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LA CENSURA NELLE CHIESE

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Senza pretendere di spaccare qui il capello, possiamo dire che nel corso dei secoli la Chiesa Cattolica Romana si è spesso arrogata, motu proprio, il diritto di censurare il pensiero altrui, impedendone la circolazione. Anche la Bibbia è incorsa nella condanna: nel 1559 essa fu collocata nell’Indice dei Libri Proibiti (Index librorum prohibitorum), rimanendovi per circa due secoli, con buona pace della diffusione della Parola di Dio e dell’alfabetizzazione in Italia (specie in un momento così delicato come quello seguente al moto riformatore, che tante coscienze fu in grado di smuovere nell’Europa del Cinquecento).

Gli studiosi cattolici faranno subito notare che non fu messa all’Indice la Bibbia, ma sola la traduzione in lingua volgare della Bibbia. Hanno ragione: nondimeno, occorrerebbe chiedersi, a proposito di questa sottile ma giusta precisazione, chi potesse leggere a quel tempo la Bibbia nell’unica versione ufficiale ammessa (quella latina della Vulgata, secondo le decisioni prese al Concilio di Trento in data 8 aprile 1546), visto che gli stessi preti palesavano grosse difficoltà ad avvicinarsi al latino. È impossibile qui ricordare le opere che furono sbattute nell’Elenco, rimanendovi per secoli (fino al 1966, quando fu soppresso, dopo quattro secoli di vita. Tra i nomi censurati stanno Boccaccio, Machiavelli, Galilei, Cartesio, Voltaire, Foscolo, Croce, D’Annunzio, Leopardi, Zola, Kant, Defoe, i due Dumas, Giovanni Gentile, Moravia …).

Circa la presenza in seno alla Chiesa Cattolica della Bibbia tradotta nelle lingue correnti, non è strano che il Concilio Vaticano II (1962 – 1965) abbia preso una posizione totalmente diversa rispetto a quella dell’Indice del 1559? Qual è dunque il vero cattolicesimo? Dal 1559 in avanti si passava un gran brutto quarto d’ora se trovati in possesso di una traduzione della Bibbia in lingua volgare. Perché non è stato consentito ALLORA quello che è diventato lecito e consigliato DOPO, nel Concilio Vaticano II? Ma è possibile che si debba dipendere sempre in modo così spudorato dall’uomo, dalle sue fisime e dalle sue motivazioni religiose e politiche? Non va assolutamente bene. In Italia si è massacrata la Parola di Dio senza ritegno, allontanandola dal cuore delle persone per molti e molti secoli.

Mio padre Alessandro (1926 – 2017) proveniva da una famiglia di Frascati molto benestante, la quale, secondo l’ottica di sua madre, fervente cattolica, doveva avere un figlio prete. Fu dunque spedito in seminario (adiacente alla loro casa): era il 1936, anno della proclamazione dell’Impero – ricordava mio padre. Vi stette qualche tempo finché ebbe in sorte di vivere e subire purtroppo, insieme con altri seminaristi, alcune tristi esperienze. Lo scandalo che ne seguì portò alla chiusura del seminario. Alessandro raccontava che videro di tutto ma non la Bibbia (si martellava sulle vite dei santi, della Madonna e via di questo passo). Nella sua cattolicissima famiglia non aveva mai visto una Bibbia. Prese la sua strada spirituale quando qualcuno gli mostrò, nel 1949, il valore della Parola di Dio. E nel rispetto di quel valore ha vissuto sino alla fine dei suoi giorni, gettando il seme del Regno nella sua famiglia.

Il cattolicesimo proibì la Bibbia, dopo la Riforma, perché la Bibbia stessa faceva paura. Oggi è la stessa cosa, DEVE ESSERE LA STESSA COSA! Solo la Parola di Dio può scuotere la coscienza e la conoscenza spirituale di chi crede in Dio e cerca la via per trovarlo. La Bibbia deve distruggere il vecchio uomo che è dentro di noi.

Il celeberrimo scrittore ebreo Franz Kafka così mirabilmente scrisse al suo amico Oskar Pollak (27 gennaio 1904): «Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti dai boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro deve essere la scure per rompere il mare gelato dentro di noi. Questo credo».

Quando censura, la Chiesa Cattolica lo fa perché non gradisce la circolazione di idee contrarie alle sue. E finché il potere politico l’ha spalleggiata, la Chiesa Cattolica ha fatto e disfatto. Insomma: è stato un macello vero e proprio compiuto da cattolici, i cui discendenti desiderano oggi giustificare e perdonare, giacché i tempi sono cambiati e non è più così semplice come in passato abolire le idee altrui, soprattutto in presenza di quel mostro che è Internet (nel bene e nel male). Bisogna proprio ringraziare Dio (e tutti coloro che hanno lottato e agito in nome della libertà d’espressione) se oggi risulta possibile dire quel che si pensa senza rischiare la pelle come ai tempi dell’Inquisizione. Nella cosiddetta “civiltà occidentale” non può più venire meno il sacrosanto diritto di dire e di scrivere ciò che si pensa senza dover incorrere nella falce censoria del cattolicesimo o di altre religioni.

