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CHI SONO I MIEI FRATELLI?

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«Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8:21).

 

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«Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio» (2Gv 1:9).

 

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Il cristiano divide la fede in Cristo solo con chi dimora nella sua dottrina (2Gv 9).

 

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La comunione tra cristiani è fondamentale. Il discepolo del Signore sa che la Chiesa di Dio è diffusa in tutto il mondo fin dal giorno di Pentecoste descritto da At 2 (30 o 33 d.C.). E fin da allora, i cristiani si sono sempre cercati perché ritengono di condividere una fede preziosissima – così eccellente da non volerla certo dare in pasto a cani e porci, che non la possono apprezzare, come invece può e fa il cristiano che vive in Spirito e per lo Spirito. Di conseguenza, in proposito occorre prestare la massima attenzione al fine di non cadere in situazioni spiacevoli. Il mondo religioso che ci circonda non è tanto bello, buono e pulito quanto tende a far credere, dal momento che in esso non mancano certo diserzioni di fede, opportunismi, prevaricazioni, violenze inammissibili, assoluta mancanza di carità e via dicendo (la storia del cristianesimo ne è piena).

Il cristiano secondo il N.T., con coraggio e cognizione di causa, intende intervenire nell’attuale discussione religiosa difendendo (sempre e soltanto) le ragioni di Dio, le uniche in grado di riconciliare l’uomo con se stesso, con il prossimo e con il Creatore.

I cristiani, predicando il Vangelo in ogni parte dell’universo (Col 1:6,23), si trovano sempre di fronte a innumerevoli problemi causati da dottrine umane annunciate, a loro volta, dai missionari del demonio… In queste circostanze, diventa spesso assai difficile capire bene come stiano le cose. L’unico punto saldo a cui ancorarsi è la Parola di Dio. Il cristiano ha rivolto il suo cuore a Cristo: Egli è il Signore, che ha sofferto per ciascun credente (Gal 2:20) e ha dato la sua Parola per la conversione e il ravvedimento dei peccatori.

Compito del cristiano è predicare e praticare la dottrina del Signore Gesù (vedi 2Gv 9), non essendo in alcun modo progressista nel servizio della predicazione. È davvero assai difficile dire chi sia veramente fedele a Cristo e chi no, soprattutto nel breve termine. Difatti, solo l’esistenza del credente, vista nel suo insieme (più o meno lungo), può testimoniarlo. Altrettanto bisogna affermare circa la vita di ciascuna chiesa.

Dunque, solo la dottrina seguita e praticata dall’individuo e dalle chiese può far capire se si è e si rimane fedeli a Cristo. E questo si capisce non grazie alle nostre forze umane, ma unicamente grazie alla Parola di Dio, che ci rende capaci di discernere chi è nella verità e chi non è nella verità (leggi attentamente 3Gv 12, dove “verità” corrisponde a “Vangelo”, a “Cristo”, a “salvezza”).

È ovvio (e assolutamente biblico) affermare che la comunione tra cristiani è possibile solo in presenza della mutua dimora nella verità di Cristo, nella dottrina di Cristo, espressa una volta per sempre nelle Sacre Scritture. Basta leggere il Vangelo di Giovanni e le sue tre lettere per accorgersi di questo dato di fatto, ossia che la comunione può esistere soltanto nella verità.

Noi non possiamo dire quante siano e dove siano le vere Chiese di Cristo (il nome “Chiesa di Cristo”, di per sé, senza dottrina del Signore, non garantisce e non significa niente …). Incontrando i battezzati, parlando con loro, vivendo con loro, dividendo con loro il prezioso tesoro spirituale costituito dal Vangelo, possiamo capire (sempre e solo attraverso il filtro del N.T.) se essi siano nella verità e vivano in funzione di essa. Soltanto sapendo che cosa i cristiani pensano su tutti i principali problemi della fede si può avere la sicurezza della fedeltà e della comunione scritturali. Non v’è altra sicura soluzione. Per far questo bisogna, però, conoscere la Parola di Dio per evitare di scadere nell’errore (Mt 22:28).

 

Arrigo Corazza