ANDREA, IL PRIMO DISCEPOLO DEL SIGNORE

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ANDREA, IL PRIMO DISCEPOLO DEL SIGNORE

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«Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!».  I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: “Che cercate?”. Ed essi gli dissero: “Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?”. Egli rispose loro: “Venite e vedrete”. Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno. Era circa la decima ora. Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” (che, tradotto, vuol dire Cristo); e lo condusse da Gesù» (Gv 1:35-42).

 

* * *

 

Andrea è un personaggio neotestamentario che appartiene idealmente al novero di coloro i quali, all’interno di un qualsivoglia gruppo, si caratterizzano per l’ottima disposizione a mettere al servizio altrui, cioè del collettivo, le proprie normali qualità. Le persone “geniali” e quelle “normali” tendono a incontrarsi. Le une hanno bisogno delle altre. Difatti, la storia non si fa soltanto con i geni, con gli eletti, con i grandi avvenimenti: la storia, che poi altro non è se non la ricostruzione della vita stessa, si fa con tutti gli uomini, buoni e cattivi, intelligenti e no. Come Andrea, anche molti cristiani sono umili e ordinari soldati di Cristo (Ef 6:11ss; 1Ts 5:8), credenti modesti, dei quali si compiace il Signore. La Chiesa di Cristo, dal 30 d.C. in avanti, si è irraggiata per ogni dove grazie a quella massa enorme di cristiani anonimi, soldati semplici sì, ma pure sinceri, fedeli, coraggiosi, pronti, impegnati sempre in prima linea. Il modello di cristiano di tal fatta è Andrea, l’apostolo di Cristo Gesù.

 

LE FONTI NEOTESTAMENTARIE SU ANDREA

Non sono né molto numerose né complete; esse provengono unicamente dai vangeli e dagli Atti degli Apostoli (Mt 4:18; 10:2; Mc 1:16, 29; 3:18; 13:3; Lc 6:14; Gv 1:40-44; 12:22; At 1:13). Quanto all’aspetto cronologico, le fonti non ci rivelano né l’anno di nascita, né quello di morte di Andrea: difatti, siamo in grado di seguire, della sua vita, soltanto l’arco di tempo compreso tra l’inizio della predicazione del Battista (circa 28 d.C.? Cfr. Lc 3, dove ricorre l’unica data nel N.T.: il quindicesimo anno del principato di Tiberio, asceso al trono nel 14 d.C.) e il giorno di Pentecoste del 30 (?) d.C., che segna l’origine della Chiesa. Dunque, all’incirca, solo un triennio: ma vedremo ch’esso ci rivela tutta la bontà e le caratteristiche peculiari della personalità di Andrea.

 

ANDREA PRIMA DELL’INCONTRO CON GESÙ

Sebbene palestinese, Andrea portava un nome greco (Andrèas = virile): il che non era insolito quando si consideri la cultura esistente nella terra dalla quale proveniva, la Galilea, notoriamente aperta agl’influssi dell’ellenismo (a quanto pare, Andrea, insieme con Filippo, fu l’unico del gruppo apostolico ad avere un nome greco). Ed appunto della Galilea, per l’esattezza di Betsaida (= casa del pesce), lungo le rive del lago di Gennesaret è nativo il nostro personaggio, il quale ha un fratello testardo ma capace: Pietro. Figli di Giona o Giovanni (Mt 16:17; Gv 1:42; 6:8; 21:15-17), ambedue sono pescatori a Cafarnao (Mt 4:18; Mc 1:16), ove stringono sodalizio economico con altri due fratelli: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo (Lc 5:10). A Cafarnao, Andrea vive con Pietro, che è sposato (Mc 1:29-31; non sappiamo se lo fosse anche Andrea).

 

ANDREA NEL N.T.

Andrea fu il primo discepolo di Gesù. Il resoconto della sua chiamata (e degli apostoli), quale viene presentato dai sinottici (Mt 4:18-22; Mc 1:16-20; Lc 5:1-11), ci rivela che il discepolato di Andrea si è articolato in tre fasi. Vediamole in dettaglio.

