GESÙ E LA DIGOS. IL FALLIMENTO DEL CATTOLICESIMO SECONDO IL CARDINALE RAVASI

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GESÙ E LA DIGOS. IL FALLIMENTO DEL CATTOLICESIMO SECONDO IL CARDINALE RAVASI

30 gennaio 2025

 

DIGOS (Wikipedia):

«La Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, in sigla D.I.G.O.S., è un ufficio della Polizia di Stato presente in ciascuna delle 105 questure italiane. Per quanto incardinata nell’organico della questura, date le materie di cui si occupa, essa dipende funzionalmente dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione del Ministero dell’interno».

 

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GIANFRANCO RAVASI

Il Cardinale Gianfranco Ravasi è uno studioso celebre e assai accreditato presso il mondo cattolico, e non solo. Si occupa di Bibbia. Essendo nato il 18 ottobre 1942 in Lombardia (Merate, Lecco), non può più essere eletto Papa, perché l’età massima per partecipare al Conclave è 80 anni. Dopo essere stato nominato prefetto della Biblioteca Ambrosiana (1989-2007), operando a fianco dell’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, dal 20 novembre 2010 è diventato cardinale (diaconia di San Giorgio in Velabro, Roma).

 

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https://www.corriere.it/cronache/24_ottobre_20/cardinale-ravasi-intervista-bdb89c91-ee4b-43ab-8529-802203053xlk.shtml?awc=15839_1733564605_9f4092d9cbfed45fb7c34277e12e37b5

 

Il 20 ottobre 2024, Aldo Cazzullo, vicedirettore del Corriere della Sera, ha intervistato il cardinale Gianfranco Ravasi (sopra il collegamento). Qui sotto il brevissimo stralcio che ci interessa esaminare.

 

AC – Come trova la Milano di oggi?

GR – «Una città europea, molto più di Roma. Entrambe vivono l’esperienza della secolarizzazione. Se Cristo tenesse oggi in piazza il discorso delle beatitudini, arriverebbe la Digos a chiedergli i documenti. Eppure l’ultima guida della diocesi di Milano, stampata nel 2018 (ora è tutto on line), con l’elenco delle parrocchie e delle associazioni, superava le mille pagine, molto più di Roma. Saremo minoranza, noi cattolici».

 

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Il Cardinale Ravasi dice alcune cose che fanno accapponare la pelle, ma che sono passate nel completo disinteresse e conseguente dimenticatoio, come capita spesso qui da noi quando si parla di “cristianesimo”. Queste frasi provengono da uno dei massimi rappresentanti del cattolicesimo, e non da un pretuncolo di campagna o da un ateo o da un non cattolico avvelenato o da un ebreo risentito. No, vengono dal Cardinale Ravasi.

Affermando che se Cristo tenesse oggi in piazza il discorso delle Beatitudini (Matteo 5:3-12; Luca 6:20-38) sarebbe perlomeno intercettato dalla Digos e identificato, il Cardinale Ravasi certifica il fallimento del cattolicesimo nel suo divenire storico. Dopo duemila anni di “cristianesimo” in Italia (e non in Amazzonia, presso le tribù ancora “selvagge”), questo sarebbe l’effetto primario della predicazione di nostro Signore e su nostro Signore? Intercettazione e identificazione da parte della Digos? Ma ci rendiamo conto oppure facciamo sempre finta di non vedere, di non sentire e di non guardare mai niente? Non abbiamo mai uno scatto d’orgoglio, un rigurgito positivo volto a cambiare le cose, a innestare un’altra marcia, a prendere una direzione totalmente diversa? No. Non ci interessa. Se io fossi cattolico apostolico romano, allora mi preoccuperei enormemente. Duemila anni di “cristianesimo” ci hanno portato allo stato in cui siamo, nella società italiana, e non intendiamo operare un cambiamento? Gli ultimi tempi sono stati orribili, quanto a criminalità, delitti, corruzione e via dicendo. Dov’è stata la fede, la speranza e la carità (1Corinzi 13:13) di noi Italiani, “sempre brava gente”, sempre cattolici?

Immaginiamo teatralmente la scena che Ravasi prefigura: a piazza del Duomo a Milano o a Piazza Venezia a Roma (o nella piazza di qualunque paese italiano) arriva il signor Gesù di Nazareth, si mette sul panchetto (come si faceva un tempo a Londra, ad Hyde Park) e comincia a predicare, insegnare, esortare, sgridare … Espone la sublimità delle Beatitudini. Arrivano gli agenti della Digos e lo fermano.

«Ma sono io, non mi riconoscete!», dice Gesù accennando un sorriso.

«Io chi? Ma chi La conosce? Si identifichi e mostri un documento d’identità».

«Ma come! Sono Gesù di Nazareth, sapete, quello crocifisso e risorto al tempo di Ponzio Pilato, quello che ha dato a Pietro le chiavi dei cieli, quello che bla – bla – bla …».

«Ci spiace, ma non La conosciamo. Ciò che dice è rivoluzionario e preoccupante. Occorre un chiarimento, in Questura. Ci segua!».

A questo punto, mentre viene portato in Questura, il signor Gesù di Nazareth si volta, guarda la gente, ne cerca il conforto e implora: «Ma sono io! Proprio non mi riconoscete? Fate una telefonata al Papa o al Cardinale Ravasi, i quali dovrebbero conoscermi e garantire per me!».

 

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Se predicare le Beatitudini significa tutto questo, allora siamo davvero alla frutta, quella marcia. Il Cardinale Ravasi non è affatto uno sciocco: sa quello che dice, è uno storico, è un biblista, tasta il polso della situazione attuale e prefigura un triste futuro, quale ad esempio quello secondo cui un giorno i cattolici saranno addirittura minoranza (figuriamoci un po’ quel che accadrà ai gruppi non cattolici)!

Ma come! Duemila anni di “cristianesimo” spazzati via e bruciati così, finiti nel dimenticatoio, nel tritacarne della scristianizzazione e della secolarizzazione? Perché? Sappiamo che cosa hanno fatto i numerosi Papi e sappiamo anche quando sono stati indetti i tanti Giubilei e via dicendo, ma non sappiamo dove la Bibbia fosse in tutti questi secoli. Dov’era la Parola di Dio in grado di creare ed edificare l’uomo nuovo (Romani 6), il cristiano, dalla polvere del peccato e della violenza di questo mondo? Si pensa veramente che indire il Giubileo della speranza porti alla speranza in Dio, in Cristo, senza la Parola di Dio? Si pensa veramente che passare attraverso una “porta sacra”, “visitare le sette chiese” (si diceva un tempo a Roma), venerare le reliquie, lucrare le indulgenze ci tolga i peccati e ci presenti giustificati dinnanzi a Dio? Non sarà il caso, piuttosto, di tornare UNICAMENTE alla Parola di Dio per amarla e applicarla alla nostra vita di credenti in Cristo, in fiduciosa attesa del Suo ritorno e del giudizio finale?

Se pensiamo di prendere in giro Dio, sbagliamo, e di grosso. Prendiamo in giro solo noi stessi.

«Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna» (Galati 6:7-8).

 

Arrigo Corazza