
SI FA PRESTO A DIRE “GIUBILEO 2025” (1Giovanni 3:18)! NOVE PUNTI
27 Gennaio 2025
GESÙ E LA DIGOS. IL FALLIMENTO DEL CATTOLICESIMO SECONDO IL CARDINALE RAVASI
30 Gennaio 202530 gennaio 2025
SALMO 1
«Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà».
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Se c’è una cosa che ha sempre contraddistinto i cristiani di ogni tempo e luogo è l’amore per la presenza tra di loro della Parola di Dio, aria indispensabile alla vita spirituale. I primi cristiani erano perseveranti nella Parola (Atti 2:42). Ma v’è di più: essi hanno avuto costantemente il fortissimo desiderio di promuovere la diffusione della Parola del Signore ovunque, secondo l’incitamento di Gesù risorto («E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente», Matteo 28:18-20).
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«Fratelli, pregate per noi perché la Parola del Signore si spanda e sia glorificata come lo è tra di voi» (2Tessalonicesi 3:1; vedi anche Colossesi 4:3-4; 1:5-6).
In questo brano l’apostolo Paolo parla addirittura della corsa e glorificazione della Parola di Dio. Da notare che, traducendo “spanda” al posto del più corretto “corra”, la Nuova Riveduta non ha reso un buon servizio all’originale greco trècho, che invece dà una spinta assai più dinamica e urgente al concetto paolino. Paolo chiede ai fratelli in Tessalonica, che egli conosce bene avendo fondato quella chiesa, di pregare per lui affinché la Parola del Signore possa correre ed essere glorificata dovunque (come era accaduto e accadeva esattamente presso di loro). Dunque, far correre e glorificare la Parola del Signore: questa terminologia implica chiaramente l’immensa importanza e il rispetto che i cristiani le hanno sempre attribuito. Che cosa significa “glorificare” in questo versetto se non attribuire alla Parola il peso e l’onore che le spettano, attestandone l’origine divina?
Nell’orizzonte mentale del cristiano non esiste l’idea di un’esperienza religiosa in Cristo senza la Parola del Signore. Il cristiano sa che quanto più apprenderà la Parola facendola sua nel percorso esistenziale, tanto più si sentirà felice, gioioso e sicuro di applicarla in mezzo a una generazione malvagia e corrotta (Atti 2:40; Filippesi 2:15-16).
Non si dà cristianesimo senza Parola di Dio: è inutile girarci intorno.
LA PREDICA? NON PIÙ DI OTTO MINUTI!
Il 12 aprile 2024 veniamo a sapere che Bergoglio vuole che le prediche (omelie) durante la messa non durino più di otto minuti (massimo: dieci) perché poi “la gente” si stufa, non è concentrata, non apprende, non gradisce, addirittura si addormenta. Ma così facendo egli impoverisce lo straordinario patrimonio didattico della Parola di Dio che ha caratterizzato il cristianesimo fin dalle origini (vedi sotto).
Occorre chiedersi: ma quanto durano le oramai celebri esternazioni dell’attuale Papa? Più o meno di otto minuti?
Recentemente, durante l’udienza del Giubileo della comunicazione, il Papa si è rifiutato di leggere nove pagine scritte. Questo il resoconto del Corriere della Sera al riguardo: «Papa Francesco ha strappato un sorriso alla platea dell’udienza di oggi – sabato 25 gennaio 2025 – per essersi rifiutato di leggere il discorso preparato dal suo staff comunicazione: “A quest’ora, con lo stomaco che comincia a muoversi, leggerle tutte sarebbe una tortura”. Il Pontefice ha passato i fogli a un collaboratore vicino mentre le persone in sala hanno riso e fatto partire un applauso. Il plico del discorso è stato ritirato da Paolo Ruffini, prefetto della comunicazione». C’è da chiedersi se un signore di 88 anni possa leggere nove pagine in otto minuti …
In buona sostanza, noi dovremmo stare a sentire le sue parole su tutto e tutti (anche sulle suocere: 27 aprile 2022) e non dovremmo concedere più di otto minuti alla Parola di Dio durante il servizio cultuale? Ma chi è più importante: Bergoglio o la Parola di Dio? Come detto sopra, con buona pace di tutti, non si dà cristianesimo senza Parola di Dio; non si dà testimonianza evangelica senza l’amore e la conoscenza della Parola del Signore, l’unica che veramente conti nella cristianità e per la cristianità. Il resto è solo l’uomo con il suo vorticare e inabissarsi nella propria ignoranza e superbia.
