la Chiesa: cfr. At 2:1ss).

La Chiesa è dunque la riunione dei cristiani in un determinato luogo, al fine di adorare Dio tramite il Risorto. Tale raccolta di più individui è nel segno dell’unità della fede che li rende un solo corpo. La domenica è il giorno in cui i cristiani si trovano assieme, cioè comunitariamente, per celebrare la gloria di Dio e l’immenso suo amore dispiegato nel sacrificio del Signore Gesù. Il sentore e la memoria della grazia di Dio e di questo sacrificio non sono solo nella Cena, ma in tutto il culto alla presenza della Divinità. Chi diventa cristiano non vive più solitariamente o per sé stesso (2Cor 5:15), ma viene aggregato dal Signore alla Chiesa (At 2:47), ch’è sempre e soltanto locale.

Ogni Chiesa è tutta la Chiesa di Cristo, né più né meno. La Chiesa è un gruppo di cristiani (due o tremila, non fa differenza: cfr. Mt 18:20 e At 2:41) che si raduna in un determinato luogo (il “dovunque” di Mt 18:20) allo scopo di essere Chiesa, ossia corpo di Cristo (Col 1:18), per portare in quel posto la Parola di Dio, per recare testimonianza in quel posto, mediante il culto comunitario, della presenza di Dio in Cristo. Laddove esiste, la Chiesa di Cristo deve dare pubblica testimonianza, ogni domenica, dell’esistenza e della vitalità del Vangelo. Il convenire insieme dei fratelli a formare la Chiesa (1Cor 11:20) deve essere nella fede apostolica e nell’amore per costituire «un cuore solo e un’anima sola» (At 4:32).

 

LA DOMENICA È IL GIORNO DEL CULTO

I cristiani sono convocati dal Signore nel suo giorno per tributargli il culto di adorazione. Si tratta perciò di un solenne decoro, di un’immensa gioia, di una responsabilità enorme: i cristiani sono alla presenza dell’Onnipotente, che li giudicherà alla fine dei tempi, dopo la risurrezione dei morti. Servire Dio nel suo Regno è l’onore più alto concesso alla creatura umana. Occorre prepararsi ad incontrare la Chiesa e il suo Signore nella domenica. Tutta la Chiesa deve aspettare questo momento: chi serve con la Parola apprezzerà nel corso della settimana il momento dedicato alla preghiera, allo studio, all’apprendimento della Parola di Dio, in vista di predicarla o insegnarla alla congregazione, e altrettanto dicasi per chi dirige gli inni, per coloro deputati alla lode pubblica al Signore mediante la preghiera, e via dicendo fino ad esaurire le responsabilità nel culto.

 

LA DOMENICA È IL GIORNO DELLA FESTA

La gioia dei cristiani dovrebbe essere palese la domenica, durante la riunione ecclesiale. Trovarsi assieme, nonostante le difficoltà della vita, è un privilegio enorme, di cui non eravamo degni senza Cristo. Per noi dovrebbe essere sempre gran festa, con il Signore e tra noi. La vicinanza dei fratelli conferisce vigore al nostro debole spirito e fortifica in vista dello scontro settimanale col mondo. Per noi dovrebbe essere sempre festa grande perché ci avviciniamo a Dio con animo umile ma sincero, chiedendo il suo conforto e consiglio, che ci viene dato attraverso la Parola sua predicata santamente e biblicamente da coloro deputati a spezzarcela (la Parola è il nutrimento, il pane della vita dei cristiani). È festa perché possiamo

  • partecipare con la Chiesa, nuova creazione spirituale, alla Cena del Signore, ricordo della vita, della morte, della risurrezione e dell’ascensione al Padre di Gesù, segno che accompagnerà i credenti sino alla fine dei tempi;
  • pregare tutti assieme il Signore levando mani pure;
  • cantare con il cuore (e solo con il cuore, senza strumenti musicali) le grandi gesta di Dio; mediante la colletta, possiamo sentirci ed essere parte del lavoro della Chiesa volto alla conversione di peccatori quali eravamo noi nel passato, ed aiutare i fratelli nel bisogno;
  • confessarci vicendevolmente i peccati pregando gli uni per gli altri (Gc 5:16);
  • vivere nella pace di Cristo;
  • essere e sentirci parte della famiglia di Dio, colonna e base della verità (1Tm 3:15).

Tuttavia, questa gioia e questa pace, esistono solo se siamo nella carità che gioisce con la verità (1Cor 13:6). Qualora non avvertissimo più tali sentimenti, dovremmo prontamente correre ai ripari, indagando nel nostro spirito sulle cause della nostra infelicità spirituale e rivolgendoci a Dio e alla fratellanza per l’aiuto necessario. Il Signore aiuterà tutti noi, se a lui ci rivolgiamo con animo puro.

 

LA DOMENICA È IL GIORNO DELLA FEDELTÀ, DELLA MISSIONE E DELLA TESTIMONIANZA.

La Chiesa, radunandosi al cospetto di Dio e della cittadinanza, continua l’opera del Maestro. Tutti i credenti convenuti debbono avvertire questa responsabilità verso i non credenti eventualmente presenti all’assemblea cultuale. Paolo dichiara (cfr. 1Cor 11:26) che tramite la nostra Pasqua settimanale (1Cor 5:7), cioè la Cena del Signore, viene annunciata la morte del Signore: si tratta dunque di una vera e propria evangelizzazione compiuta dall’intera assemblea, che così rende noto al mondo le ragioni della sua fede in Cristo. Questa testimonianza durerà sino alla fine del presente sistema. Facciamo sempre attenzione al nostro comportamento durante l’assemblea: gli altri ci osservano con giusto spirito critico (cfr. 1Cor 14:23). Guai a scandalizzare!

Il nostro culto a Dio, se rivolto in spirito e verità, in semplicità, ha una potenza devastante contro Satana e riesce a penetrare nell’intimo di chi cerca la salvezza in Gesù. Dobbiamo sempre essere pronti, individualmente e collettivamente, a glorificare il nome di Dio e a far sì che chi non lo conosce possa fare altrettanto. Prepariamoci al meglio delle nostre possibilità. Dio non ci chiede conto di quel che non possiamo fare, ma di quel che possiamo o dobbiamo fare.

Il culto domenicale deve essere condotto nella pace, nella verità, nello Spirito, nell’intensità della partecipazione di ogni singolo credente in modo da costituire un cuore solo da molti cuori, nella responsabilità che, seppure divisa tra i singoli, sia sentita da tutti i credenti. Deve essere un culto condotto nell’amorevole, gentile, educata accoglienza tra i cristiani e verso i visitatori, anche non credenti, sì da infondere in loro il rispetto per Dio e per il Vangelo, «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1:16).

Testimoniare della fede in Cristo è l’onore più alto che sia stato concesso ai credenti in lui: essi non dovrebbero mai dimenticarlo. Quanto alla domenica, facciamo sì che essa sia e rimanga quale il Signore l’ha voluta per i cristiani: un giorno di celebrazione, un giorno di festa, specialmente un giorno di testimonianza, chiara ed efficace, a questa società vittima di Satana.

 

Arrigo Corazza (2008)