LA PASQUA CATTOLICA: DA FESTEGGIARE O NO?

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LA PASQUA CATTOLICA: DA FESTEGGIARE O NO?

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Paolo di Tarso ai Galati

«In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, avete servito quelli che per natura non sono dèi; ma ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, di cui volete rendervi schiavi di nuovo? Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Io temo di essermi affaticato invano per voi» (4:8-11).

 

«Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me» (2:20).

 

* * *

 

Nonostante il concetto popolare («Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi»), in realtà la Pasqua è la festa più importante del mondo cattolico. Secondo il N.T., Gesù è passato dalla morte alla vita mediante la sua risurrezione, che è il cuore, il centro del messaggio evangelico e del nuovo patto stipulato nel suo sangue. La natività di Gesù, da sola, non avrebbe valore assoluto senza la risurrezione avvenuta durante una Pasqua ebraica; ciò spiega perché la risurrezione di Gesù sia il fulcro del cristianesimo. Il Signore Gesù fu ucciso probabilmente durante la Pasqua ebraica del 30 d.C., quale Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo (Giovanni 1:29).

 

LA TERMINOLOGIA

Il termine “Pasqua” è dal greco pàscha, sostantivo indeclinabile derivato dall’aramaico pascha’ (in ebraico pèsach). Pèsach significa “passare oltre”, “tralasciare”. Ricorda quindi il passaggio oltre le case degli Ebrei dello sterminatore del Signore, che colpì invece le case degli Egiziani (si tratta della decima piaga – l’uccisione dei primogeniti – raccontata in Esodo 12, dopo la quale agli Ebrei schiavi in Egitto fu consentito di lasciare il paese)

 

LA PASQUA EBRAICA

Nel mondo ebraico la Pasqua era la festa in cui si commemorava e celebrava la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. I riti essenziali erano tre: il sacrificio dell’agnello pasquale, l’uso di pane azzimo (cioè non fermentato) e l’offerta delle primizie agricole.

La festa durava sette giorni e iniziava sempre dal giorno 14 del mese di Abib / Nisan (settimo del calendario ebraico, marzo – aprile).

Insieme con la Pentecoste (festa delle Settimane) e la festa delle Capanne, la Pasqua era una delle tre solennità in cui veniva richiesto (almeno agli uomini) il pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme (Esodo 23:14-17). Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei Romani di Tito (70 d.C.), il pellegrinaggio e i sacrifici pasquali non poterono più accadere, ma il valore commemorativo non andò perduto nel mondo ebraico.

 

LA PASQUA CATTOLICA

Non abbiamo alcuna notizia storica che indichi l’osservanza della festa di Pasqua nelle chiese del I secolo d.C., governate dagli Apostoli (del resto, noi non sappiamo di alcuna festa nel I secolo d.C. propria dei cristiani). Dunque, l’origine della Pasqua cattolica resta avvolta nella più totale oscurità. Altrettanto si dica per le differenti forme di celebrazione. Fu soltanto nel IV secolo d.C. che si giunse a uniformare in Occidente le varie tradizioni in proposito.

La Pasqua cattolica non è una festività fissa, ma mobile, seguendo il calendario lunare / solare. Nel cosiddetto “Concilio di Nicea” (325 d.C.), il primo secondo la tradizione cattolica e greco ortodossa, fu fissata definitivamente la regola d’osservanza, cioè nella domenica che segue il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Ora, dato che l’equinozio di primavera si ha intorno al 21 marzo e che il ciclo lunare permane per 29 giorni, la festività della Pasqua va dal 22 marzo al 25 aprile compresi. Una volta fissata la data della Pasqua, si creano quella per la quaresima e la Pentecoste. Una tradizione antica consente di fissare la data della Pasqua il giorno 6 gennaio (“epifania”).

V’è diversità tra Cattolici e Ortodossi circa la datazione della Pasqua; e questo perché gli Ortodossi, non avendo recepito la riforma gregoriana del calendario, avvenuta nel 1582, seguono il calendario giuliano.

La Pasqua si accompagna a una ricca e nota serie di manifestazioni folkloristiche.

 

CONCLUSIONI

Come già detto, i singoli cristiani del I secolo d.C., sotto la guida apostolica, non festeggiavano alcun giorno in particolare nella loro relazione con Dio tramite Cristo. Insomma: non c’erano feste comandate quale intendiamo noi in Italia.

I SINGOLI CRISTIANI OGNI GIORNO ricordavano due fatti storici di assoluta importanza ai fini della salvezza:

  1. la natività di Gesù (la sua incarnazione);
  2. la risurrezione di Gesù dai morti, quale vittoria definitiva sul peccato e sulla morte stessa.

Richiamando all’ordine i cristiani a Corinto, Paolo li esorta a vivere l’aspetto etico della loro fede secondo la celebrazione di quella Pasqua che è Cristo, con gli azzimi della sincerità e della verità («Il vostro vanto non è una buona cosa. Non sapete che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi del vecchio lievito per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità», 1Corinzi 5:7-8).

Visto che il Signore Gesù risorse nel primo giorno della settimana, che è la domenica (dal latino: “giorno del Signore”), proprio OGNI DOMENICA LE SINGOLE CHIESE DI CRISTO, convocate da Dio nell’assemblea di Cristo (“la chiesa”), ricordavano l’incarnazione, la vita, la morte, la risurrezione, l’ascensione di Gesù di Nazareth e la sua sessione alla destra del Padre. Paolo parla della Cena del Signore quale memoriale da consumare sino al ritorno del Signore Gesù (1Corinzi 11:23ss). Quindi, non è sbagliato pensare che ogni primo giorno della settimana, ogni domenica, nell’assemblea (chiesa) locale i cristiani dell’epoca apostolica festeggiassero insieme la Pasqua, quale nuovo popolo di Dio, mediante la Cena del Signore Gesù Cristo.

Chi festeggia la Pasqua cattolica (o altro giorno particolare) lo fa sulla base della tradizione umana e non della Parola di Dio.

Se i cristiani festeggiavano la Pasqua nella Cena del Signore ogni primo giorno della settimana, allora è giusto chiedersi: perché non lo facciamo anche noi, oggi? Chi lo impedisce? Forse la tradizione millenaria creata e imposta dagli uomini? La tradizione degli uomini è più importante della Parola di Dio, della Bibbia?

 

Arrigo Corazza