IL VATICANO
13 Ottobre 2022IL BATTESIMO: PRIMA, DURANTE E DOPO
17 Ottobre 202214 ottobre 2022
«Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati» (Col 1:13-14).
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Ci sono molti che credono tuttora che il regno di Cristo debba ancora venire. Tutta la lunga argomentazione che segue, francamente difficile nei suoi meandri, tende a dimostrare il contrario, e cioè che il regno di Cristo era già presente nel momento in cui Paolo scriveva Col 1:13-14. Basterebbe citare solo questo versetto paolino per chiudere la questione. Ma evidentemente non basta.
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INTRODUZIONE
Gesù predicava il Vangelo del regno (Mt 4:23). Questo regno era vicino (Mt 3:2; Lc 10:9). Come vedremo oltre, esso è iniziato nel giorno di Pentecoste del 30 o 33 d.C., durante il principato di Tiberio (At 2). Senza regno, né il Vangelo né la Chiesa avrebbero trovato ragione d’esistere. Ma il regno è la Chiesa di Cristo. Pertanto, «ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo così a Dio un culto accettevole, con riverenza e timore» (Eb 12:28).
CHE COS’È UN REGNO?
Per regno s’intende l’ambito su cui il re esercita il proprio dominio. In un vero regno il re è dunque sovrano e i cittadini che ne fanno parte debbono riconoscere tale autorità. La legge del re è la legge del regno, sicché i sudditi debbono accettarla. Non c’è re senza regno, né ci può essere un regno senza re. In conclusione, un regno consiste di re, autorità, legge, sudditi.
GESÙ HA UN REGNO?
Il N.T. parla del regno di Cristo e di Dio (Ef 5:5). Giovanni ci dice di trovarsi a Patmos e si definisce «fratello e partecipe con voi della tribolazione, del regno e della costanza in Gesù» (Ap 1:9). Paolo scrive ai Colossesi che «Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio» (Col 1:13). Nell’Apocalisse (19:16), Gesù è definito «Re dei Re, Signore dei Signori».
Nel N.T. Cristo è chiamato Re del suo regno. Cristo sta regnando (1Cor 15:23-27), essendo dotato del massimo potere: «ogni autorità m’è stata data in cielo e sulla terra» (Mt 28:18). Inoltre, si ricordi quanto affermato da Paolo in Ef 1:19-23 e nel bellissimo brano di Fil 2:8-11. Ambedue sono passi di straordinaria importanza a proposito della regalità di Cristo. Naturalmente, un regno non consiste soltanto in re, sovranità e sudditi, ma anche e soprattutto nella legge. V’è una legge che governa il regno del Cristo? Certamente sì! Eppure, molti non sembrano pensarla così, coltivando l’errata idea che, siccome noi non siamo più soggetti alla legge mosaica, non v’è più alcuna legge che ci governi. All’opposto, il N.T. parla della legge dello Spirito (Rm 8:2), della legge della libertà (Gc 1:25), della legge reale (Gc 2:8), della legge di Cristo (Gal 6:2; 1Cor 9:21).
LA NATURA DEL REGNO DI CRISTO
Il N.T. insegna che il regno di Cristo non è sicuramente:
- di questo mondo (Gv 18:36): ciò significa che non ha carattere politico o materiale;
- bevanda e vivanda (Rm 14:17, «ma giustizia, pace e allegrezza nello Spirito Santo»): ciò significa che non ha connotati sociali;
- una realtà (o cosa) materiale. Infatti, Gesù disse: «il regno di Dio non viene in maniera da attirare gli sguardi; né si dirà: “Eccolo qui, o eccolo là, perché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi”» (Lc 17:20,21).
Visti questi punti ne consegue che il regno del Signore deve essere un’istituzione spirituale. Non è qualcosa di cui si fa parte automaticamente per nascita, ma piuttosto è l’ambito a cui si può appartenere per nascita spirituale, dall’alto, che è il prodotto della libera volontà di un individuo (Gv 3).
