COME INTENDERE E INTERPRETARE LA BIBBIA

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COME INTENDERE E INTERPRETARE LA BIBBIA

1 ottobre 2021

 

«Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: “Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?”. Egli rispose: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai”. Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?» (Lc 10:25-29).

 

* * *

 

L’IMPORTANZA DELLE NOSTRE DOMANDE

Se è vero che in Lc 10:25 l’insegnante della legge mosaica aveva posto al Signore la domanda con un intendimento perverso (non in virtù di un genuino interesse, ma solo per metterlo in difficoltà), è altrettanto vero, però, che il quesito in sé, era – e rimane – il migliore in assoluto fra quelli che possono essere rivolti a Dio. È la madre di tutte le richieste. Anche un giovane facoltoso (che purtroppo non volle poi fare i sacrifici necessari per seguire Gesù) domandò: «Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 18:18).

In mezzo a coloro che ascoltarono la prima predicazione della Buona Notizia dopo la risurrezione e ascensione di Cristo (sette settimane più tardi, durante la Pentecoste ebraica), ci fu chi domandò a Pietro e agli altri apostoli: «Fratelli, che dobbiamo fare?» (era sottinteso: per rimediare al nostro peccato, alla crocifissione di Gesù, e quindi per salvarci); Pietro disse loro di ravvedersi e di ricevere il battesimo per avere perdonati i peccati e ricevere, in tal modo, il dono dello Spirito Santo (At 2:27-28). Un carceriere di Filippi, sconvolto da quel che era accaduto nella prigione sottoposta alla sua custodia, chiese a Paolo e Sila: «Signori, cosa devo fare per essere salvato?» (At 16:30). Così facendo poté avere accesso al regno di Dio.

A ben guardare, tutte queste domande ricevettero degna accoglienza: Gesù rispose tanto al dottore della legge, quanto al giovane ricco (in proposito si vedano i rispettivi contesti); Pietro replicò prontamente ai primi convertiti della Pentecoste, e Paolo e Sila fecero altrettanto nei confronti del carceriere. Tutto ciò ci fa comprendere che il discepolo è, essenzialmente e prima di tutto, uno che pone domande, che ascolta attentamente le risposte e che cerca di mettere in pratica quanto gli viene richiesto: «Allora i suoi discepoli gli domandarono che cosa significasse quella parabola …». Gesù, parlando ai discepoli, fece chiaramente capire che solo continuando a porre domande, e prestando attenzione alle risposte, era possibile «conoscere i misteri del regno di Dio» (Lc 8:9-10).

 

COME TROVARE LE RISPOSTE

Ogni volta che poniamo domande sul come trovare la salvezza, su cosa dobbiamo fare per essere salvati, Dio ci risponde. Come? Attraverso la Sacra Scrittura. Vale sempre, infatti, la contro-domanda che egli rivolge a ciascuno di noi: «Che cosa sta scritto nella legge [di Dio]? Come leggi?». Il Signore ci chiede di cercare la risposta nella sua Parola e di applicarla alla nostra personale situazione, sforzandoci di capire che cosa dobbiamo concretamente credere e fare per esser- gli graditi, per poterlo seguire, per giungere alla meta eterna.

Nel suo Vangelo, l’apostolo Giovanni afferma: «Queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome» (Gv 20:31). Al giovane evangelista Timoteo, Paolo ricordava che le Scritture avevano il potere di renderlo «savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo», spiegando inoltre che «tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera» (2Tm 3:15-17).

Autorità biblica concretamente significa che per ogni convinzione di fede il discepolo – se vuole essere veramente tale – deve porre domande sensate (essenziali, fondamentali, chiare, spirituali) e cercare le risposte unicamente nel perimetro della rivelazione divina, sapendo bene che «chi va oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Dio; chi dimora nella dottrina di Cristo, ha il Padre e il Figlio» (2Gv 9).

Che cosa devo o non devo credere rispetto a questo o quell’argomento? Che cosa devo o non devo fare per ottenere il perdono dei miei peccati? Come devo o non devo comportarmi in questa o quest’altra circostanza? Come devo o non devo adorare Dio? Che cosa deve o non deve fare la Chiesa di Cristo? Per ognuna di queste e simili domande il discepolo deve rivolgersi sempre all’Unico Signore e Maestro (Mt 23:10), il quale, tramite la Bibbia, continuamente gli chiede: «Come sta scritto nella mia legge? Che cosa capisci?».

 

L’ESEMPIO DI GESÙ

Ancora una volta, il Signore Gesù si propone come modello da imitare. Al riguardo presentiamo quattro esempi, consigliando al lettore di leggere gli interi contesti ai quali si fa riferimento.