LA PRIMA FASE

Comprende l’incontro con Gesù e la sequela in Galilea, Giudea e Samaria. La monotona esistenza del pescatore di Betsaida viene sconvolta dal fuoco che investe Israele: Giovanni Battista. Questo mirabile, strano uomo di Dio scuote le coscienze degli Ebrei, da molto tempo in attesa di un genuino inviato del Signore (Yhwh). Giovanni non è il Messia, e lo sa. La sua funzione, pertanto, consiste nel preparare, quale nuovo Elia (Lc 1:17), la strada al Cristo. Come avrebbe potuto rimanere insensibile a tale strabiliante annuncio Andrea, uomo dalla religiosità sana? Dalla Galilea, egli, pervaso di vero interesse per la novità apportata dal Battista, si sarà volto verso Betania di là dal Giordano (Gv 1:28), probabilmente insieme con un folto gruppo di fedeli, tra i quali Pietro, Filippo, Natanaele di Cana (Gv 1:35-51; 21:2) e, chissà, confuso nella moltitudine, un tale Gesù da Nazareth. Andrea diventa discepolo del Battista e quando questi annuncia l’avvento dell’Agnello di Dio (Gv 1:35), annuncio che segue quello del giorno prima, il nostro personaggio, con il piglio che lo contraddistingue, si pone al seguito di Cristo, accompagnandosi con un altro anonimo discepolo del Battista (sarà Giovanni l’apostolo, l’amico prediletto del Maestro?). Entrambi, invitati a dimorare con Gesù, trascorrono con lui quella giornata. Giovanni l’evangelista, a circa settant’anni di distanza dal fatto, rammenta trattarsi della decima ora (le quattro del pomeriggio), a indicare l’importanza del momento. Assai presto, forse il giorno dopo, Andrea trova suo fratello Simon Pietro e lo conduce a Cristo. A quanto ci è dato sapere, Andrea, dunque, fu il primo discepolo di Gesù e nel contempo il primo a riconoscere la sua messianità e ad accrescere, grazie all’immissione di Pietro, il corteo del Signore. Potremmo supporre la presenza di Andrea, sebbene non espressamente avvertita dall’autore sacro, in Galilea (nozze di Cana: Gv 2; in Cafarnao: 2:12), in Gerusalemme per la Pasqua (2:13), alla somministrazione del battesimo in Giudea (3:22; 4:2), in Samaria (4:5).

SECONDA FASE

La seconda fase consiste nel ritorno in Galilea. Qui Andrea riprende la sua antica attività di pescatore, finché il Signore lo chiama, dopo che Giovanni Battista viene imprigionato da Erode (cfr. Mc 1:14; Mt 4:12). La vocazione è descritta in Mc 1:16-18 e in Mt 4:18-19 (vedi anche Lc 5:1-11).

TERZA FASE

Dopo un periodo di tempo trascorso in compagnia di Gesù (durante il quale nella casa sua e di Simone ha luogo la guarigione della suocera di Pietro: Mc 1:29; cfr. Mt 8:14-15; Lc 4:38-39), la chiamata di Andrea giunge a consacrazione con la sua nomina al rango apostolico (Mt 10:2; Mc 3:18; Lc 6:14; At 1:13). A proposito di questi cataloghi di apostoli, è interessante notare che Andrea risulta sempre collocato nella prima quaterna (segnatamente, al secondo posto da Matteo e Luca; al quarto posto da Marco e Atti), assieme a Pietro, Giacomo e Giovanni. Sappiamo dai sinottici che Gesù aveva una cerchia intima, costituita proprio da Pietro, Giacomo e Giovanni (Mt 17:1; 26:37; Mc 5:37; 9:2; 14:33; Lc 8:51; 9:28). In una sola occasione, ci dicono le fonti, Andrea fa parte di questo gruppo, allorché sul Monte degli Ulivi il quartetto rivolge a Gesù alcune domande relative alla distruzione di Gerusalemme (Mc 13:3-23; Mt 24:3-28; Lc 21:5-24). Da tutto ciò sembra potersi dedurre solo la prossimità e non l’appartenenza di Andrea al trio prediletto dal Signore.

Gli altri fatti che lo videro protagonista sono la moltiplicazione dei pani per cinquemila uomini (qui la decisione del suo carattere splende dinnanzi allo scoramento di Filippo: egli prontamente porta a Cristo il ragazzo in possesso di cinque pani e due pesci: cfr. Gv 6:1-9) e l’incontro, a Gerusalemme, con alcuni Greci che chiedevano di vedere Gesù. Ancora una volta Filippo, interpellato dapprima da costoro, palesa una certa indecisione e rimette nelle mani di Andrea la questione. È da presumere che i Greci avvicinassero Filippo e Andrea a motivo della loro vicinanza alla lingua greca (cfr. Gv 12:20-22). Qui si chiudono le notizie accertate su Andrea.

 

ANDREA NELLA TRADIZIONE EXTRABIBLICA

Anche Andrea non poteva sfuggire all’abbraccio della tradizione extrabiblica. Andrà immediatamente notato che si tratta di dati incontrollabili, lucertole sfuggenti, che non reggono a una severa critica storica. Essi iniziano già nel II secolo e descrivono l’attività di Andrea come svoltasi in special modo in Oriente: sicché egli avrebbe predicato nella Scizia (ecco perché Andrea è il santo patrono della Russia), Cappadocia, Ponto, Bitinia, Galazia, Lidia, Epiro, Macedonia, Tracia e Grecia (cfr. Eusebio, Hist. eccl., 3, 1; Gerolamo, Epist. 54 ad Marcellam; Teodoreto, In Ps., 116; Niceforo, Hist. eccl., 2, 39). E proprio in Grecia (per l’esattezza in Acaia, a Patrasso), sotto il proconsolato di Egea, Andrea sarebbe morto il 30 novembre 60, crocifisso su un legno a forma di aspo (donde la croce di S. Andrea; la notizia del suo martirio proviene dagli Atti e dal Martirio omonimi, che praticamente non ci sono giunti, salvo pochi frammenti, peraltro conservati qua e là). Più interessante appare, invece, la notizia fornita dal Canone o Frammento Muratoriano.

