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LA BIBBIA: LA VERA VIA PER I GIOVANI. UNA RISPOSTA AL MONDO

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Oggi si parla tanto di mancanza di valori e di punti certi di riferimento nella morale, e ci si domanda quali fondamenti dare alle nuove generazioni. In fondo, tutti capiamo facilmente che per essere veri uomini non basta saper usare bene un computer, essere esperti in una particolare arte umana, avere una laurea o un bel fisico, guadagnare molti soldi e via di questo passo.

Purtroppo, le stesse generazioni passate e quella che sta passando non hanno avuto, evidentemente, molto da insegnare: se siamo giunti al punto in cui ci troviamo, lo si deve a chi ci ha condotto fino qui e a noi stessi, in una misura o nell’altra, nel bene e nel male. Pertanto, assieme ad alcuni aspetti positivi, crediamo si possa purtroppo parlare, come faceva l’apostolo Pietro, anche di un «vano modo di vivere tramandatovi dai padri» (1Pt 1:18). Sta di fatto, inoltre, che le cose sembrano davvero andare di male in peggio.

In che cosa credono i giovani? Quali sono le loro prevalenti aspirazioni? Su quali valori stanno fondando il loro presente e, di conseguenza, il loro futuro? Quale senso danno alla vita e quale orientamento prevale nelle loro menti e nelle loro azioni?

È bene ricordare che la Sacra Scrittura profetizzò molto precisamente circa tempi molto duri, difficili, nei quali i più elementari princìpi umani, morali e religiosi sarebbero stati calpestati e vilipesi da un’umanità ormai in preda a se stessa, alla propria concupiscenza, alla propria scelleratezza, come conseguenza dell’allontanamento dalla sorgente vitale di Dio: «Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno tempi difficili, perché gli uomini saranno amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, scellerati, senza affetto, implacabili, calunnia- tori, intemperanti, crudeli, senza amore per il bene, traditori, temerari, orgogliosi, amanti dei piaceri, invece che amanti di Dio, aventi l’apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza» (2Tim 3:1-5).

Le risposte ai quesiti posti sopra circa i valori dei giovani sono sconfortanti, a volte anche tragiche, comunque molto spesso inquietanti. E ciò accade il più delle volte (non sempre, grazie a Dio, ma nella grande maggioranza dei casi è così, purtroppo). Eppure, a ben guardare, la soluzione è davvero a portata di mano: lo è fisicamente, almeno nel senso che, all’interno delle famiglie, basterebbe cominciare ad usare con serietà quella Bibbia che spesso molti ripongono, magari impolverata, in qualche scansia o in qualche cassetto. Basterebbe comunque recarsi in qualunque libreria per acquistare una Bibbia (un tempo non era né possibile né così semplice: bisognerebbe apprezzare anche in questo senso la libertà di cui oggi si gode nel nostro Paese).

Abbiamo detto che la soluzione è a portata di mano fisicamente ma non mentalmente, purtroppo. Infatti, quasi tutti reputano la Sacra Scrittura un libro antico, non al passo coi tempi, o un relitto per professionisti della religione, o per fanatici, disadattati, insicuri, o per studiosi universitari di qualche strana facoltà … Per di più, il panorama religioso non è di certo incoraggiante: in nome della Bibbia si sono fatte e si fanno tuttora le cose più strane. Era (ed è) proprio vero quanto detto dall’apostolo Pietro ai cristiani del suo tempo (ma anche, attraverso lo scritto rimastoci, a tutti noi): «E ricordate che la pazienza del nostro Signore è in funzione della salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo [l’apostolo Paolo] vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data, e questo egli fa in tutte le sue epistole, in cui parla di queste cose. In esse vi sono alcune cose difficili da comprendere, che gli uomini ignoranti ed instabili torcono, come fanno con le altre Scritture, a loro propria perdizione. Voi dunque, carissimi, conoscendo già queste cose, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, portati via dall’errore degli empi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore e salvatore nostro Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in eterno. Amen» (2Pt 3:15-18).

