LE RELIQUIE DI SAN TOMMASO D’AQUINO (Roccasecca, Frosinone)

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LE RELIQUIE DI SAN TOMMASO D’AQUINO (Roccasecca, Frosinone)

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Stabilire il legame tra il cielo e la terra: ecco la funzione specifica dei mediatori cattolici (Maria e i santi), persone defunte che nell’aldilà, grazie al tesoro delle buone opere compiute in vita, sostengono la causa dei viventi, ancora immersi nel mondo grande e terribile. Da un punto di vista storico-religioso, va detto che la venerazione dei santi rappresenta uno degli elementi di maggiore consistenza e continuità nella millenaria religiosità cattolica. Lo studio dell’origine e dello sviluppo di tale fenomeno implica uno sforzo colossale, vista la vastità dell’oggetto, che coinvolge molteplici aspetti, soprattutto della storia del costume e della morale (si pensi, ad esempio, alla straordinaria secolare fioritura e sviluppo dei santuari e dei pellegrinaggi, oppure al culto delle reliquie).

 

UN FENOMENO UNICO E FOLLE: IL CASO DI TOMMASO D’AQUINO (1226-1274)

Spesso si tende a dimenticare la specificità di certi fenomeni, con grave danno per la loro corretta valutazione storica. Mentre non è vero che la storia si ripete (a ben guardare, i fatti sono sempre diversi, se non altro da un punto di vista spazio-temporale), è tuttavia vero che si sono possono notare somiglianza sorprendenti tra talune realtà, anche a distanza di molto tempo tra di loro. Ora, circa la venerazione dei santi nel mondo cattolico, occorre subito dire che si tratta di un fenomeno assolutamente unico e nuovo, non essendovi alcun possibile parallelo con modelli preesistenti (quali l’assunzione di eroi pagani o d’imperatori nell’Olimpo). Ed è talmente unico e nuovo da generare situazioni sconcertanti, al limite della follia individuale e collettiva. Vogliamo citare un esempio, tra i tanti possibili, della degenerazione del culto verso i santi.

La follia, si sa, ha poco o niente a che fare con la ragione. E proprio al corpo di uno dei più insigni fautori della ragione, uno degli studiosi più dotti d’ogni tempo, Tommaso d’Aquino (1226-1274), toccò farne esperienza – quasi in una sorta di contrappasso. La follia fece scrivere uno degli episodi più grotteschi della storia, abbattendosi sui suoi resti, i resti mortali del “bue muto” (così veniva chiamato lo studioso, vista la sua gran mole e il carattere chiuso e silenzioso).

Tommaso, dei Conti d’Aquino (vedi i resti del loro castello a Roccasecca, Frosinone), è (stato) uno dei filosofi più apprezzati nel mondo.

Morto all’improvviso a Fossanova, nel Lazio, nel 1274, mentre si recava al II concilio di Lione, i monaci della locale abbazia pensarono bene di sottoporre il suo cadavere al seguente trattamento, per ricavarne il maggior numero possibile di reliquie: fecero bollire la salma onde separare accuratamente le ossa dalla carne, staccarono la testa dal busto e la misero sotto robusta scorta nella città di Priverno, temendo che essa potesse essere rubata. Nonostante il pieno appoggio del Papa, l’ordine domenicano (al quale Tommaso apparteneva) ebbe indietro i pregiati resti solo un anno dopo. L’ignobile fatto si colloca in un periodo in cui la corsa alle reliquie era diffusa (costituendo le reliquie una ricca fonte di guadagno).

Dunque, la follia applicata alla religione; dunque, la degenerazione della religione. Nel caso di Tommaso d’Aquino, com’è possibile giungere a simili livelli di errore, orrore e superstizione? La storia, che dà conto delle differenze spaziali e temporali dei fatti e delle strutture che riguardano l’uomo, ci consente di capire come si sia potuti passare dai santi del N.T. (i “cristiani”, viventi), ai santi defunti del cattolicesimo.

 

I SANTI NEL NUOVO TESTAMENTO

Essere “santo” significa essere “separato”. Cristo è l’unico Santo di Dio (Gv 6:69; Mc 1:24). Di conseguenza, tutti i suoi discepoli (i cristiani) sono santi in quanto separati dal mondo e in quanto parte del Regno di Dio. La santificazione, allora, è la vita stessa del cristiano che persegue la gloria di Dio (Eb 12:14; 1Pt 1:15-16). Paolo chiama «santi» i credenti in Cristo che si trovano a Corinto (1Cor 1:2), ad Efeso (Ef 1:1), a Filippi (Fil 1:1), a Colosse (Col 1:2).

