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HITLER, L’ERETICO E I CONTI SENZA L’OSTE

15 dicembre 2021

 

«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: “Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare”.

Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace.

Così dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo» (Lc 14:26-33).

 

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[Il concetto di “guerra” presentato qui sotto è valido sino ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, 6 e 9 agosto 1945, dopodiché le cose cambiano in toto].

 

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LE COMPONENTI DELLA GUERRA

Qualunque guerra ha una pluralità di componenti (militari, politiche, economiche, sociali, culturali, ideologiche … ). Di essa alcuni dati sono sicuri e altri no: non è sempre chiaro chi l’abbia causata e per quale ragione; se ne conosce l’inizio ma non la fine; le conseguenze che porta sono spesso tutte da scoprire nel breve e lungo termine – si pensi, ad esempio, ai danni causati dalla Prima guerra mondiale e alla nascita dei totalitarismi subito dopo.

Dalla Bibbia e dalla storia sappiamo che la guerra è l’attività prediletta degli uomini. Quindi, per noi europei, l’epoca di “pace” compresa tra il 7 maggio 1945 (resa della Germania) e oggi si è rivelata eccezionalmente lunga, visti i precedenti dell’Ottocento e, soprattutto, del Novecento (con due guerre “mondiali” che hanno squassato il pianeta con tutti gli esiti che ben conosciamo).

 

FARE I CONTI A PUNTINO PRIMA DI COMINCIARE LA GUERRA

Prescindendo qui dalla cosiddetta “guerra difensiva”, si può dire che l’uomo inizia le ostilità avendo un solo scopo: vincere, sottomettere l’avversario e acquisire potere su potere. Cominciare una guerra è sempre un’opzione ragionata: se bene o male lo stabilirà il tempo, come ha detto il Signore Gesù: «Qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace» (Lc 14:31).

Io dichiaro guerra al nemico dopo essermi fatto bene i conti e avere maturato la fondata speranza di poterlo battere; poi me la gioco. Invece perdo quando faccio male i conti prima e non ho rispetto per il nemico, pensando che egli non sia uguale a me nel suo desiderio di combattere e vincere. Insomma: quando faccio i conti senza l’oste. Se ritengo che il nemico sia già vinto solo perché lo considero inferiore a me, ho commesso un grave errore di valutazione che potrei pagare duramente a tempo debito, visto che nessuno sta lì inattivo in attesa di farsi maciullare. Essere sicuri di avere già vinto prima di entrare nel conflitto non costa niente a nessuno. Dopo, invece, nel mezzo della lotta, per prevalere occorrono sangue, sudore e lacrime: questo il destino di chiunque entri in ogni tipo di conflitto, nel quale niente è più semplice.

 

VINCERE CON I FATTI, NON CON LE PAROLE

Si sa che con le parole si fanno volare gli asini; però, quando si arriva ai fatti sono dolori … Nel corso della Seconda guerra mondiale (1939 – 1945) si ebbero non solo i continui e reboanti proclami dei dittatori sulla vittoria finale, ma anche bombe a tonnellate sulle città europee. Molti tedeschi e italiani, che avevano abboccato l’amo della propaganda più becera, si resero finalmente conto di quale fosse la triste realtà e accantonarono il sogno ideologico che li aveva affascinati. Studi recenti hanno mostrato come un ampio numero di tedeschi si sia suicidato al crollo del nazismo – anche per timore dell’incombente vendetta sovietica, che avvenne violentissima con puntualità (le forze germaniche avevano seminato stragi, stupri, deportazioni, morte e terrore nell’Europa orientale). Non sembra essere accaduto nulla del genere presso gli Italiani alla fine dell’era mussoliniana. Qui da noi, dopo ventuno anni di regime, il fascismo si sciolse come neve al sole quando (19 luglio 1943) le prime bombe caddero su Roma, città fin allora risparmiata dalle fortezze volanti degli Alleati che avevano portato devastazioni nel resto del Paese. Roma: la città eterna, sede intoccabile del Vaticano … Il re, che aveva voluto / accettato / tollerato Mussolini, lo defenestrò in un batter d’occhio.

Anche nel cristianesimo siamo chiamati ad amare come si deve, «non a parole né con la lingua ma con i fatti e in verità» (1Gv 3:18).

Nel lungo brano di Lc 14:26-33 citato all’inizio di quest’articolo, Gesù si riferisce al discepolato, il cui prezzo va valutato in modo assai preciso prima di prendere una decisione vincolante. Il Signore usava concetti e numeri militari propri del suo tempo. Ma ha reso bene l’idea per chi vuole capire.

[Su Lc 14:26-33 vedi in questo sito, sezione ARTICOLI, la riflessione: IL COSTO DELLA FEDE, 1 ottobre 2021; clicca sul collegamento qui sotto].

https://www.chiesadicristoinpisa.it/il-costo-della-fede-luca-1426-33/

 

LA GUERRA CONTRO L’ERETICO E LE MACCHINAZIONI SATANICHE

Nelle Chiese di Cristo non bisogna mai abbassare la guardia contro l’eretico, che è il nemico principale dei cristiani essendo lo strumento più potente di cui dispone Satana nel suo perenne tentativo di distruggere il Regno di Dio.

