
SECOLARIZZAZIONE O SCRISTIANIZZAZIONE? IL GIUBILEO SENZA SPERANZA
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SI FA PRESTO A DIRE “GIUBILEO 2025” (1Giovanni 3:18)! NOVE PUNTI
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Del Giubileo cattolico, creato da papa Bonifacio VIII nel 1300 (circa dodici secoli dopo la stesura finale del Nuovo Testamento), non esiste la benché minima traccia nel Nuovo Testamento stesso. Non solo non ne esiste traccia, ma non se ne adombra neppure l’idea. Se le cose stanno così, allora perché parlarne?
Semplicemente per non dimenticare mai la pericolosità dell’uomo nel cristianesimo, in specie quando si parla di salvezza delle anime nel mondo ultraterreno, salvezza che è lo scopo preciso della fede (1Pietro 1:8-9).
Chi confida nell’uomo è destinato a perire («Così parla il Signore: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio e il cui cuore si allontana dal Signore … Benedetto l’uomo che confida nel Signore, e la cui fiducia è il Signore”!», Geremia 17:5-7).
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In questo periodo si usa spesso il termine “giubilare”, soprattutto come aggettivo (“pertinente, relativo al giubileo”; ad esempio, “anno giubilare”). Esiste anche la forma verbale (“provare gioia, giubilo, esultare”), sicuramente poco diffusa nel parlare quotidiano.
A tutta prima potrebbe sembrare che entrambi i significati discendano dall’ebraico yobèl, ma non è affatto così: si tratta di due origini completamente diverse. Vediamo perché.
L’EBRAICO YOBÈL
“Giubileo” e l’aggettivo “giubilare” derivano dall’ebraico yobèl, “capro”, il cui corno era usato per convocare l’inizio di quell’anno speciale che capitava ogni cinquanta. Secondo Levitico 25, si trattava di una festività propria del popolo ebraico che ristabiliva pristine condizioni riguardanti i campi (lasciati incolti, a riposo), le terre che venivano restituite al primitivo proprietario perché cadute in mano dei ricchi, gli schiavi (che venivano liberati) e i debiti (condonati ai morosi). Insomma: una specie di rinascita, di ritorno a Dio detentore di ogni potere, anche terrestre.
IL VERBO “GIUBILARE”, DAL LATINO
Al contrario, il verbo “giubilare” e il sostantivo “giubilo” (“gioia, felicità”) sono dal latino iubilare (“grida di gioia dei contadini”). Questa idea piuttosto rustica contrastava con il più classico e urbano quiritare, dal quale proviene il nostro “gridare”.
Nel 1300 Bonifacio VIII crea il Giubileo (annus iubilaeus), che nella mentalità collettiva richiama l’idea della gioia comune tipica di quel rito comunitario: quindi, vista la somiglianza delle due parole (iubilaeus e iubilus), le due anime – quella ebraica dello yobèl e quella latina delle grida di gioia – si fusero insieme.
Da ultimo, va ricordato che, dal Settecento, “giubilare” significa anche “mettere o collocare a riposo, esonerare, licenziare”.
Arrigo Corazza