Il regno di Cristo e la Chiesa di Cristo sono la stessa cosa, dal momento che i due termini (“chiesa” e “regno”) vengono usati indifferentemente: si veda, ad esempio, Col 1. Al v. 13 si fa menzione del regno; al v. 18 si fa menzione della Chiesa. Entrambi si riferiscono allo stesso popolo, che è il popolo di Dio, costituito dai cristiani. Ancora, in Mt 16 il Signore Gesù usa in modo interscambiabile i due termini (“chiesa” e “regno”): al v. 11, egli parla della Chiesa; al v. 19 del regno. Ancora, occorre ricordare Eb 12:13, dove si dice che noi siamo venuti alla Chiesa, mentre al v. 28 si dice che abbiamo ricevuto un regno inamovibile. Ancora, non dimentichiamo Ap 1:5, ove Giovanni dice che Gesù «ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, e ci ha fatti essere un regno e sacerdoti all’Iddio suo». Non è forse vero che i cristiani, secondo At 20:28, costituiscono la Chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue? Da ultimo, si noti che il battesimo serve ad introdurre il cristiano sia nella Chiesa, sia nel regno (cfr. 1Cor 12:13; Gv 3:3-5).
IL REGNO DI CRISTO È STATO STABILITO?
Sebbene la Bibbia insegni chiaramente il contrario, taluni affermano che il regno di Cristo deve ancora venire. Se davvero fosse così, allora come può spiegarsi il fatto che Gesù è definito Re (vedi sopra), che ha un regno (vedi sopra), che Dio gli ha concesso tutta l’autorità di un re, che sta regnando e regnerà finché tutti i suoi nemici saranno messi sotto i suoi piedi, l’ultimo dei quali sarà la morte (1Cor 15:25-2)? L’apostolo Giovanni affermò di trovarsi nel regno (cfr. Ap 1:9). Com’era possibile, se il regno doveva ancora venire? Paolo disse ai Colossesi che Dio li aveva trasportati nel regno del suo amato Figliolo (1:13). Se il regno non esiste ancora su questa terra, perché mai Paolo dice il contrario? Ha dunque Paolo ingannato i Colossesi e tutti i lettori del N.T.? In Gv 3:3-5, il Signore sostiene che per entrare nel regno di Dio occorre nascere di nuovo. Orbene, se il regno è futuro, allora anche la nuova nascita deve essere futura. Ma, se così fosse, il battesimo quale scopo aveva? Forse quello di lavare le sozzure della carne, come un qualsiasi bagno? No (1Pt 3:21). Abbiamo già ricordato che quanti sono stati liberati dai peccati mediante il sangue di Cristo, costituiscono un regno e un sacerdozio (Ap 1:5-6). Ne consegue che se il regno non esiste oggi, i cristiani non sono stati liberati dai peccati mediante il sangue del Signore. Ma chi si sentirebbe in grado di affermare ciò? Infine, non va dimenticato che quando Gesù istituì la Cena del Signore, egli disse ai discepoli che non avrebbe più né mangiato il pane né bevuto il vino finché non fosse venuto il regno di Dio (Lc 22:14).
Se dunque il regno di Cristo non esiste, ma deve ancora venire, perché mai partecipiamo alla comunione del pane e del vino, come diceva e faceva Paolo (1Cor 10:16ss; 11:23ss; At 20:7) e come tuttora fanno i cristiani? Quale diritto abbiamo di spezzare il pane e di bere il vino se il regno non esiste? Dovremmo piuttosto farlo all’avvento del regno. Allora, come mai Paolo insegnava di prendere parte alla Cena del Signore nella maniera più idonea? Era l’apostolo Paolo un mentitore? Ha forse egli ingannato milioni d’individui? No. Nessun credente può accettare una simile idea. Tutte queste evidenze storiche e scritturali ci permettono di affermare senza ombra di dubbio che il regno di Cristo era in esistenza al tempo di Paolo, di Pietro e degli Apostoli. Infatti, come vedremo subito, il regno di Cristo fu stabilito, secondo le profezie anticotestamentarie, il giorno di Pentecoste seguente la risurrezione di nostro Signore, quando anche la Chiesa ebbe origine. Infatti, il regno di Cristo e la Chiesa, come s’è dimostrato sopra, sono la medesima realtà.
