IL CULTO DELLE IMMAGINI E LA BIBBIA

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8 Aprile 2024
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IL CULTO DELLE IMMAGINI E LA BIBBIA

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IL CULTO

Il termine “culto” deriva dal latino cultus, participio passato di còlere (“curare”, “coltivare”, “ossequiare”, “venerare”). Secondo la teologia cattolica esistono tre specie di culto:

latrìa (adorazione diretta soltanto a Dio);

dulìa (venerazione che spetta ai santi per le loro opere);

iperdulìa (venerazione speciale a Maria, la madre di Gesù).

Esiste poi una sottodivisione in “culto assoluto”, rivolto soltanto a Dio, e “culto relativo”, dovuto ad immagini e reliquie. Abbiamo a che fare, pertanto, con una dottrina complessa che, purtroppo, il popolo non conosce a fondo, facendone oggetto di enorme confusione. È così che tutto va bene, purché si adori in qualche modo …

Invece è importante e significativo notare che, a differenza dei molti culti proposti dal cattolicesimo, il Vangelo parla di un solo tipo di culto: il culto a Dio. Questo è quanto affermò Gesù allorché venne tentato da Satana: «Di nuovo il diavolo lo condusse sopra un monte altissimo, e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, tu mi adori”. Allora Gesù gli disse: “Va’, o Satana, perché sta scritto: Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il culto”» (Mt 4:8-10). Gesù disse alla Samaritana di adorare il Padre in spirito e verità (Gv 4:23-24).

 

IL CULTO DELLE IMMAGINI

Il culto delle immagini venne sancito ufficialmente dal Concilio di Trento (1545-1563). Prima del Concilio di Trento molti cattolici si erano schierati contro tale pratica, che si manifestò nettamente quando i sovrani romani, da Costantino in poi, gradualmente fecero del cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero provocandone la corruzione grazie all’infiltrazione di tradizioni e riti idolatrici. I pagani avevano innumerevoli dèi; anche i cattolici hanno edificato il fantastico mondo dei numerosi santi. I pagani erigevano ovunque statue delle loro divinità; lo stesso accad(d)e nel cattolicesimo.

Il Concilio di Trento ha ribadito ed approvato il concetto secondo cui le immagini altro non sono se non un mezzo atto ad avvicinare il credente alla divinità. Ora, va detto sotto l’aspetto storico che il credente cattolico non ha mai compreso a fondo questo principio, dando vita, viceversa, a forme di superstizione e d’idolatria tali da far rimpiangere le antiche feste e processioni pagane. I non cattolici sono soliti dire che se Gesù, Paolo e gli apostoli visitassero oggi la basilica di S. Pietro a Roma si spaventerebbero a morte. È assai triste rilevare come tale disagio sia avvertito da chiunque apra, legga e pratichi la Bibbia ma venga totalmente dimenticato dai cosiddetti “Papi infallibili”.

 

LA BIBBIA CONTRO IL CULTO DELLE IMMAGINI

Dio parlò chiaramente al popolo ebraico in modo da allontanarlo da ogni idea idolatrica e da ogni tentazione di “costruire” e di “adorare” qualche divinità: «Or dunque, siccome non vedeste alcuna figura il giorno che il Signore vi parlò in Horeb [Sinai] in mezzo al fuoco, vegliate diligentemente sulle anime vostre, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita, la rappresentazione di qualche idolo; la figura di un uomo o di una donna, la figura di un animale» (Dt 4:15-16). Bisogna inoltre ricordare che Dio odia qualunque forma di idolatria, anche quella rivolta a lui: si ricordi il vitello d’oro citato in Es 32, vitello ch’era rappresentazione del Signore. Il che significa, in altre parole, che, così allora come oggi, non basta dire: «importante è adorare Dio, purché lo si adori», ma «importante è adorare Dio solo secondo la sua volontà”.

Il profeta Isaia, ironizzando molto pesantemente, derise coloro che costruivano statue di legno o di altro materiale, per poi inginocchiarsi dinnanzi ad esse a pregare: «Si tagliano i cedri, si prendono gli elci, le querci, si fa la scelta tra gli alberi della foresta, si piantano i pini che la pioggia fa crescere. Poi tutto questo serve all’uomo per fare il fuoco, ed egli ne prende per riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un dio e l’adora, ne scolpisce un’immagine dinanzi alla quale si prostra. Ne brucia metà nel fuoco, con l’altra metà allestisce la carne, ne cuoce l’arrosto e si sazia. Ed anche si scalda e dice: “Ah, mi riscaldo, godo nel vedere questa fiamma!”. E con ciò che avanza si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, l’adora, lo prega e gli dice: “Salvami, poiché tu sei il mio dio!”. Non sono nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi perché non vedano e il cuore perché non comprendano» (Is 44:14-18).

Anche il N.T. ribadisce a più riprese e decisamente la condanna dell’idolatria (1Ts 1:9; 1Cor 10:14, 25-30; 2Cor 6:16; Gal 5:20; 1Gv 5:21; Ap 21:8; 22:15).

 

Arrigo Corazza