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TRADUZIONI PERICOLOSE

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I cristiani predicano dappertutto il Vangelo, e solo quello. Paolo, il massimo cantore della croce, afferma che il Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1:16). I cristiani, che amano imparare solo dal Maestro Gesù, non hanno altro libro di fede all’infuori del N.T., distinguendosi a – causa di questa scelta – da tutte le denominazioni esistenti nella storia (passata, presente e certo futura) del cristianesimo. Ai cristiani spetta, di conseguenza, la missione di insegnare, a chi ignora Dio, di aprire il N.T. per leggervi la volontà divina (solo il N.T. è la legge cui il cristiano obbedisce, essendo l’A.T. destinato unicamente agli Ebrei).

 

LA BIBBIA È ISPIRATA

I cristiani dicono, giustamente, che per conoscere la via che conduce alla salvezza è necessario leggere, intendere e mettere in pratica quanto è scritto nel N.T., in quanto esso è Parola di Dio indefettibile, inalterabile ed eterna (1Pietro 1:23‑25: la Parola di Dio è il seme incorruttibile che genera i credenti). Insieme con l’A.T., N.T. costituisce la Bibbia, il libro per eccellenza (il greco biblia è un sostantivo neutro plurale e significa «libri», senso trapassato nel latino – singolare femminile – biblia, donde il nostro Bibbia). Nella realtà, la Bibbia è una piccola biblioteca composta di 66 opere. Dalla Genesi all’Apocalisse è Dio che parla, attraverso la mediazione di autori mossi dallo Spirito Santo: «Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, ap­pieno fornito per ogni opera buona» (2Tm 3:16‑17). In questo brano principe per la dottrina sia della ispirazione biblica, sia della unicità e completezza della Scrittura, lo scrittore sacro (Paolo) dichiara che essa è theòpneustos, letteralmente “soffiata da Dio”. Appunto per ciò noi la diciamo “ispirata”, anche se l’idea non è tanto quella di Dio che immette o insuffla la Parola negli autori sacri, quanto piuttosto quella di Dio che proferisce o emette il suo Verbo. Non per nulla Gesù è definito Lògos (“Parola, Verbo”) all’inizio del vangelo di Giovanni: Gesù è la rivelazione di Dio, è via, verità e vita; Gesù è Dio, la Parola fatta carne e dimorante tra gli uomini (Gv 1:1,14). Egli è stato mandato dal Padre per salvare le anime (Gv 5:36‑37).

 

DA DIO ALL’UOMO

La volontà di Dio giunge all’uomo mediante Cristo, l’unico mediatore (1Tm 2:5). Da quando il N.T. è stato completato, intorno al 100 d.C., è possibile porsi in contatto pieno con Dio, il quale insegna cosa si deve fare per ottenere la salvezza. Dunque: come duemila anni or sono, anche oggi si può (si deve) conoscere il pensiero divino. Basta aprire la Bibbia e leggere.

Quando il cristiano esorta altri a studiare e a praticare quanto è scritto nella Bibbia, allora cominciano i problemi, giacché essa è un libro sconosciuto alla quasi totalità degli Italiani. Con molto amore, pazienza e rispetto (cfr. 1Pt 3:16), bisogna dipanare la matassa: il dovere del cristiano è sempre quello di predicare, informare con ogni onestà e accuratezza quanti chiedono ragione della fede che è in lui. Vediamo un paio di concetti essenziali.

  • Il primo concetto è che la Bibbia non è un libro «confessionale»: non c’è una Bibbia di questa o di quella Chiesa (ad esempio, la Bibbia “protestante” e la Bibbia “cattolica”). C’è la Bibbia e basta.
  • Il secondo concetto è che oggigiorno è possibile consultare il testo ebraico‑aramaico anticotestamentario e quello greco neotestamentario senza alcun problema. Infatti, gli studiosi della critica testuale sono riusciti, con l’ausilio di accurati metodi scientifici, a ricostruire il testo originale in quelle che sono chiamate le “edizioni critiche”. In esse le eventuali varianti tra manoscritti sono riportate e permettono al credente, anche nei pochi casi dubbi, di operare scelte precise. Per l’Antico Testamento ricorderemo l’edizione Biblia Hebraica Stuttgartensia. Per il Nuovo Testamento sono da menzionare il Nestle-Aland (XXVIII edizione) e The Greek New Testament (IV edizione), che presentano il medesimo testo; varia l’apparato critico. Utile strumento è altresì il libro di Bruce Metzger, A Textual Commentary on the Greek New Testament, giustificante le scelte compiute dal comitato scientifico che ha prodotto The Greek New Testament. Esistono poi validi manuali del testo e della critica del testo biblico (circa l’A.T.: il Wurthwein ed il Weingreen; circa il N.T.: il Metzger, il Greenlee e l’Aland). Quindi, chi conosce le lingue originali può studiare la Bibbia senza diaframmi. È solo dinanzi a Dio.

 

NECESSITÀ DELLE TRADUZIONI

Sappiamo che pochi sono coloro in grado di leggere direttamente e con competenza la Bibbia nelle lingue originali. Tutti gli altri abbisognano di una traduzione. Ricorderemo, per inciso, che la Bibbia è il libro più tradotto (si parla di oltre duemila linguaggi nei quali essa è stata portata. Ciononostante, non sembra che a tale diffusione faccia seguito nella massa l’attuazione pratica dei comandamenti di Dio).

