LA VERITÀ E PILATO (BIBBIA E VERITÀ)

LA BIBBIA: QUATTRO BRANI SU CUI RIFLETTERE
3 Marzo 2024
CHE COSA DIRE CIRCA IL PARLARE IN LINGUE OGGI? (formato PDF disponibile)
8 Marzo 2024
Mostra tutto

LA VERITÀ E PILATO (BIBBIA E VERITÀ)

3 marzo 2024

 

«CHE COS’È VERITÀ?» (Pilato a Gesù di Nazareth)

Nel celebre dialogo riportato in Gv 18:28-38, Ponzio Pilato, il prefetto romano della Giudea, chiedeva a Gesù il Nazareno, comparso al suo cospetto per essere giudicato, che cosa fosse “verità”. La domanda scaturiva dalla precedente affermazione di Gesù di essere stato inviato nel mondo a dare testimonianza della verità. Il quesito non è solo di Pilato: difatti, la ricerca della verità è uno dei desideri umani più comuni. Quanto al discorso religioso, il problema centrale di chi si avvicina a Dio è sapere che cosa sia e dove sia la verità. Innumerevoli sono (state) le risposte degli uomini a questi due fondamentali quesiti. Ma qual è la risposta della Sacra Scrittura?

 

LA RISPOSTA DELLA SACRA SCRITTURA

Gesù, la Parola incarnata (Gv 1:1-18), ha portato e insegnato la verità divina, santificando i credenti per mezzo della verità stessa (Gv 17:17). La Parola di Cristo costituisce sì il codice della grazia di Dio, ma anche il codice del giudizio finale (Gv 12:48), quando il presente stato di cose (il “secolo” o “età” di Mt 28:20), troverà la sua scritturale conclusione nel Figlio di Dio sommo giudice, per il quale era stato dapprincipio creato (Col 1:16; Ef 1:10; Gv 1:3; 1Cor 8:6; Rm 11:36).

Il presente stato di cose (diciamo: il “sistema” in cui siamo immersi) rappresenta l’espressione e il risultato più evidente della storia umana. Ciononostante, non possiamo certo ritenerci soddisfatti dell’andazzo creato dall’uomo nel corso dei secoli. Per chi crede in Dio e nell’atteggiamento morale ed etico che necessariamente deve conseguire da tale dichiarazione di fede, è chiaro che, dal tempo dell’Eden ad oggi, il genere umano si è lasciato andare ad ogni sorta di peccato.

Il tragico e fosco quadro che Paolo dipinge dell’umanità a lui coeva (Rm 1:18-32), sembra poca cosa rispetto a quel che si vede oggi oppure rispetto a quel che, solo per citare un esempio, il Novecento ci ha riserbato: due guerre mondiali, l’esperienza atomica, conflitti e violenze inimmaginabili sulle persone e cose, assoluta mancanza di rispetto per Dio, per tutto e tutti.

L’uomo, privo della guida divina, l’uomo non rigenerato, dà purtroppo i suoi frutti. Ed è perfettamente inutile lamentarsi oggi di quel che non va (dal razzismo alla violenza alla corruzione) senza proporsi l’arduo compito di riformare l’uomo. Le parole lasciano il tempo che trovano e vengono soppiantate dai fatti nudi e crudi. La crisi del nostro secolo dimostra che il progresso straordinario della tecnica e della scienza non equivale necessariamente al progresso sociale e civile. Infatti, oggi dov’è il rispetto per il consimile? Possiamo ben conquistare la Luna o Marte, ma si deve ancora conquistare il rispetto per noi stessi e per gli altri.

Tuttavia, non tutto è perduto. Domani è un altro giorno. Ogni giorno, è vero, porta il proprio affanno (ed è già difficile sopportare “questo giorno”: cfr. Mt 6:34), ma è altrettanto vero che radicato nella natura umana appare il desiderio di sperare che il domani sia in qualche misura diverso e migliore rispetto all’oggi. Il cristiano stima, né pazzamente né impropriamente, che la riforma dell’uomo possa e debba iniziare oggi e non domani. Ma essa deve passare, per necessità, attraverso la Parola di Dio. Il cristiano ritiene che la Parola di Dio, materiata nella Bibbia, sia oggi (come sempre, del resto) indispensabile per porre ordine nel nostro mondo trasandato, per mettere l’uomo non rigenerato spiritualmente dinnanzi alle sue responsabilità, indirizzandolo ai fini del bene e della salvezza eterna dell’anima.

 

L‘INTERVENTO DI DIO NELLA STORIA UMANA

Volutamente si è usato il verbo “materiare”, che esprime assai bene la partecipazione divina alla soluzione dei nostri problemi. È importante capire che Dio non ha lasciato l’uomo solo ad affrontare il suo destino, ma viceversa lo ha accompagnato nella storia con accadimenti reali e non certo con le favole o i miti religiosi. Difatti:

 

Israele non è un mito.

È l’espressione storica della volontà divina riguardo alla scelta e alla formazione di un popolo che fosse latore a tutti le genti di un messaggio santificante di preparazione e di speranza in vista del Messia Gesù.

 

Gesù non è un mito.

Di Gesù si è detto tutto e il contrario di tutto. Addirittura, taluni studiosi sono convinti che Gesù di Nazareth non è mai esistito. Abbandonate queste evidenti follie, si è detto altresì che Gesù è soltanto una brava persona, un semplice e fedele profeta o uomo di Dio. Secondo la Bibbia, non è affatto così: egli è il Figlio di Dio, la Parola Dio incarnata, che insegna, consola e promette, che muore sulla croce per lasciare un esempio e per gettare il seme della rigenerazione spirituale di tutti i credenti, riuniti nella sua Chiesa (“assemblea”), il nuovo popolo di Dio senza confini geografici, senza distinzioni di sesso, razza, cultura e posizione sociale.

 

La Bibbia non è un mito.

È piuttosto la Parola di Dio che guida e accompagna il popolo di Dio (dapprima Israele e poi la Chiesa). Per i credenti la Bibbia è il risultato dell’azione congiunta dello Spirito Santo e dell’uomo, è dunque opera insieme verticale ed orizzontale, divina ed umana (verticale: da Dio all’uomo; orizzontale: dall’uomo all’uomo): vi sono stati credenti che, in tempi e luoghi diversi, hanno scritto sia perché mossi dallo Spirito (2Pt 1:19-21), sia perché sinceramente interessati alla causa divina e alla conversione dei peccatori.

 

Arrigo Corazza