Dovevamo dunque aspettare le affermazioni di un signore di 88 anni per sapere che l’omelia non deve superare gli otto minuti? Tutto questo è inaudito, inaccettabile, inammissibile, impossibile a sopportarsi per chi ama profondamente la Parola di Dio. Per favore, signor Bergoglio: abbia un po’ di pietà per chi ama la Parola di Dio: siamo feriti! Con quale autorità Lei si pronuncia in merito? Il povero Paolo di Tarso, l’apostolo Paolo, il san Paolo dei cattolici, che a Troas tirò l’insegnamento per le lunghe, avrebbe fatto davvero una brutta fine con Lei (Atti 20:9).
In materia biblica gli Italiani sono tanto ignoranti quanto i somari. Altro che otto minuti! Ce ne vorrebbero ottocento!
LA PREDICAZIONE NELLA STORIA DELLE CHIESE
La predicazione ha svolto sempre un ruolo centrale nella vita della Chiesa di Cristo, sin dal suo principio. Per secoli e secoli, i sermoni hanno costituito l’elemento essenziale non solo per la trasmissione del messaggio evangelico tra i non credenti, ma anche per l’insegnamento della dottrina (come si diceva un tempo nella nostra società) e per l’incoraggiamento di fede all’interno delle chiese.
Gesù di Nazareth è alla radice della predicazione e celeberrimo risulta il suo insegnamento, soprattutto quello parabolico accessibile a tutti coloro desiderosi di ascoltarlo. La gente udiva con piacere la predicazione del Maestro (Marco 12:37; altro che otto minuti!). Di pari passo, gli Apostoli da Lui scelti e altri cristiani predicarono il vangelo («a tempo e fuor di tempo», 2Timoteo 4:2) nell’immenso Impero romano, spesso affrontando ambienti ostili (se non palesemente persecutori).
Nei primi secoli del cristianesimo, tra i cosiddetti “Padri della Chiesa” si ebbe la massima cura nella predicazione. Giovanni (344 o 354 – 407 d.C.) fu definito “Crisostomo” (cioè “Bocca d’oro” in greco), a indicarne le capacità oratorie. Altri celebri predicatori furono Agostino d’Ippona (354-430), Ambrogio (339 o 340-407)), che si preoccuparono non solo d’insegnare la dottrina di Cristo, ma anche di difendere la fede / dottrina una volta per sempre consegnata ai santi (Giuda 1:3,20). Per varie generazioni, i loro sermoni furono trascritti e diffusi, diventando preziosi strumenti di formazione per i credenti. Ovviamente, come capita di continuo nella vita delle chiese, insieme a cose molto buone furono anche predicate evidenti deviazioni dottrinali non riscontrabili nel Nuovo Testamento (quale, ad esempio, l’esistenza del peccato originale).
Ancora, durante il Medioevo, emerge la predicazione dei monaci, Francescani e Domenicani (che in seguito, però, divennero strumenti fedeli dell’Inquisizione; ai Domenicani fu affibbiato il significativo epiteto di “cani del Signore” – Domini canes). Tutti costoro predicavano non soltanto negli edifici religiosi ma anche in mezzo al popolo.
La Riforma protestante del Cinquecento ampliò il desiderio della Parola di Dio e della sua massima divulgazione, in specie durante il culto di adorazione. Rispose la Chiesa Cattolica della Controriforma con i nuovi ordini religiosi, tra cui i Gesuiti, assai noti per la loro capacità oratoria nell’affrontare le sfide dottrinarie con i protestanti, e non solo. Non si dimentichi che l’attuale Papa del cattolicesimo romano è un gesuita.