Anche il protestantesimo, quantunque non nella stessa misura, ha talora esercitato una precisa attività persecutoria: qui ricordiamo solo due casi, avvenuti nella severissima Ginevra di Calvino e di Giovanni Diodati: il rogo di Michele Serveto (1553) e quello di Nicolas Antoine (1632).

Anche in alcune delle cosiddette “Chiese di Cristo” vi sono stati casi di censura caldeggiati da solerti predicatori.

Nel cristianesimo non bisogna avere timore degli uomini, ma di Dio. Disgraziatamente, questo concetto fondamentale è talora dimenticato dai cristiani, sicché quando la paura verso gli uomini – meglio sarebbe dire: la paura della loro libertà in Cristo (Gv 8:31- 32) – diventa insostenibile, allora scatta la repressione da parte delle chiese o dei “ministri di chiesa”. Ora, come già detto, nell’ambito del cosiddetto “cristianesimo” la massima espressione di censura è stata portata avanti dalla Chiesa Cattolica Romana nella sua storia millenaria (e questo ben prima che nascessero i dittatori e i totalitarismi di questo mondo, i quali hanno avuto i loro punti di riferimento precisi – nulla accade nel vuoto di un compartimento stagno). Se la Chiesa Cattolica Romana non ha avuto remore nel mettere al rogo anche la Bibbia, allora figuriamoci che cosa possa essere accaduto quanto a tutto il resto.

Sulla censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Sacra Scrittura, vedi i saggi di Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo, Il Mulino, Bologna 1997; Proibito capire, Il Mulino, Bologna 2005. Gigliola Fragnito ha insegnato nelle università di Firenze e Parma.

Inoltre, assai spesso l’ingombrante autorità della Chiesa Cattolica Romana ha avuto un peso determinante nello spingere molti Italiani a rifiutare il concetto stesso di “chiesa”. Oggi non è insolito sentire diversi cattolici dire: «Ho fede in Dio ma non nella Chiesa, perché essa mi appare arrogante ed impositiva. Non mi piace proprio!», o cose del genere. Questa è anche un’ottima occasione, per coloro che si esprimono in questo modo, di rifugiarsi nel loro cantuccio, chiudendo i loro occhi, tappando le loro orecchie e la loro bocca, continuando cioè ad essere cattolici non praticanti, visibili soltanto in quei tre o quattro momenti fondamentali della vita (battesimo, cresima, matrimonio, funerale). Essi non si rendono affatto conto che in questo modo fanno proprio quello che la Chiesa Cattolica vuole: essa comunque li “controlla”, soprattutto a livello numerico. E i numeri, si sa, in determinate sedi e situazioni contano, eccome! Comunque, se lo si vuole, ci si può “sbattezzare” e uscire dal cattolicesimo (al solito, c’è una procedura da seguire), in modo da non essere annoverato tra le loro fila.

Il Vangelo è libertà e salvezza in Cristo, è purezza di spirito, è coraggio, è consapevolezza delle proprie forze rispetto al male e al bene. Quando i cristiani predicano il Vangelo, allora la potenza di Dio è all’opera (Rm 1:16) per liberare il peccatore dalla paura della morte, paura che Satana ha inculcato nella sua mente (cfr. Eb 2:14-15). Una volta divenuto cristiano, la mia intelligenza deve essere rivolta al Regno e alla giustizia di Dio (Mt 6:33), il mio metro di paragone diventa il N.T., la mia appartenenza è nel corpo di Cristo (la Chiesa: Col 1:24), capeggiata da Gesù (Col 1:22), che ne è l’unico Salvatore (Ef 5:23). Ed è proprio il Signore che aggiunge i credenti all’insieme di altri credenti (At 2:47).

Dunque, nella chiesa del N.T. l’autorità risiede unicamente nel Signore Gesù Cristo, che la esercita mediante il N.T. stesso, redatto da autori ispirati dallo Spirito Santo. Di per sé la chiesa non ha alcuna autorità dal momento che tutta l’autorità risiede in Cristo (Mt 28:18-20). La chiesa ha il dovere di camminare seguendo la volontà di Cristo, volontà espressa nel Vangelo. Ciò porta a dire che ciò che si fa nella chiesa deve essere basato sull’autorità di Cristo (Col 3:17). La chiesa è composta di credenti liberi dal peccato e dall’autorità di altri uomini, credenti però che siano totalmente schiavi di Gesù. La chiesa deve vivere la propria esistenza spirituale lontano dal peccato. Sembra peraltro assurdo che, da parte di talune chiese, possa addirittura esistere il pensiero di proibire la lettura di una qualsivoglia pubblicazione. Chi ha paura di chi o di che cosa? Perché si ha paura? Eppure, nessuno scritto umano può sostenere il confronto con il N.T.! Non dobbiamo esaminare tutto facendo uso del Vangelo (1Ts 5:21)?

La chiesa e i solerti predicatori che vogliono mettere il naso nella vita e nelle letture dei credenti, sono in grado di citare il libro, il capitolo e il versetto della Bibbia che li autorizzino in tal senso? E se non sono in grado di farlo, la facessero finita. La libertà dei cristiani è in Cristo: non perdiamola. Anzi, esercitiamola pienamente, in carità, verità e gioia.

 

Arrigo Corazza