LA TERRA PROMESSA
10 Dicembre 2023
LEGGERE LA BIBBIA IN UN ANNO
1 Gennaio 2024
Mostra tutto

IL NATALE CATTOLICO: VERO O FALSO?

16 dicembre 2023

 

«Mentalità mi piace. È una di quelle parole nuove che si lanciano» (Marcel Proust).

«La mentalità è ciò che cambia più lentamente. Storia delle mentalità, storia della lentezza nella storia» (Jacques Le Goff).

 

* * *

 

IL CICLO NATALIZIO: LA MENTALITÀ

In questo periodo cade a proposito qualche semplice considerazione riguardo alla mentalità natalizia. Com’è noto, nel comportamento generale di ciascun individuo si notano talora fatti, discorsi e atteggiamenti “diversi” rispetto al normale andamento della vita: ciò è perfettamente plausibile. Ma che dire quando questi fatti, discorsi e atteggiamenti “diversi” restano non solo limitati a un breve periodo (da Natale all’Epifania: ecco il «ciclo natalizio») ma sono comuni a una moltitudine d’individui? Ancora: che dire quando questi fatti, discorsi e atteggiamenti sono in contraddizione con il solito ritmo di vita, con la solita ideologia, con la solita tenue fede religiosa o con il solito ben professato ateismo? In tal caso dobbiamo parlare di schemi mentali stereotipi: il Natale c’è e ne va preso atto. Anche chi non crede al ciclo natalizio è costretto a esservi immerso, perché tutta la società in cui viviamo vi è immersa. Se non rischiassimo di apparire profondamente banali (ma qualche volta ciò sortisce i suoi effetti), allora potremmo dire che la società indossa la mentalità natalizia così come si porta un vestito per soli dodici giorni all’anno (dal 25 dicembre al 6 gennaio) e poi lo si ripone, per riesumarlo l’anno successivo, sicché esso è sempre bello e perciò gradevole a indossarsi.

Occorre chiedersi: a Natale siamo tutti più “bravi” (?) o no? Se sì, allora perché non continuiamo a esserlo ANCHE alla fine del ciclo natalizio? Qual è la differenza? E perché si deve fare una differenza? Il cristiano non è tale tutti i giorni della sua vita?

 

IL CICLO NATALIZIO: CONSIDERAZIONI STORICHE

Per ciclo natalizio s’intende il periodo di dodici giorni compreso tra Natale (25 dicembre) e l’Epifania (6 gennaio).

 

A. Data della nascita di Gesù detto il Cristo.

Diversamente da quanto propugnato nei secoli passati da alcuni esperti, oggi nessuno studioso onesto e degno di tale qualifica osa negare la storicità di Gesù di Nazareth. Tuttavia, allo stato attuale della documentazione in nostro possesso, non è possibile determinare né l’anno, né il mese, né il giorno della nascita di nostro Signore. È appena il caso di ricordare che i documenti (“fonti”) più importanti ai quali bisogna attingere in tale ricerca storica sono (e rimangono, fino a prova contraria) gli scritti del N.T., dato che gli autori pagani ci hanno tramandato scarsissime e poco accurate notizie intorno a Gesù. In conclusione, occorre riconoscere che il N.T. è assai avaro di notizie cronologiche concernenti non solo Gesù (il cui anno di morte non può essere parimenti precisato), ma anche Maria sua madre (che permane costantemente nell’ombra e addirittura scompare dopo At 1:14) o gli apostoli o qualunque altro personaggio di rilievo.

 

B. Il Natale.

Il termine “natale” deriva dal latino natalis (dies) e designa il giorno della nascita. Secondo la Chiesa Cattolica è la «festa della nascita del Signore, che si celebra il 25 dicembre … Circa la data storica della nascita di Gesù una tradizione apostolica manca del tutto … L’antichità cristiana era incerta sul giorno della nascita di Cristo … Clemente Alessandrino: 20 maggio, 10 gennaio o 6 gennaio; quest’ultima data, secondo lui, era «accettata dai più» (Enciclopedia Cattolica, vol. VIII. Città del Vaticano, 1952, coll. 1667-1668). Altre date proposte: 28 marzo, 2 aprile. Esistendo dunque tale disparità di giudizi all’interno del mondo cristiano più antico (Clemente Alessandrino morì intorno al 215 d.C.) in merito al giorno di nascita di Gesù, bisogna chiedersi perché, come, dove e quando si giunse a determinare la tradizionale data del 25 dicembre. A quanto sembra, essa sarebbe stata scelta per celebrare la festa della natività di Cristo in opposizione alla festa pagana della nascita di Mitra (solis invictus), onorata nell’ambito pagano del III e IV secolo d.C. per l’appunto il 25 dicembre. Ciò si deduce in special modo dal Cronografo del 354 d.C., primo documento occidentale riferentesi al Natale. «Considerazioni di carattere astronomico-profetico scritturistico di una certa natura simbolica, e l’esistenza di una festa civile, pagana, del sole, alla data del 25 dicembre, avrebbero quindi contribuito ad assegnare la nascita di Cristo, sole e luce, appunto in questa data … L’origine prettamente romana della celebrazione liturgica del Natale è fuori dubbio; ma resta alquanto indeterminato il preciso momento in cui essa iniziò» (Enciclopedia Cattolica, vol. VIII, col. 1668), comunque, tra il III e il IV secolo d.C. È da notare, però, che in Oriente, nel IV secolo, il Natale era celebrato il 6 gennaio.