Dalla Riforma in poi, il continuo modificarsi delle prese di posizione in ambito protestante (ad esempio, il Grande Risveglio in Europa e in America) ebbe a protagonisti eccellenti predicatori come Jonathan Edwards, George Whitefield e John Wesley. In seguito, si ricordino le figure di Charles Spurgeon, Dwight L. Moody e Billy Graham. Ora, grazie ai rinnovati mezzi di comunicazione, è possibile allargare sempre di più la predicazione del Vangelo.
Come già detto a proposito della predicazione in ambito cattolico, ribadiamo che anche nel mondo non cattolico si registrano infiltrazioni di pensieri che non corrispondono affatto al dettato biblico, le quali possono essere sicuramente intercettate e discusse grazie al confronto con la Bibbia. Occorre chiedersi: vale la pena correre l’àlea, come dice il proverbio (cioè affrontare il rischio)? Sì. A fronte di possibili errori è sempre meglio predicare e insegnare la Parola di Dio che non farlo.
CONCLUSIONE
Non bisogna umiliare la Parola di Dio mettendola alla stregua di quella umana, che, oggi, vale un secondo soltanto (il click di un mouse nello sterminato mondo del web), da consumare nel più breve tempo disponibile. Torniamo al Salmo 1 riportato all’inizio: diletto e meditazione della Parola del Signore. Occorre sostare sulla Bibbia! Altro che otto minuti!
In questo mondo piagato dal peccato l’unica àncora di salvezza superstite è la Parola di Dio, che serve a nutrire lo spirito della creatura umana in vista del giudizio finale. Non c’è comportamento evangelico senza conoscenza e apprezzamento del vangelo, che va divulgato nel migliore dei modi, come si fa del resto per ogni altro ramo dello scibile umano. Forse che vogliamo seguire docenti impreparati che ci insegnino le conoscenze adatte per muoversi nella travagliata società odierna, fatta soprattutto di tecnicismo / tecnologia? Certamente no. I predicatori della Parola di Dio devono compiere ogni sforzo possibile per essere in grado di svolgere il servizio della Parola (Atti 6:1-4) come si deve. Al riguardo, nulla deve essere lasciato al caso.
Si predica essendo sicuri e consapevoli della propria conoscenza biblica (sempre da migliorare, beninteso) e con il cuore gonfio d’orgoglio positivo per il compito che ci è stato affidato dal Signore, e non guardando al guado terribile degli otto minuti. Poi, è inutile lamentarsi dello stato spirituale della società italiana. E non sarà certo il Giubileo del 2025, il Giubileo della speranza, a ripristinare ciò che è oramai perduto da molto tempo: la vicinanza a Dio tramite Cristo. Quale speranza senza la conoscenza quotidiana del Signore tramite la Bibbia? «Ignorare le Scritture è ignorare Cristo», sentenziava Girolamo (347-420), il famoso traduttore della Vulgata latina.
Secondo il dogma cattolico sancito dal Concilio Vaticano I (1870), il Papa è infallibile quando parla ex-cathedra, vale a dire in materia di fede e morale. Ma che cosa significa questa infallibilità, sotto l’aspetto reale? Il limite degli otto minuti è “ufficiale” oppure no? Che confusione! La realtà di tutti i giorni è che il prete fa quello che vuole nella sua parrocchia, ma anche il Papa – l’unico, vero capo e monarca della Chiesa Cattolica Apostolica Romana – fa quello che vuole (piaccia o non piaccia) e nessuno può praticamente contraddirlo.
Si sa che questo Papa è talvolta incontrollabile nelle sue proclamazioni (specie durante i viaggi aerei). Ci piacerebbe sapere se la sparata degli otto minuti sia piaciuta o no a taluni studiosi illuminati del cattolicesimo romano, che, al contrario, si preoccupano di allargare la conoscenza della Bibbia nella platea cattolica – sempre più decristianizzata, secolarizzata, sfiduciata, come ci fanno sapere le statistiche sulla frequenza alla Messa e via dicendo.
Che cosa possono fare, nell’eventualità, questi insigni studiosi? Niente, se non aspettare un nuovo Papa, sperando che allunghi la predica / omelia da otto ad almeno dieci minuti. E due minuti in più sarebbero già un bel guadagno …
Arrigo Corazza