QUANDO SAREBBE STATO STABILITO IL REGNO?
Nel Sal 110:1-4 ci viene detto che nostro Signore sarebbe stato re e sacerdote in pari tempo. In Eb 8:4, l’autore sacro afferma a proposito di Gesù, che «se fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote». Ciò significa, ovviamente, che non sarebbe re neppure sulla terra, in quanto, come dice il Salmo sopracitato, Gesù è re e sacerdote nello stesso momento. In Zc 6:13 abbiamo una profezia, secondo cui Gesù si sarebbe assiso sul trono, governando, ed inoltre sarebbe stato sacerdote sul suo trono. Se noi riusciamo a determinare quando Cristo iniziò a regnare alla destra di Dio, allora potremo stabilire con esattezza l’origine del suo regno quale Re dei Re e Signore dei Signori. In Eb 10:12,13 si dice ancora riguardo a Gesù: «Questi, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio, aspettando solo più che i suoi nemici siano ridotti ad essere lo sgabello dei suoi piedi».
Ricordiamo, a questo punto, che non solo Cristo regnerebbe sul suo trono, ma che sarebbe sacerdote e re allo stesso tempo, ma dovrebbe esserlo soltanto dopo aver lasciato questa terra, non potendo egli essere sacerdote su di essa (cfr. Eb 8:4). Ora, che cosa disse Pietro a Pentecoste? «Uomini fratelli, ben può liberamente dirvisi intorno al patriarca Davide, ch’egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al dì d’oggi tra noi. Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva con giuramento promesso che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, antivedendola, parlò della risurrezione di Cristo» (At 2:29-31). Più tardi, Pietro aggiunse che fu dopo la risurrezione che Cristo ascese al cielo collocandosi alla destra di Dio, dove angeli, principati e potestà gli sono sottoposti (1Pt 3:21-22). Paolo si esprime così: Dio ha dispiegato in Cristo la potente efficacia della sua forza, «quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato e autorità e potestà e signoria, e d’ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire. Ogni cosa egli gli ha posta sotto ai piedi, e l’ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di Lui, il complemento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti» (Ef 1:19-23).
Dunque, Cristo non occupò il seggio alla destra di Dio finché non ebbe offerto sé stesso per i nostri peccati, e finché non risuscitò dai morti. Egli occupò il seggio dopo aver lasciato questa terra: solo allora divenne nostro Sommo Sacerdote, poiché, come abbiamo visto, non poteva essere sacerdote su questa terra (Eb 8:4). La Sacra Scrittura afferma che Cristo sarebbe stato re e sacerdote in pari tempo. Egli è, ora, sacerdote (il N.T. è chiarissimo al riguardo: si leggano i seguenti passi di Eb: 3:1; 4:14, 6:20; 7:17; ). Il Signore divenne nostro Sommo Sacerdote dopo essere asceso al Padre e dopo aver occupato il seggio alla destra sua. Quando divenne nostro Sommo Sacerdote, Gesù divenne pure nostro Re, giacché doveva essere re e sacerdote in pari tempo, sedendo sul trono che gli compete alla destra del Padre (cfr. Zc 6:13; Sal 110:1-4). Siccome la Bibbia afferma in modo specifico che Cristo è attualmente nostro Sommo Sacerdote, ne consegue che egli è anche nostro Re, e che sta regnando. Tutto ciò significa che Gesù regna sul suo dominio, che è dunque una realtà presente.