Il Natale è costellato d’importanti e diffuse manifestazioni popolari (folklore). Queste si pongono in connessione con altre feste d’inizio d’anno, sicché si spiega la costumanza di scambiarsi doni in quanto segni augurali di prosperità per l’intero anno. Babbo Natale ne è la maschera più nota, che peraltro va accomunata alla Befana (vedi appresso). In questo quadro è da collocare l’uso dell’Albero di Natale, destinato ad accogliere i doni, la cui origine rimonterebbe al XVII secolo, nell’Alsazia. Da ultimo andrà citato il presepe o presepio (dal latino praesepe, “stalla”), ossia la raffigurazione, per lo più plastica, della nascita di Gesù. Secondo la testimonianza di Bonaventura, Francesco d’Assisi (1182-1226) avrebbe per primo ricostruito la scena a Greccio (Rieti), nel 1223.

 

C. L’Epifania.

Epifania (dal greco epiphàneia) significa “manifestazione”. Nel cattolicesimo rappresenta «la festa commemorativa delle manifestazioni di Gesù Cristo» (Enciclopedia Cattolica, vol. V, col. 419). In Oriente «la prima notizia della sua celebrazione è fornita da Clemente Alessandrino (morto intorno al 215) … In Occidente la prima testimonianza occidentale della festa è del pagano Ammiano Marcellino intorno al 330 – 400 d.C.» (Enciclopedia Cattolica, vol. V, col. 419). Propagandosi la festa del Natale, nella zona occidentale l’oggetto principale dell’Epifania, specialmente nella devozione popolare, divenne l’adorazione dei Magi. In Oriente, all’opposto, permasero il battesimo e le altre manifestazioni di Cristo. A proposito dei Magi, così cari al folklore, «il loro numero … è incerto. Nelle pitture delle catacombe romane appaiono ora 2, ora 4, ora 6 (anche 12 presso i Siri e gli Armeni), ma nella maggior parte dei monumenti e dei documenti predomina il numero di 3 (nato forse da quello dei doni). I nomi popolari (Gaspare, Melchiorre, Baldassarre), con varianti, appaiono verso il secolo IX … Il titolo di re è attribuito ai Magi, sembra per la prima volta, da S. Cesario di Arles (circa 470-542 d.C.) e da alcuni apocrifi» (Enciclopedia Cattolica, vol. VII, col. 1825).

Il N.T. si riferisce ai Magi in questi semplici termini: «Ora essendo Gesù nato in Betleem di Giudea, ai giorni del re Erode, ecco alcuni Magi d’Oriente arrivarono in Gerusalemme dicendo: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo” … Essi dunque … partirono; ed ecco, la stella che avevano veduta in Oriente andava innanzi a loro finché, giunta al luogo dov’era il fanciullino, vi si fermò sopra. Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e prostratisi, lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono alcuni doni: oro, incenso e mirra. Poi essendo stati divinamente avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per altra via tornarono al loro paese» (Mt 2). All’Epifania si accompagnano diverse manifestazioni folkloristiche, tra le quali spicca quella della Befana, una benefica vecchietta che visita le case nella notte dal 5 al 6 gennaio, depositando doni per i bambini buoni e pezzi di carbone per gli altri.

 

IL CICLO NATALIZIO: CHE NE DICE LA BIBBIA?

Abbiamo già detto che i testi ispirati tacciono in merito alla data di nascita (e anche della morte) di nostro Signore. Altresì in essi non si fa menzione dell’osservanza da parte dei suoi discepoli di qualunque festa di origine cristiana; e se mai vi fu da principio una qualche connessione con rituali e costumanze giudaiche – ricordiamo che il cristianesimo non nacque d’un tratto, ma s’innestò sul tronco giudaico predisposto a tal fine da Dio –, è certo che con il passare del tempo i cristiani dell’epoca neotestamentaria (pressappoco dal 30 al 100 d.C.) rifiutarono totalmente sia le tradizioni care ai Giudei, sia la creazione di nuove festività.

Scrivendo ai cristiani di Colosse, l’apostolo Paolo quanto segue: «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o a rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo. Nessuno a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto degli angeli affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di vanità dalla sua mente carnale, e non attenendosi al Capo, dal quale tutto il corpo ben fornito e congiunto insieme per via delle giunture e articolazioni, prende l’accrescimento che viene da Dio. Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre precetti quali: Non toccare, non assaggiare, non maneggiare (cose destinate a perire con l’uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? Quelle cose hanno, è vero, reputazione di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà, e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore e servono solo a soddisfare la carne» (Col 2:16-23).

 

IL CICLO NATALIZIO NON SERVE AI CRISTIANI CHE SEGUONO UNICAMENTE LA BIBBIA E PER I QUALI OGNI GIORNO È NATALE

I cristiani ricordano la nascita, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù ogni giorno. Il comportamento del cristiano nella società che onora rituali di cui non si parla nella Bibbia deve essere assai attento per evitare di cadere nella simulazione. Perciò, a quale scopo gli auguri, la Befana, il Babbo Natale, l’albero e i doni? Ciò detto, ciascuno è responsabile di fronte a Dio del proprio comportamento.

Il ciclo natalizio trae la sua origine dalle tradizioni dell’uomo e perciò chi lo celebra lo fa secondo il comandamento degli uomini e non secondo il comandamento di Dio.

 

CONCLUSIONE

Prima di chiudere occorre ricordare che del ciclo natalizio, come peraltro di tutte le altre feste osservate nel cattolicesimo, non sussiste traccia nella Bibbia, trattandosi di tradizioni che traggono origine dalla volontà umana. In quanto discepoli di Cristo, i cristiani non devono festeggiare tali riti, né possono solo opporsi blandamente; viceversa, è loro compito contrastare ogni parvenza di elemento umano in religione per non sentirsi dire: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuor loro è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini» (Mt 15:18).

 

Arrigo Corazza