MATTEO 4:11

Satana tentò Gesù citando le Sacre Scritture a proprio piacimento. Gesù ribatté colpo su colpo alle tentazioni, sempre facendo riferimento correttamente e opportunamente alle Scritture per motivare il proprio operato, e sempre iniziando le citazioni in questo modo: «Sta scritto …». Se ciò che crediamo e facciamo è genuinamente basato su quanto sta scritto nella Bibbia, va bene, altrimenti no. Se citiamo la Bibbia male, a sostegno di idee sbagliate, agiamo non già da discepoli di Gesù, ma – volenti o no – da imitatori di Satana, l’acerrimo nemico di Dio.

MATTEO 12:1-8

I discepoli vennero accusati dai Farisei di trasgredire il sabato ebraico perché, affamati, stavano svellendo spighe per mangiarle. Gesù, facendo riferimento alle Scritture, disse agli accusatori: «Non avete letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame, egli e quelli che erano con lui?» (1Sam 21:1-9). Il Signore presentò un esempio biblico, tramite il quale individuò la radice della grettezza dei suoi avversari: essi non volevano leggere e intendere con il giusto spirito la Sacra Scrittura. Quando si tradisce la sostanza della legge divina, è sempre perché non si sa leggere bene la Scrittura che ci parla, e rispetto alla quale rimaniamo pericolosamente estranei.

MATTEO 19:1-2

A Gesù fu chiesto se e per quali motivi fosse possibile (lecito) divorziare. Il Signore, usando i passi biblici tratti da Gn 1:27; 5:2; 2:24, così iniziò le sue citazioni: «Non avete voi letto che …». Sancendo l’indissolubilità del matrimonio (con l’unica eccezione della fornicazione: Mt 19:9, eccezione valida solo per il coniuge tradito dall’altro), Gesù afferma che coloro i quali non rispettano in questo campo la legge di Dio vivono in adulterio (con le conseguenze che brani come 1Cor 6:9-10 o Eb 14:4 chiariscono senza mezzi termini). Tutti coloro che desiderano soddisfare i propri comodi, facendo e disfacendo famiglie, possono conoscere il pensiero di Dio in proposito.

MATTEO 22:23-33

I Sadducei – che non credevano nella vita ultraterrena – chiesero conto a Gesù della sua dottrina riguardante la risurrezione; il Maestro, facendo uso di Es 3:6 («Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi»), poté a ragione rimproverarli così: «Voi sbagliate, non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio». I Sadducei conoscevano intellettualmente le Scritture, ma non le intendevano nel loro vero senso, perché le leggevano con un approccio materialista, costruendosi un dio a propria immagine e somiglianza e impedendo a se stessi di concepire e sperimentare la potenza del Dio vero e vivente.

 

L’INTERPRETAZIONE DELLE SCRITTURE

Casi come quelli fin qui citati ci fanno chiaramente comprendere come, nel caso dell’autorità̀ biblica e dell’interpretazione delle Sacre Scritture, si tratti sempre di sapere, voler dare e mantenere il giusto senso rispetto a ciò che è scritto nella Parola di Dio, il quale ci chiede di dire noi stessi quel che comprendiamo, e di darne spiegazione («Come leggi?»).

È fondamentale, dunque, che il discepolo divenga vieppiù̀ ferrato nelle Sacre Scritture, vi si avvicini con il giusto spirito (per capire e fare ciò che chiede Dio, e non per trovare a tutti i costi conferma delle proprie preferenze), che sappia ben discernere A.T. e N.T. e sappia collegare al meglio i passi della Scrittura che possono a vicenda essere illuminati e chiarificati, dalla Genesi all’Apocalisse. Come diceva Gesù: «Perciò ogni scriba [studioso della legge divina] ammaestrato per il regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e vecchie» (Mt 13:52).

Il progetto del cristiano è quello di conoscere, capire e sforzarci di imparare e spiegare sempre meglio quale sia il proposito di Dio, quali le sue vie per la salvezza di chiunque lo voglia cercare, amare, seguire.

Sicuramente, per il cristiano rimane sempre fermo il convincimento di parlare dove la Bibbia parla e tacere dove essa tace, senza nulla aggiungere né togliere, e di non andare oltre a ciò che Dio ha scritto, dimorando piuttosto nella sua immortale Parola, l’unica in grado di conferire a chi crede ogni sorta di consolazione e di crescita (cfr. Dt 4:2;12:32; 29:29; At 20:32; 1Cor 4:6; Gv 14:23;15:7; Ap 22:18).

 

Valerio Marchi