INIZIO DEL REGNO DI NOSTRO SIGNORE
Abbiamo visto che Gesù è Re e Sacerdote ad un tempo, che regna sul suo regno. Resta a chiedersi quando il regno abbia avuto origine. Dalla profezia di Daniele si desume che Dio avrebbe stabilito il suo regno durante l’epoca degli imperatori romani. Nabucodonosor vide in sogno una grande statua avente la testa d’oro fino, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di rame, le gambe di ferro, i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla (Dn 2:1-33). Il profeta annunciò a Nabucodonosor che:
- i Babilonesi erano la testa d’oro;
- i Medo-Persiani le braccia e il petto d’argento;
- i Greci d’Alessandro il ventre e le cosce di rame;
- i Romani, infine, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla.
Fu proprio al «tempo di questi re» (ossia, degl’imperatori romani: Dn 2:44) che il Dio dei cieli avrebbe stabilito il suo regno. Perciò, sapendo che l’Impero romano venne meno nel 476 d.C., il regno del Signore dovette certo iniziare prima di quella data. Ma quando, per l’esattezza? Vediamo che cosa dicono le Scritture.
Fu durante il principato di Augusto e di Tiberio che Gesù nacque e morì. Il Signore aveva predicato che il regno dei cieli era vicino (Mt 4:17). Giovanni Battista, il precursore di Gesù, aveva predicato la medesima cosa (Mt 3:2); il Signore, scegliendo i settanta discepoli da inviare all’opera, disse loro d’annunciare la vicinanza del regno di Dio (Lc 10:9). Questo tipo di predicazione (quello di Giovanni Battista, di Gesù e dei settanta discepoli) avvenne circa duemila anni or sono. La predicazione di tutti loro («il regno dei cieli è vicino») ha trovato compimento oppure no? È possibile ritenere che il Signore fosse in errore? No. Allora, dobbiamo chiederci, ancora una volta, il significato delle sue parole: che cosa egli voleva dire affermando la prossimità del regno? La Sacra Scrittura offre la risposta più pertinente: «in verità, vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il regno di Dio venuto con potenza» (Mc 9:1). A questo punto s’impongono alcune considerazioni.
- Si tratta di un paradosso certo, ma se il regno non fosse ancora venuto dovrebbero essere ancora in vita persone che ascoltarono Gesù circa duemila anni fa …
- In secondo luogo, il regno doveva venire con potenza. Quale potenza se non quella dello Spirito Santo? Infatti, prima d’ascendere al Padre, Gesù aveva detto agli apostoli: «voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi» (At 1:8); «ecco: io mando su voi quello che il Padre mio ha promesso; quant’è a voi, rimanete in questa città (Gerusalemme), finché dall’alto siate rivestiti con potenza» (Lc 24:49). Ricapitolando, si avrebbe la seguente serie:
- il regno doveva venire con potenza;
- tale potere doveva essere dato quando lo Spirito Santo sarebbe stato distribuito;
- gli apostoli dovevano rimanere in Gerusalemme in attesa di essere rivestiti dello Spirito Santo.
E fu proprio in Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, ch’essi «furono ripieni dello Spirito Santo» (At 2:4). Ne deduciamo che, se il regno doveva venire con potenza e se tale potenza era collegata alla venuta dello Spirito Santo e se lo Spirito Santo venne con potenza durante la Pentecoste di cui parla Luca in At 2, allora il regno di Cristo ebbe origine proprio a Pentecoste, in quel giorno. In realtà, fu proprio in quel giorno che Pietro dichiarò che Dio aveva fatto Signore e Cristo quel Gesù crocifisso dai Giudei (At 2:36). Fu proprio in quel giorno che Pietro dichiarò, sotto ispirazione dello Spirito Santo, il compimento della profezia del profeta Gioele negli ultimi giorni (At 2:16-17: «e avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne»). Gli ultimi giorni sono i tempi messianici. La Pentecoste rappresenta dunque l’inizio degli ultimi giorni (cfr. At 11:15: lo Spirito era sceso su Pietro e gli altri al principio, all’inizio degli ultimi giorni).