L’ignoranza e le strumentalizzazioni della Bibbia non devono essere motivo per farcela disprezzare, proprio come l’acqua inquinata non è una buona ragione per non farci più desiderare quella pura: al contrario, l’acqua cattiva genera in noi un desiderio ancora maggiore di limpidezza e purezza, un genuino impulso di dissetarsi come si deve.

2Tm 3:14-17 ci parla di un giovane che, fin da piccolo, fu educato nei valori della Parola di Dio; un altro passo della stessa lettera apostolica (2Tm 1:5) ci dice che, nonostante il padre di Timoteo non fosse un credente, sua mamma e sua nonna l’avevano premurosamente allevato negli insegnamenti della Scrittura. Lo Spirito Santo, in tal modo, era stato suo compagno e sua guida da sempre e, grazie a ciò, egli aveva acquisito una tale sensibilità d’animo e una tale franchezza e coerenza di vita che Paolo poté dire di lui, lodandolo (mentre scriveva ai fratelli in Cristo di Filippi): «Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo, affinché anch’io sia incoraggiato nel conoscere le vostre condizioni, perché non ho alcuno d’animo uguale al suo e che abbia sinceramente cura delle vostre cose» (Fil 2:19-20). Ancora oggi, una famiglia nella quale si conosca la Parola di Dio e, un giorno dopo l’altro, ci si faccia forgiare dal suo Spirito, non potrà che essere una famiglia unita nell’amore, nella fedeltà, nel rispetto, nella compassione, nell’aiuto reciproco; una comunità d’amore che non solo realizza un proprio benessere morale e interiore terreno, ma che diviene anche, automaticamente, una cellula sana della società e, soprattutto, una realtà in cammino verso la felicità celeste.

Va inoltre considerato che un giovane il quale sia messo in grado di gustare – ben prima delle playstations, prima dei videogames o di internet, prima delle ambizioni terrene e d’ogni altra diavoleria di questo mondo lontano dal Signore – il puro nettare dell’amore e della volontà di Dio, non sarà mai disorientato, né perverso, né infiacchito, né alla ricerca di emozioni stravaganti o addirittura dannose o crudeli. Piuttosto, sarà un «uomo di Dio», un amico del Cielo, mai solo, mai sazio di Bene e mai succubo del Male. Da lui, come diceva Gesù, «sgorgheranno fiumi d’acqua viva» (Gv 7:38). Perché, allora, non provare a ripensare le nostre famiglie, nella misura in cui ne abbiamo bisogno? (Anche perché non si dà nessuna Chiesa sana senza famiglie sane che ne facciano da spina dorsale). Perché non provare ad avvicinarsi concretamente a Dio per mezzo della sua Parola?

Riflettiamo bene sui questi due brani biblici, che ci sembrano appropriati: «Beato chiunque teme l’Eterno Dio e cammina nelle sue vie … Tua moglie sarà come una vite fruttifera nell’intimità della tua casa, i tuoi figli come piante d’olivo intorno alla tua mensa. Ecco, così sarà benedetto l’uomo che teme l’Eterno!» (Sal 128:3-4); «Come può un giovane rendere la sua via pura? Custodendola con la tua Parola! … Ho maggior intelligenza dei vecchi, perché osservo i tuoi comandamenti, o Dio» (Sal 119:100).

Un genuino attaccamento alla Parola del Signore da parte dei suoi discepoli e delle loro famiglie non potrà che contribuire al commovente proposito che l’apostolo Paolo esprimeva alla comunità di Corinto e, indirettamente, a tutte le comunità di cristiani d’ogni tempo e luogo: «Io sono infatti geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a uno sposo, per presentarvi a Cristo come una casta vergine» (2Cor 11:2). Subito dopo, Paolo esprimeva però anche un timore: «Ma io temo che come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così talora le vostre menti non siano corrotte e sviate dalla semplicità che si deve avere riguardo a Cristo» (2Cor 11:3). Il mondo, purtroppo, ha fatto e sta facendo di tutto per concretizzare questo timore; ma il discepolo non appartiene a questo mondo (Gv 15:19).

 

Valerio Marchi (2004)