L’eretico usa tutti i mezzi propri di Satana, dai quali il cristiano e le chiese farebbero bene a guardarsi. In 2Cor 2:11 Paolo li definisce “disegni”, “macchinazioni” («... affinché non siamo raggirati da Satana; infatti, non ignoriamo i suoi disegni»). Soffermiamoci brevemente sul termine usato in 2Cor 2:11 da Paolo per descrivere l’attività satanica: noèmata (νοήματα accusativo neutro plurale di nòema νόημα). Esso ricorre soltanto quattro volte nel N.T. e sempre in Paolo (2Cor 2:11; 3:14; 4:4; Fil 4:7). Il significato di base è “pensiero, idea, sentimento, decisione”. Tranne Fil 4:7, è usato sempre in senso negativo. Secondo Paolo, dunque, Satana è costantemente concentrato, a livello di ideologia maligna, sul risultato da raggiungere: raggirare / imbrogliare / truffare / ingannare i cristiani (così recita l’originale greco paolino pleonektethòmen πλεονεκτηθῶμεν).

L’eretico è il nemico interno che Satana usa per colpire la chiesa locale; per la precisione, è il suo grimaldello sotto mentite spoglie. E qui sta la grave difficoltà di fondo per la chiesa, giacché

  • i credenti fronteggiano più facilmente un pericolo esterno palese, diretto, che non un nemico interno impensabile come tale;
  • le macchinazioni di Satana e dell’eretico sono difficili da comprendere per il cristiano che non è abituato a pensare il male, mentre il settario vive del male e per il maligno suo padrone.

Ecco perché il servo di Dio ha bisogno di tempo per scoprire i disegni satanici del nemico del Signore. Ma a che prezzo? Quali guai combinerà l’eretico nel frattempo? Egli gioca sempre d’anticipo.

 

L’ATTACCO DELL’ERETICO E SUA FINE

L’eretico vive e lotta per un unico scopo: avere la primazia nelle chiese di Cristo, diventare il signore delle chiese stesse (3Gv 1:9ss). Per evitare che ciò accada, i cristiani non devono avere le menti accecate dal dio di questo mondo, il demonio (2Cor 4:3-4). Come? «Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo» (1Pt 5:8-9). L’eretico si affronta esattamente come si fa con Satana. Secondo Pietro, il suo attacco si sviluppa su un fronte immenso (la fratellanza mondiale). Le guerre saranno durissime e richiederanno il massimo impegno da parte dei credenti, sostenuti e spronati dalla fede in Dio e nel Signore Gesù.

Occorre consolarsi pensando che la fine dell’eretico è già segnata: «se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi» (1Cor 3:17). Quindi, sull’esito finale i cristiani non devono MAI avere dubbi. Disgraziatamente è vero però che, nella breve e lunga gittata, l’eretico può causare sia una serie di problemi assai gravi sia lutti spirituali, con conseguenze devastanti al punto tale da mettere in pericolo la vita della chiesa di Cristo presente in un determinato luogo (non la Chiesa di Cristo, che non morirà mai: Mt 16:18ss). La preghiera di ogni cristiano è che ciò non avvenga mai. Troppo preziosa è l’assemblea di Cristo, per la quale egli è morto (At 20:28; Ef 5:25). Ma per l’eretico e i suoi seguaci la Chiesa non è mai importante, perché è di Cristo, mentre essi vogliono la loro chiesa, nella quale esercitare tutto il potere che li affascina. Non è difficile capire la mentalità dell’eretico, una volta che viene scoperto. Come detto sopra, il problema è scoprirlo e smascherarlo prima che combini danni irreparabili o quasi. 

L’eretico, che pure all’origine era un cristiano, non ha alcun rispetto per i cristiani che vuole schiavizzare. Essendo lui una nullità (per la precisione: la nullità di Satana) non riesce a pensare che altri siano (o possano essere) migliori o più forti di lui. Ma ha capito molto male e troverà pane per i suoi denti. In realtà, i cristiani sono forti, essendo i soldati di Cristo (Ef 6:11; 1Ts 5:8) dotati dell’armatura (panoplìa πανοπλία ) spirituale più idonea.

Sarebbe bello se prima di tirare le cuoia, morire fisicamente, dipartire da questo mondo, l’eretico impenitente si ravvedesse mosso da quest’ultimo pensiero: «Ma “quelli là” non hanno chiuso, vero? Ma allora mi hanno proprio spezzato i denti!». Esatto. E quei cristiani che lo hanno seguito pendendo dalle sue labbra come se fosse Dio, senza controllare sulla Sacra Scrittura le sciocchezze che diceva (At 17:11)? Purtroppo per loro, hanno puntato sul cavallo sbagliato. Ne pagheranno le severe conseguenze. Questo è ciò che accade quando si affida la propria vita spirituale all’uomo e non al Signore. La preghiera è che anch’essi si pentano biblicamente (non solo a parole, ma facendo chiari frutti di ravvedimento) prima che sia troppo tardi.