La Pentecoste (30 d.C.?), di cui parla Luca in At 2
- fu l’inizio degli ultimi giorni;
- ebbe luogo dopo la predicazione di Giovanni, di Gesù e dei settanta discepoli (tutti costoro avevano proclamato la vicinanza del regno di Dio);
- ebbe luogo durante il principato di Tiberio Cesare. È così adempiuta la profezia di Daniele (Dn 2:44);
- ebbe luogo durante la vita di alcuni ai quali Gesù aveva detto che non avrebbero gustato la morte finché il regno di Dio non fosse venuto con potenza (cfr. Mc 9:1). È così adempiuta la promessa del Signore;
- fu l’inizio degli ultimi giorni, cioè dei giorni messianici. Essa rappresenta il compimento della profezia di Isaia, secondo cui proprio negli ultimi giorni Dio avrebbe stabilito la sua casa a Gerusalemme (Is 2:1,2). Daniele parla del regno di Dio, mentre Isaia parla della casa di Dio. Paolo si riferisce alla Chiesa come alla casa di Dio (1Tm 3:15). Pertanto, la casa di Dio, il regno di Dio e la chiesa di Dio sono la stessa cosa.
Come disse l’autore di Ebrei, noi siamo giunti alla Chiesa dei primogeniti e abbiamo ricevuto parimenti il regno (Eb 12:23,28). Ora possiamo ben capire perché, dopo Pentecoste, si faccia riferimento all’esistenza del regno o della chiesa di Dio. Infatti, in quella particolare Pentecoste del 30 d.C. Gesù iniziò il suo dominio sulla casa, chiesa, regno di Dio in qualità di Re e Sacerdote. Fu così che Dio adempì la promessa rivolta a Davide, «che sul suo trono (di Davide) avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti (Gesù)» (At 2:30). Gesù, dalla Pentecoste del 30 d.C., sta ancora regnando quale Re dei Re e Signore dei Signori sul trono di Davide.
IL REGNO INDISTRUTTIBILE
Esaminiamo di nuovo la Bibbia. Daniele così profetizzò: «E al tempo di questi re (gl’imperatori romani), l’Iddio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto, e che non passerà sotto la dominazione d’un altro popolo; quello spezzerà e annienterà tutti quei regni; ma esso sussisterà in perpetuo» (2:44). Prima della nascita di nostro Signore Gesù, l’angelo annunciò a Maria: «Tu concepirai nel seno e partorirai un figliolo e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato Figliolo dell’Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine» (Lc 1:31-32). Notiamo quanto viene affermato in questi due brani scritturali: il regno non sarà mai distrutto, sussisterà in perpetuo, non avrà mai fine. L’autore di Ebrei (12:28) parla di un regno che non può essere scosso.
Cristo, come abbiamo appreso sopra, sta regnando attualmente sul suo dominio, sul suo regno. Fino a quando? «Finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte» (1Cor 15:25,26). La morte, che è l’ultimo nemico del Signore Gesù, sarà annientata alla sua venuta, quando l’ultima persona morirà e la morte non sarà più. Cristo deve sedere alla destra del Padre, finché i suoi nemici siano sgabello dei suoi piedi (At 2:34,35). Lo stesso concetto ricorre in Eb 10:12-13: «Questi (Gesù), dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio, aspettando solo più che i suoi nemici siano ridotti ad essere lo sgabello dei suoi piedi».
Cristo regnerà finché è Sacerdote alla destra di Dio. I versetti appena citati ci fanno capire ch’egli siederà là sino alla fine dei tempi. Tanto, infatti, il suo regno durerà! Poiché il regno e la Chiesa sono la medesima cosa, notiamo ciò che il Signore afferma a proposito della Chiesa: «su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere» (Mt 16:18). Dunque, non solo le porte dell’Ades non avrebbero impedito la costruzione della Chiesa, ma non avrebbero neppure vinto la Chiesa. A Dio «sia la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen» (Ef 3:21). La Chiesa (cioè il regno di Cristo) è inamovibile, imperitura sino alla fine dei tempi, quando Gesù rimetterà la Chiesa stessa, che è il regno di Dio, nelle mani del Padre (1Cor 15:24).
Arrigo Corazza (2008)