Giunti a questo punto, qualcuno, che non ha la minima esperienza, potrebbe chiedere: «Quale traduzione dovrò consultare? O quale preferire?». La risposta più semplice, ma solo in teoria, è di affidarsi a una traduzione accurata e onesta. Tuttavia, la pratica insegna che non tutte le traduzioni italiane della Bibbia sono accurate e oneste ad un tempo. È impellente dire che la traduzione non deve recare in calce nessun commento. La Chiesa Cattolica insegna esattamente il contrario ed esige per le sue versioni la presenza di note esplicative di brani particolarmente portanti per la sua teologia e magistero. È interessante notare che laddove nel N.T. si parla dei “fratelli” di Gesù, nelle traduzioni cattoliche (che, ultimamente, non traducono più “cugini”) ricorre sempre – implacabile – la nota che ricorda trattarsi di parenti e non certo di fratelli carnali. Sono accettabili, invece, i rimandi ad altri versetti biblici (le cosiddette “referenze”; anche in questo caso è necessaria ad ogni modo una certa cautela) oppure quelle brevi note inerenti a varianti dell’originale, delle quali il traduttore non ha tenuto conto ma che ha il dovere di segnalare.

Torniamo al concetto di traduzione (o versione; qui non faremo alcuna distinzione). Tradurre è compito difficile. In proposito una buona opera d’approccio è quella scritta qualche decennio fa da un linguista acuto ed attento qual è G. Mounin, Teoria e storia della traduzione, trad. ital., Einaudi, Torino 1965. Con Cicerone (De optimo genere oratorum, V, 14), per duemila anni i traduttori si sono posti il grave dilemma teorico: fedeltà alla lettera, alle parole del testo (traduzione “letterale”) oppure fedeltà al pensiero contenuto nel contesto (traduzione “libera”)? Anche nelle traduzioni bibliche si passa da esempi di stretta letteralità ad altri di parafrasi. Come si vede, non è semplice rispondere neppure in sede teorica; tuttavia, diremo grosso modo che, trattandosi della Parola di Dio (però il discorso varrebbe comunque), è più conveniente inclinare per una resa fedele alle parole del testo (ma sempre cum grano salis). Le traduzioni libere, talvolta vere e proprie parafrasi, possono essere molto pericolose. Prima di chiudere, vediamo due esempi di traduzioni da rigettare.

 

LA TRADUZIONE BIBLICA DEI TESTIMONI DI GEOVA

È difficile avere tra le mani una traduzione biblica peggiore di quella diffusa ovunque dai Testimoni di Geova: «Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture». Solo per iniziare, si pensi che dalla Torre di Guardia (la società statunitense che controlla i Testimoni di Geova) non è mai stata resa nota l’identità dei traduttori (il che non è una buona prassi, dal momento che ogni traduzione deve recare il nome del traduttore, sia per verificarne la capacità a svolgere un compito così delicato sia per questioni di responsabilità). La versione è da respingere, perché manipolata, fasulla e tendente a sostenere le dottrine della Torre di Guardia. Sul mercato librario ne esistono confutazioni ben precise.

 

«PAROLA DEL SIGNORE»

Nel 1976 fu pubblicato il volume: «Parola del Signore: il Nuovo Testamento. Traduzione interconfessionale dal testo greco in lingua corrente», a cura della LDC, Leumann (Torino) e della Alleanza Biblica Universale, Via dell’Umiltà 33, Roma». In seguito venne presentata anche la versione dell’A.T. Al presente, di tale traduzione biblica sono state vendute milioni di copie. Si tratta di un’opera nata dalla collaborazione tra cattolici e protestanti riuniti in un gruppo di lavoro comprendente quattro traduttori (due cattolici e due valdesi) nonché un coordinatore, un consulente della Alleanza Biblica Universale e un revisore rappresentante della LDC. Il gruppo si è avvalso del contributo di “consulenti esperti”, tra cui C. M. Martini, S. Cipriani, Fausto Salvoni …

Leggendo Matteo 16:18 si rimane sorpresi ed avviliti per ciò che cattolici e protestanti, insieme, sono stati capaci di fare (i cattolici, da soli, non avevano mai osato tanto): si è tradotto in modo ingannevole e assolutamente fantasioso quel brano, che nell’originale, senza alcuna variante o qualsivoglia dubbio, recita tutt’altra cosa. Essi infatti hanno così tradotto: «Ed io ti assicuro che tu sei Pietro e su di te [sic!], come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa. Nemmeno la potenza della morte potrà distruggerla». E pensare che, da secoli, scolpita, incisa, stampata, recitata ed osannata, l’altra versione diceva: «Tu sei Pietro e su questa pietra …». È sufficiente questa resa (volutamente distorta, sì da servire agli scopi cattolici) per rendere inutilizzabile tale traduzione che, tra l’altro, non è neppure ben fatta complessivamente parlando. Essa è tanto pericolosa quanto quella dei Testimoni di Geova.

 

NOTA FINALE

Abbiamo voluto dare solo qualche avvertimento in merito alle traduzioni bibliche. Parlare di traduzioni bibliche comporta una serie di problemi notevole, assai più di quel che possiamo immaginare. Ciononostante, bisogna sforzarsi di conoscere, grazie all’aiuto degli specialisti, quali siano le versioni corrotte dai pregiudizi dottrinali. Ci si può informare adeguatamente. Nel cristianesimo occorre stare sempre in guardia.

 

 Arrigo Corazza