Non c’è mai fine all’arroganza, alla violenza, alla sconsideratezza, al disprezzo che è proprio dell’uomo senza Dio, che addirittura si mette al posto di Dio pensando di essere Dio (2Ts 2:4). Gli eretici fanno i conti senza l’oste (Dio e i cristiani a lui fedeli in Cristo Gesù). Hanno tentato di distruggere la Chiesa di Cristo locale? Ebbene, la loro sorte è segnata (Giuda 1:4). L’apostolo Paolo afferma che «è necessario che ci siano tra voi anche divisioni [originale greco: “eresie”], perché quelli che sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi» (1Cor 11:19). Gli “approvati” da Dio sono coloro che nelle chiese resistono vittoriosamente all’eretico.

 

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[Per chi avesse desiderio di leggere un esempio storico di un certo rilievo sull’arroganza e superbia dell’uomo, che considera quelli che vuole sottoporre incapaci di resistergli, proponiamo quanto segue].

 

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L’OPERAZIONE BARBAROSSA (UNTERNEHMEN BARBAROSSA)

A partire dalle 3,45 di domenica 22 giugno 1941, Hitler riversa oltre i confini dell’Unione Sovietica circa tre milioni e mezzo di uomini provvisti di una sterminata quantità di materiale bellico. Stalin si fa cogliere di sorpresa, nonostante gli avvisi ricevuti (pare). Fino quel giorno, i due Paesi erano vincolati da un patto di non aggressione. Nel momento in cui lancia i tedeschi alla conquista del più vasto territorio del pianeta, l’austriaco Hitler è il padrone dell’Europa: solo l’Impero britannico rimane a fronteggiarlo (il colosso americano non è ancora belligerante). Pensando di comandare l’esercito più potente del mondo, invincibile, decide di aprire un secondo fronte a oriente, commettendo lo stesso errore che, nel suo libro Mein Kampf (1925), aveva imputato alle autorità germaniche durante la Prima guerra mondiale. Ma Hitler è sicuro della vittoria anche contro l’Unione Sovietica, immemore peraltro della drammatica esperienza già avuta da Napoleone in quelle terre orientali così lontane (campagna di Russia del 1812). Per il Führer e i tedeschi è l’inizio della fine. Non solo i sovietici resistono, ma partono all’offensiva giungendo a cannoneggiare Berlino il 20 aprile 1945. Dieci giorni dopo, Hitler, rinchiuso da tempo nel bunker in cui l’aria è ormai irrespirabile e fetida, compreso che lo stanno andando a prendere, informato dell’esecuzione di Mussolini e dello scempio di Piazzale Loreto a Milano, si suicida. Così finisce ingloriosamente il sogno del nazismo e la vita di colui che avrebbe dovuto stabilirne l’impero millenario. In soli dodici anni (1933 – 1945), dopo essere stato regolarmente eletto dal popolo, era riuscito a diventare il padrone assoluto della Germania. Insediandosi al potere nel 1933, aveva vaticinato: «Datemi quattro anni e non riconoscerete più la Germania!». Non avrebbe mai potuto immaginare quanto. Il 7 maggio 1945 tutte le forze germaniche capitolano. Il Paese è annientato. Sappiamo che cosa sia accaduto in seguito, con la lenta ma costante ascesa dopo la tragedia e la divisione. Dal 7 maggio 1945 nessun soldato tedesco ha più solcato le strade del mondo (salvo che per motivi umanitari).

Molto si è discusso sulle ragioni che spinsero Hitler ad agire così sconsideratamente da un punto di vista politico-militare quando aveva l’Europa già in mano (la ricerca storica è interessante proprio per questo). Tra le ipotesi formulate vi è anche quella secondo cui egli fu mosso a compiere il fatale passo non solo dal senso di arroganza e superiorità che caratterizzava lui e i tedeschi, convinti che le loro forze armate fossero insuperabili e onnipotenti, ma anche dall’assoluta certezza che i sovietici (ritenuti una specie sub-umana da schiavizzare dopo aver preso lo spazio vitale a oriente) non avrebbero mai combattuto alla pari del soldato tedesco. Si sbagliava. Aveva fatto i conti senza l’oste. Circa tre milioni di militari germanici persero la vita solo nell’Europa orientale, altri due e mezzo altrove, insieme con due milioni di civili. Anche se le stime sono approssimative, pare che la Seconda guerra mondiale sia costata pressappoco 68 milioni di vite (25 milioni le vittime militari). Ma dopo Hiroshima e Nagasaki tutto è cambiato nel modo di fare la guerra, un’attività sempre da sconsigliare in ogni tempo e luogo.

 

Arrigo Corazza