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«Ecco, vengono i giorni – dice il Signore Iddio –, che io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete di acqua, ma la fame e la sete d’udire le parole del Signore» (Am 8:11).

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«Gesù rispose alla Samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva … Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete. Anzi, l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna”» (Gv 4:10-14).

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«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete … Se alcuno ha sete, venga a me e beva!» (Gv 6:35; 7:27).

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«Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le pestino con le zampe e, rivolti contro di voi, non vi sbranino. Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova» (Mt 7:6-8).

 

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Ci vuole poco a capire che il cristianesimo è la religione della ricerca costante, della perenne necessità di avere il Signore accanto perché Cristo è l’amore e l’obiettivo della vita del cristiano,  è la vita stessa, come lo fu per Paolo (Gal 2:20; Col 3:4). Qualora noi non avvertissimo più il bisogno del Signore, dovremmo preoccuparci seriamente. Il suo è un richiamo d’amore, comunione e amicizia. Vittime di un mondo ostile a Dio, i cristiani si sentono partecipi di un nuovo Regno, che ha caratteristiche e funzioni del tutto diverse rispetto a quelle dei regni umani. Nel Regno v’è ricerca, v’è dialogo, v’è soprattutto impegno e risposta alla grazia di Dio conferita in Cristo.

Ricerca, perché aspettiamo con viva impazienza la corona della giustizia; ciò richiede da parte nostra la voglia spasmodica di vita eterna, di gloria con il Signore e con tutti i credenti beati in lui. Eb 13:13-14 parla del nostro esodo dall’accampamento per recarci a lui portando il suo obbrobrio (il cristiano si gloria della croce del suo Signore). Per quale motivo, dunque, andare a lui se non per appartenere a un Regno diverso, il Regno dei cieli, in cui si ha piena cittadinanza (Fil 3:20)? Difatti, «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13:14). In Ap 22:17 lo Spirito e la sposa invitano a “venire” al Regno, a godere di Cristo e in Cristo.

Qui v’è il dialogo che sempre accompagna il nostro essere cristiani. Dialogo significa poter parlare con Gesù e con i suoi fratelli senza problemi o complessi; significa, inoltre, essere in grado di rispondere ad altri con pienezza di verità, con franchezza e con carità (1Pt 3:15-16; Col 4:6).

Chi ascolta la Parola di Dio deve ripetere continuamente: «Vieni!». Si tratta non solo di un invito rivolto a tutti coloro che vogliono sperimentare la buona e graziosa volontà del Signore, ma anche di una lunga catena di bontà, che, facendo capo a Gesù stesso, lega tutti gli uomini volenterosi e desiderosi di appartenere alla città futura, alla splendida Gerusalemme celeste di cui parla il libro dell’Apocalisse. E Giovanni dice altresì nella sua rivelazione: «chi ha sete venga!» (22:17).

Ancora una volta, l’andare a Gesù è voglia di soddisfazione e libertà dal mondo e dal peccato, è un abbeverarsi e un attingere alla fonte suprema della vita materiale e spirituale. Che gioia! Non perdiamola.

 

Arrigo Corazza