Si tratta di un antico elenco di scritti neotestamentari, mutilo all’inizio e forse alla fine, redatto nella seconda metà del II secolo (come si evince dalle linee 72-73) forse in ambiente romano. Il ritrovamento di questo catalogo, composto in un latino barbarico, va ascritto a quell’abile studioso ed erudito che fu Ludovico Antonio Muratori, così benemerito della cultura italiana. Muratori, sacerdote, morto a Modena il 3 gennaio del 1750, scoprì il manoscritto nel 1740 nella Biblioteca Ambrosiana, ove era stato trasportato dal celebre monastero di Bobbio (Piacenza), fondato da Colombano – il famoso monaco irlandese – nel 614, al tempo della reggenza del barbarico sovrano longobardo Agilulfo e della bàvara Teodolinda.

Nel Frammento Muratoriano si dice che il Vangelo secondo Giovanni sarebbe stato scritto dietro impulso di Andrea, depositario di una rivelazione divina: «Il quarto degli Evangeli [è quello] di Giovanni, [uno] dei discepoli. Poiché i suoi condiscepoli e vescovi lo esortavano, disse: “Digiunate con me per tre giorni da oggi, e ci racconteremo a vicenda ciò che ad ognuno verrà rivelato”. In quella stessa notte fu rivelato ad Andrea, [uno] degli apostoli, che Giovanni doveva mettere tutto per iscritto in nome proprio, mentre tutti lo] avrebbero esaminato». Vera o falsa che sia, questa notizia è in armonia con quanto sappiamo del carattere e dell’opera di Andrea.

Degna di nota è anche la storia delle reliquie di Andrea, le quali, traslate da Patrasso a Costantinopoli sotto Costanzo (356), sarebbero poi giunte ad Amalfi nel XIII secolo, a San Pietro in Roma nel 1462, a Fondi, a Nola, a Milano, a Rouen (Francia), in Scozia (dove, secondo una tarda tradizione, S. Regolo portò un braccio. Il bastimento recante tale reliquia, colò a picco in una baia della Scozia orientale, detta per questo: “Baia di S. Andrea”). Il povero Andrea, già patrono della Russia e della Grecia, dovette perciò esserlo anche della rude Scozia. Nel nostro paese, l’apostolo ha ricevuto speciale venerazione nella bella Ravenna. La sua festa cade il 30 novembre.

 

IL BUON CARATTERE DI ANDREA

Nella liturgia bizantina Andrea vien detto protòkletos, il primo chiamato. Nessuno più di lui merita tale titolo, se consideriamo che fu anche il primo a riconoscere la messianicità di Gesù (ovviamente, fatta eccezione per il Battista) e il primo a convertire al Maestro un altro uomo, tanto peccatore quanto lui: suo fratello Simone. Basterebbe considerare solo questa realtà per lodare l’opera di Andrea (quando mai noi abbiamo spinto verso il Signore qualcuno, in specie i nostri parenti, che sono sempre gli ossi più duri?).

In conclusione: se noi sapremo chiedere alle fonti di rivelarci le caratteristiche d’Andrea, allora il suo buon carattere emergerà con una certa distinzione. Abbiamo a che fare con un uomo sincero, pieno di fedele, devota e profonda aspettativa messianica, che trova compimento in Gesù di Nazareth. Quando Giovanni Battista afferma di Gesù: «Ecco l’Agnello di Dio», Andrea, venuto dalla Galilea per seguire lo stesso Giovanni, non indulge e segue Gesù il Messia: è veloce, pratico nelle sue decisioni, come si deduce anche dalla moltiplicazione dei pani e dal colloquio con Filippo circa la richiesta dei Greci di vedere Gesù. Davanti a noi vi è un uomo che non pare rimbecillito dalla tradizione, ma che viceversa si dimostra aperto e pronto ad attingere alla verità di Dio in Cristo; un uomo coraggioso nelle sue convinzioni, desto ed attento ad afferrare la vita eterna, e pertanto sempre pronto a dividere questa sua gioia con altri. Insomma, un credente sempre impegnato a recare al Maestro i peccatori, e dunque un uomo influente, seppure non tanto quanto Pietro o Paolo o altri: non il generalissimo, né parte della cerchia intima del generalissimo, ma piuttosto un soldato, un ottimo soldato, che si accontenta di giocare un ruolo modesto, ma denso di risultati pratici; un uomo d’azione, sempre disponibile, sempre pronto a rispondere: «Sì, o Signore!». Proprio come vuole il Cristo. 

 

Arrigo Corazza