In 1Cor 14:34 Paolo fa riferimento a «tutte le chiese dei santi». Dio non dimentica il servizio reso a tutti i santi (Eb 6:10). Ai santi è stata trasmessa, una volta per sempre, la fede (Gd 3), cioè il vangelo, la dottrina di Cristo. Nel N.T. i santi sono i cristiani, che vivono quaggiù e danno piena testimonianza della loro fede.

 

I SANTI NEL CATTOLICESIMO

Il concetto di “santità” proprio del cattolicesimo nasce durante la persecuzione delle Chiese da parte dell’Impero romano. Tale persecuzione, che si sviluppa in tempi e modi assai diversi e che termina con Costantino (313), è già adombrata nella fine del Signore e nell’Apocalisse di Giovanni. Questa persecuzione da parte dello Stato fa sì che talora i cristiani diano la propria testimonianza fino a morirne. In greco “testimone” si dice màrtys. A Gerusalemme, Stefano viene lapidato per la sua testimonianza (At 7); a Pergamo, Antipa si è mostrato «fedele testimone», “martire fedele” di Cristo al punto tale di essere ucciso (Ap 2:13).

Nelle persecuzioni romane contro i cristiani, i testimoni (martiri) di Cristo salgono all’attenzione dei credenti, che ne coltivano e la memoria e il nome, e la cui vita viene additata ad altri credenti quale modello da seguire ed imitare. I luoghi di sepoltura dei martiri, i resti mortali dei martiri sono oggetto di cura attenta da parte dei sopravvissuti. Si redigono testimonianze scritte dei processi a loro intentati e che hanno portato alla loro condanna (“atti dei martiri”). Questi verbali diventano il primo nucleo di quella che, tecnicamente, si chiama “agiografia”, genere letterario che avrà straordinaria fortuna nel Medioevo. Finita infatti la persecuzione, ai verbali dei processi dei martiri si sovrapporranno le vite dei santi stessi, opere che hanno la funzione di costituire modelli di comportamento esemplari.

Vi sono, poi, i nuovi martiri, quelli che non soffrono più la persecuzione dell’Impero, ma quella del mondo; perciò, lo lasciano per amore di Cristo: è la fuga mundi (“la fuga dal mondo”, cioè la separazione dal mondo) attuata da monaci ed eremiti. Molti tra i santi sono monaci o monache, che costituiscono un ulteriore modello per chi rimane nel secolo. Dapprima i santi sono eletti a furor di popolo (vox populi); ma i tempi cambiano e la Chiesa cattolica, che si è solidamente costituita su base gerarchica e che estende ormai la propria influenza in ogni aspetto della vita sociale, si appropria gradualmente l’opportunità di stabilire chi sia santo e perché.

Questa, a ben guardare, è un’acquisizione di potere fondamentale, che il Papa farà sua mediante la beatificazione prima e la canonizzazione poi. A questo punto è necessario accennare alla creazione dei santuari, centri di culto dedicati alla venerazione dei santi. Per la Chiesa Cattolica e per i signorotti locali è imperativo che il santuario possa vantare i resti (reliquie) di personaggi assai rilevanti: ne va della possibilità di vedere incrementati gli affari che fanno capo ai pellegrinaggi, i quali diventano una costante specialmente nell’epoca medievale. Ci si sposta da una parte all’altra dell’intera Europa, in visita ai santuari più celebri, seguendo rotte ben stabilite. Anche questo è parte dell’ordine sociale voluto dalla Chiesa Cattolica.

 

CONCLUSIONE

Abbiamo visto come si passi lentamente ma costantemente e in modo inesorabile, dall’unico modello rappresentato dal Cristo ad altri modelli, quali quelli di essere umani defunti per la causa di Cristo. In altre parole, si passa dalla ricerca della gloria di Dio in Cristo Gesù alla gloria degli uomini, dalla fede alla superstizione, dalla sana dottrina a creazioni umane. La nostra ricostruzione, legittima dal punto di vista storico, delinea purtroppo un netto distacco dai principi biblici.

 

Arrigo Corazza