COME SI SALVERÀ IL “POVERO PRIMITIVO”?

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COME SI SALVERÀ IL “POVERO PRIMITIVO”?

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«Pietro, voltatosi, vide venirgli dietro il discepolo che Gesù amava; quello stesso che durante la cena stava inclinato sul seno di Gesù e aveva detto: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e di lui che sarà?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi”. Per questo motivo si sparse tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto; Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa?”» (Gv 21:20-23).

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«Non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù» (Rm 3:22-24).

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«Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; perché davanti a Dio non c’è favoritismo. Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge, perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l’osservano saranno giustificati. Quando alcuni stranieri [popoli pagani], che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo» (Rm 2:9-16).

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Noi “occidentali”, che siamo belli, bravi e buonissimi, amiamo far circolare la vecchia domanda su chi non ha mai avuto l’opportunità di ascoltare la Parola del Signore: «che cosa succederà nel giorno del giudizio a quei popoli sperduti nell’Amazzonia o in Africa, ai quali non è mai stato predicato il Vangelo? Come faranno a salvarsi senza battesimo?». A siffatto quesito – invero piuttosto arrogante e altezzoso – bisogna essere pronti a rispondere Bibbia alla mano. Infatti, sono proprio queste le occasioni in cui il discepolo di Cristo dimostra di avere compreso il messaggio biblico. Ovviamente, la domanda potrebbe essere tranquillamente rispedita al mittente, sostituendo a «quei popoli sperduti nell’Amazzonia o in Africa», la frase: «a tutti noi occidentali». Spiritualmente parlando, chi è il “povero primitivo”, oggi? E dov’è? Vediamo ora due possibili risposte.

 

Prima risposta

«Pensa prima ai fatti tuoi!»: così si dovrebbe poco elegantemente rispondere a chi si pone simili problemi senza avere un atteggiamento umile (non per amore di conversione di tutte le anime: bianche, nere, gialle e via dicendo), ma solo per micidiale incomprensione del proprio stato e del proprio senso di arroganza. È esattamente la stessa situazione del bue che dice cornuto all’asino. Chi ha una certa esperienza nella predicazione del vangelo sa che, prima o poi, parlando di Cristo e della salvezza nel post mortem, la fatidica domanda di cui all’inizio verrà posta. Senza poter parlare di bava alla bocca, si nota invero e spesso un certo compiacimento, un’aria di superiorità (talvolta inconsapevole) nel porre la questione che infastidisce assai chi è addentro alla Sacra Scrittura. Il sospetto è che, al solito, ci troviamo dinnanzi all’uomo che …

– vuole essere giudice del prossimo pur non avendone né titolo né forza; 

– pensa di salvarsi da solo;

– non rispetta Dio;

– cerca perennemente scuse (vedi Adamo in Gen 3);

– vuole addirittura svolgere il compito divino di stabilire per conto suo (cioè senza Dio) ciò che è bene e ciò che è male.

Sforzo primario di ciascun essere umano non è preoccuparsi di quel che fanno gli altri, ma seguire Gesù e, subito dopo, predicare amorevolmente al prossimo l’unica salvezza in Cristo. Troppo spesso si tende a trovare negli altri una fonte di giustificazione per non fare quel che il Signore esige in ordine alla salvezza. Abbiamo un esempio di tal genere in Gv 21:20-24: Pietro si preoccupa fuori luogo della sorte del discepolo tanto amato da Cristo. Gesù gli risponde di non curarsene, ma di seguire piuttosto lui, il Signore della vita.

 

Seconda risposta

Bisogna ricordare che «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3:23). Ovviamente, «tutti» esclude i bambini incapaci di peccare, dato che il «peccato è la violazione della legge» (1Gv 3:4). Paolo rincara la dose ricordando che «il peccato non è imputato quando non v’è legge» (Rm 5:13; cfr. anche Rm 7:9: «senza la legge il peccato è morto»). Quindi, tutti coloro che hanno peccato in base alla legge di Dio saranno giudicati per questo fatto. Ma qual è (o qual è stata) la legge di Dio?

 

TRE LEGGI

In Rm 3:23 e 1Gv 3:4, lo Spirito Santo dice che tutti gli uomini sono peccatori in base ad una legge di Dio. Secondo la realizzazione del piano divino di salvezza, vi sono state tre legislazioni provenienti da Dio, delle quali due scritte (la legge mosaica e la legge di Cristo: 1Cor 9:21). Ma prima di queste due leggi scritte, quale legge vigeva? Quella di Dio che parlava agli uomini. Anche senza legge scritta, Dio punì la continua disubbidienza umana (il diluvio sulla terra, la distruzione di Sodoma e Gomorra …). In Rm 2:12-16, Paolo risponde al quesito posto sopra introducendo il concetto della legge della natura e della coscienza immesse da Dio nell’uomo. Inseriamo quest’affermazione paolina nel contesto della sua lettera ai Romani, il cui tema è annunciato così: «il Vangelo è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (1:16). Da Rm 1:18 fino a 3:31, l’apostolo non fa altro che parlare di questa giustificazione presso Dio. Lo stato dei Gentili è terribile: pur avendo conosciuto Dio dalla natura, non hanno seguito la sua voce, e pertanto Dio li ha abbandonati alla loro perversità. L’uomo privo dello Spirito di Dio è dedito ad ogni sorta di peccato (Rm 1:18-32). Ma oggi non è lo stesso? Certamente sì. Tuttavia, dice Paolo, i Giudei non si glorino. Essi, pur avendo la legge scritta di Dio, sono peccatori al pari dei pagani perché non hanno seguito la legge stessa. Dinnanzi a Dio non v’è alcun favoritismo: tanto i Gentili quanto i Giudei sono peccatori e vengono giustificati in Cristo Gesù (Rm 2 e 3).

 

CONCLUSIONE

Oggi, senza la fede in Cristo, nessun essere umano può essere giustificato. Quanti sono coloro che non hanno mai veramente sentito parlare di Gesù? Pochissimi rispetto all’enorme massa. Ebbene, secondo Rm 2:12-16, quei pochi – che verranno giudicati da Cristo e non certo dall’uomo – risponderanno in base alla legge della natura e della coscienza; tutti gli altri, invece, saranno giudicati dalla Parola di Gesù («chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno», Gv 12:48), e non dalla buona o cattiva coscienza che possiamo pensare di avere.

Da ultimo, non dimentichiamo mai che nonostante tutte le nostre elucubrazioni, Dio è onnipotente: nel giudizio finale di Cristo potrà fare quello che vuole, noi no (potremmo essere molto sorpresi, in quel momento). Inchiniamoci al cospetto del Signore e predichiamo il vangelo, lasciando a lui il triste, pesante e sofferto compito di giudicare il mondo. Dunque, chi è “il povero primitivo”, oggi? E dov’è’? In Amazzonia o in Vaticano?

 

Arrigo Corazza