LA PASQUA CATTOLICA, INUTILE FRAMMENTAZIONE DELLO SPIRITO
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COLLABORATORI, NON PADRONI

1 aprile 2024

 

DUE BRANI SIGNIFICATIVI (1Corinzi 3:5-7; 3Giovanni 1:9-10)

«Che cos’è dunque Apollo? E che cos’è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere!» (1Cor 3:5-7).

«Ho scritto qualcosa alla chiesa; ma Diotrefe, che aspira ad avere il primato tra di loro, non ci riceve. Perciò, se vengo, io ricorderò le opere che fa, sparlando contro di noi con parole maligne; e non contento di questo, non solo non riceve egli stesso i fratelli, ma a quelli che vorrebbero riceverli impedisce di farlo, e li caccia fuori dalla chiesa» (3Gv 1:9-10).

 

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Come in tutti gli aspetti della vita quotidiana, anche in quella del Regno il tempo si rivela impietoso, mettendo a nudo vittorie o sconfitte, qualità spirituali o carnali, ciò che si è fatto di bene o di male rispetto alla volontà di Dio. A ben guardare, infatti, anni o addirittura decadi di militanza nella chiesa non comportano automaticamente avere una fede matura, che è invece il frutto della pratica spirituale quotidiana basata sulla Parola del Signore. Seppure cristiani da molti anni, possiamo risultare acerbi.

Nel flusso della loro storia i credenti in Cristo, trascurando quei valori spirituali che avrebbero dovuto guidarli alla salvezza eterna, hanno sovente manifestato faciloneria e carnalità grazie a una attitudine “pagana”, cioè circoscritta alla superficie delle cose e al capriccio del divenire storico, senza veri e biblici approfondimenti sui fondamenti della fede (i “pagani” non avevano testi sacri paragonabili all’Antico e al Nuovo Testamento). A riprova di quanto appena detto, si pensi soltanto all’ingiusta preferenza accordata a questo o a quel predicatore, a questo o a quel fratello, come ci ammonisce Paolo in 1Cor 3:5-7. Talora ci si è davvero ingannati sull’ufficio dei ministri nella Chiesa.

Verso la fine del I sec. d.C. l’apostolo Giovanni era costretto a combattere contro Diotrefe e le sue tendenze accentratrici (1Gv 3:9: philoprotèuo φιλοπρωτεύω, “voler essere il primo”: solo qui nel N.T.). E sembrerebbe che proprio in quello stesso giro di anni inizi a palesarsi il cosiddetto “episcopato monarchico” che sconvolge l’ordinamento ministeriale collettivo maschile voluto dal Signore circa il governo della chiesa locale. Si passa da un gruppo di anziani / vescovi / pastori al controllo di uno di essi sugli altri. Quindi, un vescovo (epìskopos) si erge sugli altri anziani (presbýteros, donde l’italiano “prete”), sì da avere “il vescovo e i preti” della tradizione cattolica (a cui poi si aggiungeranno i “diaconi”). Nella lunga gittata queste inclinazioni assolutiste hanno portato, nella chiesa, all’acquisizione di un forte potere religioso da parte di astuti personaggi. Occorre, pertanto, fare molta attenzione al rispetto delle competenze ministeriali stabilite dallo Spirito Santo nel N.T.

 

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Sulla terminologia dei ministri citati nel N.T., si veda in questo sito, sezione CHIESA DEL N.T. del 18 settembre 2021 (o clicca qui sotto).

https://www.chiesadicristoinpisa.it/i-ministeri-nella-chiesa-la-terminologi/

 

Arrigo Corazza